Focus On 24 novembre 2025

Focus ON - Alimentari e bevande: il Made in Italy apparecchia le tavole di tutto il mondo

Un settore trainante per l’Europa, con 3,3 milioni di imprese e un valore aggiunto di €1.160 miliardi, guidato da produzione, commercio e ristorazione. Leadership italiana nel food & beverage, sesto esportatore mondiale e terzo in Europa, con filiere fortemente specializzate e prodotti simbolo riconosciuti a livello globale. Il peso dell’Italia, con €190 miliardi di fatturato, 51mila imprese e quasi 500mila occupati, che salgono a €143 miliardi di valore aggiunto considerando l’intera filiera tra produzione, distribuzione e ristorazione Produttività sopra la media UE, grazie alla specializzazione in segmenti ad alto valore aggiunto e a un export in crescita costante (+8,9% nel 2024). Mercati dinamici e nuove opportunità, dagli Stati Uniti all’Asia e al Medio Oriente, con alte performance e forte domanda di qualità italiana. Eccellenze regionali e filiera robusta, con territori altamente specializzati e un ruolo cruciale di SACE nel supportare export e investimenti per oltre €2,3 miliardi.

La grande filiera degli alimentari e delle bevande in Europa conta complessivamente 27 milioni di occupati e 3,3 milioni di imprese, per un valore aggiunto che sfiora i €1.160 miliardi (pari all’1,8% del PIL della Ue). Produzione, commercio all’ingrosso e al dettaglio e attività di servizi di ristorazione sono i tre pilastri di un’economia che da anni non smette di crescere e continuerà a farlo anche nei prossimi (Fig. 1).

Alimentari e bevande rappresentano il primo settore manufatturiero d’Europa. Il Vecchio continente mantiene una posizione di leadership globale nell’export del settore (19% quota mondiale) , pur perdendo terreno rispetto a USA e Cina, più dinamici su innovazione e produttività.

All’interno del settore alimentari e bevande, la composizione presenta tratti simili nei vari Paesi dell’Unione (ad esempio, prodotti da forno e bevande costituiscono ciascuno tra il 10% e il 20% del valore aggiunto), pur non mancando svariate specializzazioni regionali e prodotti tipici, a loro volta legati alla disponibilità locale di materie prime agricole, alle tradizioni produttive, alle preferenze dei consumatori e alle strategie delle grandi imprese. Ad esempio, se in Germania spiccano le industrie della panificazione, della lavorazione della carne e della birra, la Francia si distingue nel settore lattiero-caseario, mentre l'Italia ha una grande industria di trasformazione di frutta e verdura, oltre a una produzione di eccellenza di pasta.


L’Italia è il sesto esportatore al mondo di alimentari e bevande, con una quota del 5%, e il terzo in Europa, dopo Germania e Francia. Con oltre €190 miliardi di fatturato (€35 miliardi di valore aggiunto), 51mila imprese e quasi 500mila occupati, il settore è uno dei driver dell’economia italiana (Fig. 2). Se si considera poi l’indotto generato dal settore, comprensivo anche delle attività di commercio all’ingrosso e al dettaglio e dei servizi di ristorazione il valore aggiunto  sale a €143 miliardi. In Italia, il settore è caratterizzato da una forte tradizione e specializzazione in prodotti come pasta, formaggi, conserve e vino che si riflettono nelle numerose certificazioni di qualità per cui il nostro Paese detiene il primato in Europa. Notizia degli ultimi giorni è l’ottenimento al primo via libera da parte dell’UNESCO per il riconoscimento della cucina italiana come patrimonio dell’umanità. Negli ultimi anni, il comparto ha registrato una crescita di fatturato, trainata dall’aumento dei prezzi più che dai volumi, mentre i margini restano sotto pressione per costi energetici e materie prime.

La produttività del lavoro degli alimentari e delle bevande italiano è superiore alla media UE, (€66mila per addetto vs €56mila), grazie alla specializzazione in segmenti ad alto valore aggiunto come pasta, prodotti da forno e trasformazione di frutta e verdura, sebbene ci siano spazi di miglioramento  nell’adozione di tecnologie digitali e robotica,  fattori chiave per aumentare produttività e competitività. Il ruolo delle imprese champion lungo tutta la filiera produttiva sarà cruciale per poter consolidare anche la minore capacità di innovazione delle PMI.

Le tendenze globali verso diete salutari e plant-based offrono spazi di crescita, così come la digitalizzazione della catena del valore e l’adozione di tecnologie per ridurre l’impatto ambientale. Rafforzare gli investimenti in ricerca, sviluppo e automazione è quindi cruciale per aumentare la produttività e competere con i player internazionali.

 Anche in termini di proiezione internazionale, la filiera degli alimentari e delle bevande è una delle più importanti: con €58 miliardi di export complessivo nel 2024, (+8,9% vs 2023), è il terzo settore per importanza nell’export italiano ed è cresciuto più di tutti gli altri (9,4% medio annuo negli ultimi cinque anni vs 5,4% dell’export complessivo): un prodotto su dieci che varca i confini nazionali è un prodotto alimentare o una bevanda.

