Focus On 24 novembre 2025

Focus ON - Economia circolare: motore di competitività e resilienza industriale

L’economia circolare come motore di competitività, capace di ridurre sprechi, dipendenze estere e volatilità dei mercati. Italia ai vertici europei, seconda nella classifica UE per circolarità grazie a filiere di riciclo consolidate e un elevato tasso di utilizzo circolare dei materiali. Benefici per le imprese, con risparmi significativi, supply chain più resilienti e performance migliori in termini di produzione, fatturato ed export. Nuovi modelli di business, dal Product-as-a-Service alle piattaforme di sharing, fino a rigenerazione e remanufacturing, che aprono nuove opportunità di ricavo. Ruolo strategico delle filiere, che grazie a innovazione, tecnologie digitali e collaborazione abilitano la chiusura dei cicli produttivi e rafforzano il sistema industriale.

L’economia circolare rappresenta una delle leve più promettenti per rafforzare la competitività del sistema produttivo e apre la strada a nuovi ecosistemi di collaborazione tra imprese, territori e centri di ricerca.

Si tratta di un modello che supera quello lineare del “prendere, produrre, smaltire” e propone un modo diverso di creare valore, in cui le risorse non si esauriscono ma si rigenerano, e ogni fase del ciclo di vita, dalla progettazione all’uso, dal riuso al riciclo, diventa parte di un sistema continuo capace di coniugare crescita e sostenibilità. Tale approccio consente di ridurre sprechi e dipendenze da materie prime estere, limitando i rischi legati alla volatilità dei mercati globali e promuovendo al tempo stesso innovazione, efficienza e autonomia industriale.

In Italia numerose filiere strategiche, dall’alimentare al tessile, dall’edilizia alla chimica, stanno già affrontando questa transizione, sperimentando soluzioni che uniscono tradizione manifatturiera e innovazione. Le tecnologie digitali, insieme a strumenti come intelligenza artificiale, IoT e blockchain, agiscono da veri acceleratori del cambiamento, rendendo possibile la tracciabilità, l’ottimizzazione dei processi e la valorizzazione dei dati lungo l’intera catena del valore.

 L’Italia nella transizione circolare: numeri e opportunità

 Il Rapporto sull’Economia Circolare 2025 presenta per la prima volta una classifica delle performance di circolarità dei 27 Paesi UE, basata sulla base delle cinque dimensioni del EU Circular Economy Monitoring Framework della Commissione Europea. L’Italia occupa la seconda posizione con un punteggio di 65,2 su 100, proceduta solo dai Paesi Bassi. Il risultato riflette la solidità del sistema italiano in ambiti come produzione e consumo, gestione dei rifiuti e materie prime seconde, mentre i margini di crescita si riscontrano su competitività, innovazione e resilienza ambientale.

L’analisi dei principali indicatori conferma la solidità del modello italiano: spicca, in particolare, un elevato tasso di utilizzo circolare dei materiali (CMU), che misura la quota di materiali provenienti da riciclo sul totale delle risorse impiegate (Fig.1). L’Italia si conferma al di sopra della media europea sia per produttività delle risorse, sia per efficienza nella gestione dei rifiuti. Nel 2023 il tasso di riciclo urbano è stato del 50,8%2, superando il target UE fissato per il 2020 e avvicinandosi ai nuovi obiettivi del 2030 e del 2035.

Permangono margini di miglioramento, legati soprattutto alla dipendenza dalle importazioni che resta significativa: circa la metà dei materiali utilizzati in Italia proviene da importazioni, il cui costo, tra il 2019 e il 2024, è aumentato del 34%, raggiungendo circa €570 miliardi di euro, nonostante la riduzione dei volumi acquistati. Il Rapporto sull’Economia Circolare in Italia 20251 evidenzia come una piena transizione verso modelli più circolari potrebbe ridurre il consumo di materiali e tagliare la dipendenza dall’estero di circa 40 milioni di tonnellate entro il 2030, generando risparmi per €82,5 miliardi.

