Focus On: Libia
Luci e ombre di una transizione istituzionale...
Si sono svolte in Libia le prime elezioni libere degli ultimi 60 anni. L’elevata affluenza al voto (65% degli aventi diritto) è un segnale di grandi aspettative e partecipazione per l’elezione dei 200 membri del General National Congress (GNC), primo passo nel processo di transizione in corso. In seguito alle elezioni sarà sciolto il Consiglio Nazionale Transitorio (CNT), che ha guidato il paese dall’inizio della guerra civile. Il GNC avrà il compito di nominare entro 30 giorni un nuovo governo ad interim.
I risultati finali hanno segnato la vittoria della coalizione liberale, la National Forces Alliance (NFA). La coalizione, guidata dell’ex primo ministro ad interim Jibril, controlla 39 degli 80 seggi riservati ai partiti, rispetto ai 17 assegnati ai Fratelli Mussulmani. La debole performance dei partiti islamici risulta in controtendenza rispetto ai risultati elettorali degli altri paesi della primavera araba, Tunisia ed Egitto. Jibril ha già annunciato l’apertura al dialogo tra le forze politiche e alla composizione di un governo di unità nazionale. Gli equilibri complessivi dell'Assemblea sono tuttavia ancora incerti e dipenderanno dall’orientamento dei 120 canditati indipendenti, rispetto agli 80 seggi assegnati ai partiti politici.
Le istanze federaliste rappresentano un’incognita nel processo di transizione. Dalla caduta del precedente regime, attivisti della regione orientale della Cirenaica hanno rivendicato una maggiore autonomia amministrativa e giudiziaria. Le proteste si sono intensificate in seguito all’annuncio del CNT sulle modalità di ripartizione dei seggi nel GNC. I seggi saranno infatti assegnati, privilegiando la più popolosa Tripolitania (100 seggi) a scapito della Cirenaica, più ricca di risorse petrolifere (60), e della regione meridionale di Fezzan (40).
Sarà necessario un nuovo round elettorale per nominare i 60 membri della commissione incaricata di redigere il nuovo testo costituzionale: nel tentativo di contenere le tensioni regionali, il CNT ha infatti annunciato che la neo-eletta assemblea non sarà più responsabile direttamente della nomina della commissione, senza tuttavia chiarire le tempistiche delle nuove votazioni e della stesura della costituzione. La conclusione del processo di transizione è prevista nel 2013 con le elezioni parlamentari e presidenziali.
…e di un’economia che torna a crescere
Dopo il crollo dell’attività economica nel corso della guerra civile, nel 2012 il PIL della Libia torna a crescere, grazie alla ripresa del settore petrolifero e alla spesa pubblica, destinata in ampia parte al sostegno della domanda interna con impatto positivo sui settori non-oil. Il governo per il 2012 destinerà infatti alle spese correnti (es. mantenimento dei sussidi alimentari ed energetici, salari pubblici) circa 21 miliardi di euro rispetto ai 12 miliardi destinati ai progetti di ricostruzione, su un budget totale di 44 miliardi.
Nel medio-termine le priorità riguardano il potenziamento delle infrastrutture, lo sviluppo del settore finanziario e la riduzione della dipendenza dall’oil&gas. La presenza di un governo di transizione ritarda sia l’approvazione e l’implementazione di politiche economiche e di riforme, sia l’avvio dei necessari progetti infrastrutturali.
Il settore petrolifero ha recuperato rapidamente e secondo le autorità locali tornerà ai livelli pre-crisi entro la fine del 2012. Si stima che la produzione complessiva di idrocarburi raggiunga nel 2012 1,66 milioni b/g e le esportazioni 1,44 milioni b/g. Le International Oil Company hanno riavviato le attività, principalmente off-shore, tuttavia l’avvio di nuovi investimenti sarà condizionato in particolare dall’effettivo miglioramento del livello di sicurezza. Gli investimenti nel medio-lungo termine delle compagnie petrolifere locali sono invece rallentati, in termini di budget e di capacity, dalla presenza di autorità provvisorie.
Business as usual?
Prosegue la graduale rimozione delle sanzioni internazionali; sono tuttavia ancora in vigore alcune restrizioni, in particolare in ambito europeo, nei confronti di individui ed entità libiche. A giugno il CNT ha inoltre modificato la normativa locale che disponeva misure patrimoniali restrittive nei confronti di persone fisiche e giuridiche associate al precedente regime, per ridurre l’impatto potenzialmente negativo sull’economia locale e sui rapporti commerciali con le imprese straniere.
Nonostante le elezioni si siano svolte complessivamente in modo regolare e in assenza di gravi incidenti, il permanere di tensioni regionali e tribali alimenta scontri e mantiene il livello di sicurezza instabile. Episodi di violenza hanno interessato anche istituzioni locali (es. uffici governativi), infrastrutture chiave (es. temporanea occupazione dell’aeroporto di Tripoli) e obiettivi stranieri (es. missioni diplomatiche e della Croce Rossa), oltre a caratterizzare le aree meridionali del paese dove gli scontri tra le milizie proseguono da febbraio.
Settori strategici come quello degli idrocarburi non sono immuni da tali fragilità a livello di sicurezza. Alla vigilia delle elezioni gruppi armati hanno manifestato contro le modalità di composizione dell’assemblea costituente, portando alla temporanea riduzione della produzione di 300.000 b/g e alla sospensione dell’attività di 3 terminal (capacita complessiva in termini di export pari a 690.000 b/g); proteste focalizzate su temi di natura socio-economica e sulla richiesta di maggiore trasparenza dei proventi dell’oil&gas, hanno ostacolato per alcune settimane l’accesso alla sede della società petrolifera AGOCO e comportato una riduzione della produzione petrolifera di 30.000 b/g.
Scontri e rivalità tra milizie e gruppi etnici continueranno anche in seguito alle elezioni, in attesa di un rafforzamento delle forze di sicurezza nazionali. Le funzioni di ordine pubblico sono infatti attualmente gestite a livello locale/regionale da parte di gruppi e milizie non interamente sotto il controllo delle autorità centrali. Il clima d’incertezza è inoltre legato all’assenza di un sistema giudiziario pienamente legittimato. Il tema della sicurezza dipende anche dall’ampia diffusione di armi tra la popolazione e dall’implementazione di politiche di disarmo e di reintegro delle milizie nella società civile. Le autorità locali hanno tuttavia mostrato una crescente capacità di mediare le dispute locali.