Il comparto definito come altri prodotti alimentari – di cui fanno parte anche cacao, cioccolato e caramelle (25%), tè e caffè (21%), pasti e piatti caldi (19%) e condimenti e spezie (18%) - è la principale voce di export con una quota del 22% e una crescita sopra la media (+11,4%) (Fig. 3); seguono le bevande – composte in prevalenza da vino – malgrado una performance meno dinamica nel 2024 (+4,9%). A trainare il settore sono i prodotti da forno e farinacei (+9,1%), latte e formaggi (+8,4%) e frutta e ortaggi (+8,9%). Sulla base dei dati relativi al primo semestre 2025 prosegue l’ottima dinamica di altri prodotti alimentari (+13,9%) e di latte e formaggi (+16,6%), positivi anche prodotti da forno e farinacei (+4%).

Dove vanno alimentari e bevande, tra mercati consolidati e aree ad alto potenziale di sviluppo.

 Tra le prime dieci geografie di sbocco solo Stati Uniti e Giappone sono al di fuori dei confini europei. La Germania si conferma prima destinazione avendo accolto lo scorso anno oltre €8 miliardi di beni (pari al 14% del totale), in crescita sia nel 2024 che nella prima metà del 2025; in termini di comparti, il Paese è un grande consumatore di bevande, pasta e prodotti da forno, frutta e ortaggi, latte e formaggi e carne. Gli Stati Uniti seguono con un valore di €7,7 miliardi, con il settore delle bevande nettamente predominante (€2,8 miliardi nel 2024); anche le vendite di altri prodotti alimentari, oli e grassi e prodotti da forno sono rilevanti. La Francia, con €6,4 miliardi di prodotti alimentari italiani importati, è la terza geografia di sbocco per il settore; le nostre vendite sono cresciute dell’11% lo scorso anno grazie soprattutto al traino degli altri prodotti alimentari e di latte e formaggi che guidano anche la buona performance di inizio 2025 (rispettivamente +11% e +20% per un complessivo +5% nei primi sei mesi verso Parigi). Dall’analisi emergono anche mercati che, seppur meno presidiati, evidenziano una notevole dinamicità negli ultimi anni e si configurano come geografie di opportunità. Tra questi figurano, ad esempio, lArabia Saudita (+14,8% nel 2024), gli Emirati Arabi Uniti (+14,3%) in Medio Oriente, nonché il Brasile (+10,5%) e il Messico (+27,3%) in America Latina, così come la Corea del Sud (+18,6% e già con valori superiori al mezzo miliardo di euro), il Vietnam (+3,4%), l’India (+7,4%) e la Malaysia (+16,7%) in Asia, e la Polonia (+8,7%) in Europa.

Le eccellenze regionali

Grazie alle sue caratteristiche regionali, l’Italia può offrire una produzione di alimentari e bevande estremamente variegata, riconosciuta e apprezzata per la sua alta qualità anche all’estero.

Nel 2024 l’Emilia-Romagna si è confermata la principale regione italiana per export agroalimentare, rappresentando il 17,9% delle vendite all’estero, trainata soprattutto da latticini e carne lavorata (Fig. 4).

Seguono Lombardia (17,1%), Piemonte (14,9%) e Veneto (14,8%), mentre la Campania (8,4%) guida l’export del Mezzogiorno. In termini di performance se nel 2024 le maggiori crescite sono arrivate da Toscana (+15,8%), Molise (+16,9%), Puglia (+18,4%), Umbria (+20,6%), Lazio (+22,2%) e Calabria (+26%), nei primi sei mesi del 2025 a crescere a ritmi elevati sono soprattutto Lombardia (+9,8%), Friuli-Venezia Giulia (+10,8%), Sardegna (+10,9%), Basilicata (+12,5%) e Sicilia (+15%). Alla base di questi ottimi risultati ci sono le innumerevoli specializzazioni territoriali tra cui: dolci di Cuneo, lattiero-caseario di Bergamo, Brescia, Cremona, Mantova e Pavia, caffè e dolci di Torino, prosecco di Treviso, salumi di Modena, prodotti alimentari di Napoli, ortofrutta di Bari e Barletta-Andria-Trani, di Catania e di Foggia, mozzarella di bufala di Napoli, Salerno e Caserta, pasta di Chieti, vini di Chieti e Pescara e lattiero-caseario di Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari e Sud Sardegna.

SACE da sempre supporta le imprese del settore degli alimentari e delle bevande lungo tutto il percorso di crescita internazionale: dall’importazione della materia prima alla produzione, dall’export di macchinari e prodotti finiti agli investimenti diretti all’estero. Dal 2024 ha sostenuto progetti di export e investimenti strategici delle imprese della filiera agroalimentare per oltre €2,3 miliardi.

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