Economia circolare e imprese: vantaggi, sfide e prospettive di crescita

L’adozione di un approccio circolare genera, quindi, benefici non solo operativi ma anche finanziari: catene di fornitura più corte e basate sul riuso contribuiscono, infatti, a rafforzare la solidità industriale e a mitigare i rischi legati alla volatilità dei mercati globali. Le imprese circolari generano più cassa, dipendono meno dal debito e presentano una minore probabilità di default rispetto a quelle tradizionali. Allo stesso tempo, le imprese che investono in tecnologie sostenibili non solo riducono le emissioni, ma registrano anche performance migliori in termini di impatto su produzione, fatturato, occupazione ed export (Fig. 2). Nel 2024 le imprese manifatturiere italiane hanno ottenuto risparmi per oltre €16 miliardi grazie all’adozione di pratiche circolari, una cifra che rappresenta solo il 15% del potenziale ancora inespresso.

La circolarità dà impulso a modelli di business innovativi come il Product as a Service, le piattaforme di sharing economy, il rental e il leasing evoluto, i sistemi di product-life extension (riparazione, rigenerazione, remanufacturing) e i modelli di deposit-return e refill. Queste soluzioni aprono nuove opportunità di business basate sull’uso dei prodotti più che sul loro possesso e consentono alle imprese di generare nuove fonti di ricavo, ridurre i costi operativi, aumentare la fidelizzazione dei clienti e rafforzare il proprio posizionamento competitivo.

All’interno di questo quadro più ampio, il settore tipico dell’economia circolare, che comprende riciclo, riuso, riparazioni e noleggio, svolge un ruolo abilitante per l’intero sistema produttivo. Sono infatti queste filiere nel loro insieme a fornire materiali e soluzioni che permettono di chiudere i cicli produttivi, prolungare la vita dei prodotti e alimentare la transizione verso modelli più circolari. In Italia questo settore contribuisce già per il 2,7% al valore aggiunto nazionale con 613mila occupati, confermandosi un pilastro della competitività industriale e un motore di resilienza per le imprese. 

Le imprese italiane sono quindi chiamate ad affrontare nuove sfide per aumentare la propria produttività e competitività e rendere l’economia circolare un fattore strutturale di competitività e resilienza per il sistema produttivo italiano. Dovranno quindi puntare su percorsi formativi mirati – in particolare di eco-design, gestione dei materiali secondari e tracciabilità digitale – così come su strumenti finanziari dedicati, partnership tra imprese, filiere e centri di ricerca e innovazione tecnologica.

Filiere strategiche in azione: innovazione e sostenibilità lungo la catena del valore

 La filiera riveste un ruolo cruciale nel favorire un circolo virtuoso fra le imprese della catena del valore: con l’adozione di un approccio circolare, queste possono condividere conoscenze ed esperienze, riducendo i costi e massimizzando la produttività e competitività. L’implementazione di processi circolari coinvolge numerose filiere produttive, ognuna delle quali si trova di fronte sfide e benefici.

 

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Focus On 24 novembre 2025
Il settore del tessile e dell’abbigliamento in Italia genera €100 miliardi di fatturato e produce €30 miliardi di valore aggiunto (1,4% del PIL), impiegando circa 110mila persone. L’Italia è il terzo esportatore mondiale, con una quota di mercato prossima al 6% e un export di €61 miliardi. Il settore sta attraversando una fase di profonda trasformazione. Ai cambiamenti strutturali si aggiunge una congiuntura complessa, che contribuisce a frenare la dinamica delle esportazioni. SACE affianca le imprese con soluzioni tailor made promuovendo internazionalizzazione e innovazione.
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Focus On 24 novembre 2025
Un settore trainante per l’Europa, con 3,3 milioni di imprese e un valore aggiunto di €1.160 miliardi, guidato da produzione, commercio e ristorazione. Leadership italiana nel food & beverage, sesto esportatore mondiale e terzo in Europa, con filiere fortemente specializzate e prodotti simbolo riconosciuti a livello globale. Il peso dell’Italia, con €190 miliardi di fatturato, 51mila imprese e quasi 500mila occupati, che salgono a €143 miliardi di valore aggiunto considerando l’intera filiera tra produzione, distribuzione e ristorazione Produttività sopra la media UE, grazie alla specializzazione in segmenti ad alto valore aggiunto e a un export in crescita costante (+8,9% nel 2024). Mercati dinamici e nuove opportunità, dagli Stati Uniti all’Asia e al Medio Oriente, con alte performance e forte domanda di qualità italiana. Eccellenze regionali e filiera robusta, con territori altamente specializzati e un ruolo cruciale di SACE nel supportare export e investimenti per oltre €2,3 miliardi.