Focus ON - Economia circolare: motore di competitività e resilienza industriale
L’economia circolare rappresenta una delle leve più promettenti per rafforzare la competitività del sistema produttivo e apre la strada a nuovi ecosistemi di collaborazione tra imprese, territori e centri di ricerca.
Si tratta di un modello che supera quello lineare del “prendere, produrre, smaltire” e propone un modo diverso di creare valore, in cui le risorse non si esauriscono ma si rigenerano, e ogni fase del ciclo di vita, dalla progettazione all’uso, dal riuso al riciclo, diventa parte di un sistema continuo capace di coniugare crescita e sostenibilità. Tale approccio consente di ridurre sprechi e dipendenze da materie prime estere, limitando i rischi legati alla volatilità dei mercati globali e promuovendo al tempo stesso innovazione, efficienza e autonomia industriale.
In Italia numerose filiere strategiche, dall’alimentare al tessile, dall’edilizia alla chimica, stanno già affrontando questa transizione, sperimentando soluzioni che uniscono tradizione manifatturiera e innovazione. Le tecnologie digitali, insieme a strumenti come intelligenza artificiale, IoT e blockchain, agiscono da veri acceleratori del cambiamento, rendendo possibile la tracciabilità, l’ottimizzazione dei processi e la valorizzazione dei dati lungo l’intera catena del valore.
L’Italia nella transizione circolare: numeri e opportunità
Il Rapporto sull’Economia Circolare 2025 presenta per la prima volta una classifica delle performance di circolarità dei 27 Paesi UE, basata sulla base delle cinque dimensioni del EU Circular Economy Monitoring Framework della Commissione Europea. L’Italia occupa la seconda posizione con un punteggio di 65,2 su 100, proceduta solo dai Paesi Bassi. Il risultato riflette la solidità del sistema italiano in ambiti come produzione e consumo, gestione dei rifiuti e materie prime seconde, mentre i margini di crescita si riscontrano su competitività, innovazione e resilienza ambientale.

Permangono margini di miglioramento, legati soprattutto alla dipendenza dalle importazioni che resta significativa: circa la metà dei materiali utilizzati in Italia proviene da importazioni, il cui costo, tra il 2019 e il 2024, è aumentato del 34%, raggiungendo circa €570 miliardi di euro, nonostante la riduzione dei volumi acquistati. Il Rapporto sull’Economia Circolare in Italia 20251 evidenzia come una piena transizione verso modelli più circolari potrebbe ridurre il consumo di materiali e tagliare la dipendenza dall’estero di circa 40 milioni di tonnellate entro il 2030, generando risparmi per €82,5 miliardi.
Economia circolare e imprese: vantaggi, sfide e prospettive di crescita
L’adozione di un approccio circolare genera, quindi, benefici non solo operativi ma anche finanziari: catene di fornitura più corte e basate sul riuso contribuiscono, infatti, a rafforzare la solidità industriale e a mitigare i rischi legati alla volatilità dei mercati globali. Le imprese circolari generano più cassa, dipendono meno dal debito e presentano una minore probabilità di default rispetto a quelle tradizionali. Allo stesso tempo, le imprese che investono in tecnologie sostenibili non solo riducono le emissioni, ma registrano anche performance migliori in termini di impatto su produzione, fatturato, occupazione ed export (Fig. 2). Nel 2024 le imprese manifatturiere italiane hanno ottenuto risparmi per oltre €16 miliardi grazie all’adozione di pratiche circolari, una cifra che rappresenta solo il 15% del potenziale ancora inespresso.

La circolarità dà impulso a modelli di business innovativi come il Product as a Service, le piattaforme di sharing economy, il rental e il leasing evoluto, i sistemi di product-life extension (riparazione, rigenerazione, remanufacturing) e i modelli di deposit-return e refill. Queste soluzioni aprono nuove opportunità di business basate sull’uso dei prodotti più che sul loro possesso e consentono alle imprese di generare nuove fonti di ricavo, ridurre i costi operativi, aumentare la fidelizzazione dei clienti e rafforzare il proprio posizionamento competitivo.
All’interno di questo quadro più ampio, il settore tipico dell’economia circolare, che comprende riciclo, riuso, riparazioni e noleggio, svolge un ruolo abilitante per l’intero sistema produttivo. Sono infatti queste filiere nel loro insieme a fornire materiali e soluzioni che permettono di chiudere i cicli produttivi, prolungare la vita dei prodotti e alimentare la transizione verso modelli più circolari. In Italia questo settore contribuisce già per il 2,7% al valore aggiunto nazionale con 613mila occupati, confermandosi un pilastro della competitività industriale e un motore di resilienza per le imprese.
Le imprese italiane sono quindi chiamate ad affrontare nuove sfide per aumentare la propria produttività e competitività e rendere l’economia circolare un fattore strutturale di competitività e resilienza per il sistema produttivo italiano. Dovranno quindi puntare su percorsi formativi mirati – in particolare di eco-design, gestione dei materiali secondari e tracciabilità digitale – così come su strumenti finanziari dedicati, partnership tra imprese, filiere e centri di ricerca e innovazione tecnologica.

Filiere strategiche in azione: innovazione e sostenibilità lungo la catena del valore
La filiera riveste un ruolo cruciale nel favorire un circolo virtuoso fra le imprese della catena del valore: con l’adozione di un approccio circolare, queste possono condividere conoscenze ed esperienze, riducendo i costi e massimizzando la produttività e competitività. L’implementazione di processi circolari coinvolge numerose filiere produttive, ognuna delle quali si trova di fronte sfide e benefici.

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