Climate Risk

SACE - coerentemente con quanto previsto dalla Banca Centrale Europea (BCE) e dall'Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (EIOPA), che hanno definito aspettative per le istituzioni finanziarie al fine di integrare i rischi climatici e ambientali nella strategia, nei processi di governance e nel risk management framework - sta implementando, con approccio progressivo, metodologie per la valutazione di tali rischi in relazione a tutte le operatività del Gruppo.

I rischi climatici e ambientali identificati da SACE possono essere suddivisi in due categorie, rischi fisici e rischi di transizione.

I rischi fisici, suddivisi ulteriormente tra acuti e cronici, identificano gli impatti derivanti da eventi metereologici estremi e frequenti, mutamenti graduali del clima, nonché del degrado ambientale, ossia inquinamento atmosferico, dell’acqua e del suolo, stress idrico, perdita di biodiversità e deforestazione.

I rischi di transizione identificano, invece, gli impatti, diretti e indiretti, determinati dal processo di adeguamento verso un’economia a basse emissioni di carbonio e più sostenibile sotto il profilo ambientale. Tale rischio è legato ai cambiamenti nelle politiche climatiche e ambientali, al progresso tecnologico e ai cambiamenti della fiducia e delle preferenze dei mercati.

SACE valuta il potenziale impatto dei rischi climatici e ambientali sul proprio portafoglio effettuando un’analisi di materialità basata sulle interazioni dinamiche di tre componenti: esposizione, pericolosità e vulnerabilità.

Con riferimento al rischio fisico, la metodologia di valutazione definita da SACE considera gli impatti potenziali degli eventi climatici sulle controparti, considerando la loro esposizione geografica, destinazione d'uso e rilevanza strategica degli asset. L'obiettivo è identificare i possibili impatti finanziari derivanti da eventi climatici, come ritardi nei pagamenti o insolvenze, coinvolgendo l'intera catena del valore delle controparti valutate. Nella  valutazione dell’esposizione al rischio di transizione è utilizzato prevalentemente un approccio per controparte con eccezione di alcune operatività dove tale rischio dipende delle caratteristiche delle progettualità finanziate o assicurate. L’analisi di pericolosità definita da SACE ha previsto due approcci alternativi:

  • Utilizzo di un indicatore di transizione energetica esterno, che valuta gli sforzi di decarbonizzazione delle imprese attraverso un’analisi qualitativa del commitment, delle policy, delle misure adottate e di KPI settoriali;
  • Applicazione del Climate Policy Relevant Sectors (CPRS) sviluppato dall’Università di Zurigo che valuta il rischio di transizione in base al settore di appartenenza. Questo approccio permette di individuare i settori maggiormente affetti da un rischio economico e finanziario derivante dal disallineamento rispetto agli obiettivi climatici.

Al 31/12/2023 le analisi effettuate da SACE in relazione al rischio fisico mostrano sul portafoglio Export e Rilievo Strategico un profilo di rischio medio-basso in considerazione del fatto che circa il 78% delle esposizioni risulta geolocalizzato in geografie con tale profilo di rischio. In relazione ai rischi fisici acuti, la rischiosità si conferma medio-bassa (76% delle esposizioni del portafoglio garanzie), mentre per quanto riguarda i rischi fisici cronici il profilo di rischio risulta collocarsi in area medio-alta (89% delle esposizioni del portafoglio garanzie) guidato prevalentemente dalle geografie su cui insistono le esposizioni verso controparti sovrane. In relazione al rischio terremoti, il portafoglio risulta esposto residualmente a tale tipologia di rischio (solo il 3% delle esposizioni totali si colloca in area di rischio alto); tale evento di rischio risulta tuttavia materiale se si osserva il solo portafoglio di esposizioni verso le controparti residenti in Italia (83% delle esposizioni classificate a rischio medio e 11% a rischio alto) che rappresentano il 4% del totale portafoglio complessivo.

L’esposizione al rischio di transizione risulta significativa in considerazione dell’esposizione verso settori energy intensive e, in particolare, sui settori crocieristico (43%), Oil (13%) e Gas (7%). In tale contesto si sottolinea che, a seguito di impegni assunti dal governo italiano in ambito internazionale, a marzo 2023 è stata pubblicata la Climate Change Policy. Tale policy prevede una dismissione progressiva del supporto al settore dei combustibili fossili, con alcune eccezioni limitate a casi specifici. A fine 2023 SACE ha inoltre lanciato la propria strategia ESG che prevede inter alia l’introduzione di target di decarbonizzazione. Inoltre, già da diversi anni, SACE mette a disposizione delle imprese italiane strumenti di supporto diretti ad incentivarne la transizione (eg. Green New Deal).

Nel 2023 SACE ha iniziato lo sviluppo di metodologie che consentono di valutare la propagazione degli effetti degli eventi di rischio climatico e ambientali sul rischio del credito, nelle sue componenti di perdita attesa ed inattesa, e di quantificarne i potenziali impatti finanziari. Con riferimento agli aspetti metodologici SACE, in linea con le best practices individuate dalla BCE, sta sviluppando un approccio graduale che include la componente climate-adjusted nelle proprie stime di probabilità di default, seguita da un’analisi degli impatti che i rischi legati al clima possano avere sulla capacità di recupero dell’azienda. Questi rischi hanno un impatto sia sull’ambito macroeconomico (impatti su variabili macroeconomiche, quali crescita economica e produttività) che microeconomico (impatti su singole controparti in termini di aumento dei costi, riduzione dei margini, effetti negativi derivanti da business interruption).

Le attuali metodologie adottate da SACE ai fini della valutazione dei rischi climatici e ambientali sono in fase di ulteriore sviluppo e affinamento anche in relazione a:

  • contesto normativo in continua evoluzione;
  • assenza di benchmark metodologici e di practices di mercato consolidate;
  • difficoltà nel reperimento delle informazioni/dati rilevanti al fine della valutazione dell’esposizione ai rischi climatici.

SACE, consapevole delle sfide e delle opportunità legate al cambiamento climatico, ha posto al centro della propria strategia l'integrazione dei rischi climatici nelle valutazioni di impatto e nel risk framework. Questo approccio non solo permette di gestire in modo proattivo le conseguenze delle mutate condizioni ambientali, ma presenta anche spazi per nuove opportunità.

SACE ha definito una serie di priorità che guideranno il suo impegno nei prossimi anni in risposta ai rischi e alle opportunità connessi al cambiamento climatico. In particolare, si segnalano i seguenti punti chiave:

  • la definizione di exit strategy dai settori carbon intensive con lo sviluppo di strumenti di supporto alle imprese per la transizione energetica;
  • ampliamento della propria offerta prodotti attraverso lo sviluppo di prodotti a copertura del rischio climatico e a supporto della transizione ecologica delle imprese;
  • l’integrazione del patrimonio informativo aziendale con dati ESG/climate-sensitive;
  • l’ulteriore sviluppo e affinamento delle metodologie di identificazione e misurazione dei rischi climatici e l’eventuale introduzione di nuove misure di rischio ambientale rilevanti diverse dal clima (eg. biodiversità).

Queste iniziative dimostrano l'impegno di SACE nel gestire attivamente gli impatti del cambiamento climatico, confermando il ruolo di partner affidabile e innovativo nell'accompagnare le imprese verso prospettive più sostenibili.