Update Espresso 19 gennaio 2018

Update Espresso: 19 gennaio 2018

Leggi il nuovo Update Espresso su Perù, Grecia, Repubblica Ceca, Tunisia e moda in India

 

Ogni settimana, insieme a una sintesi delle principali news su Paesi e settori, i nostri economisti a turno prenderanno un caffè insieme a voi commentando con un video la notizia più importante della settimana per indirizzarvi verso le migliori opportunità per il Made in Italy e darvi sempre il nostro punto di vista sul mondo che cambia.

 

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PAESI

 

 

PERU’: Nuovo taglio dei tassi di interesse

La Banca Centrale peruviana ha effettuato una nuova riduzione dei tassi di interesse, la quinta in un anno, dopo che l’inflazione ha toccato il punto più basso degli ultimi sette anni. Lontano dall’obiettivo del 2%, il tasso di crescita annuo dei prezzi è risultato solo pari all’1,4% nel mese di dicembre. La riduzione del policy rate è stata pari a 25 punti base e ha portato il tasso di interesse al 3%, dando seguito al ciclo di politica espansiva che ha ridotto il costo del denaro di 125 punti base da maggio 2017.

Le difficoltà mostrate dalla ripresa inflazionistica sono principalmente legate a una crescita economica al di sotto del potenziale e con un gap aggravato anche da una spesa pubblica inferiore alle attese negli ultimi tre mesi del 2017. Il tasso di inflazione è previsto ridursi ulteriormente nei primi mesi del 2018, per poi convergere al 2% nel corso dell’anno, quando è attesa anche una ripresa degli investimenti pubblici, ostacolati negli ultimi mesi dai disordini di carattere politico.

 

 

GRECIA: Approvato pacchetto di riforme

Il Parlamento greco ha approvato un pacchetto di riforme richiesto dai prestatori internazionali per sbloccare una parte dei fondi della terza tranche da 86 miliardi di euro prevista dal programma di bail-out, scatenando la protesta di circa 20.000 persone radunatesi in Piazza Syntagma durante le fasi del voto.

Le novità introdotte dalla riforma sono: un nuovo processo elettronico per il pignoramento di beni nei casi di morosità dei soggetti debitori; la liberalizzazione di alcune professioni; la ristrutturazione del sistema di concessione di benefit familiari e l’introduzione di misure volte a rendere più difficile l’indizione di scioperi sindacali. La riforma, conclusa con successo prima della riunione dei Ministri delle Finanze dell’Eurozona del 22 gennaio, sbloccherà fondi pari a 6,5 miliardi di euro.

 

 

REPUBBLICA CECA: Il governo Babis non ottiene la fiducia in Parlamento

Il Governo di minoranza guidato dal miliardario Andrej Babis non ha ottenuto la fiducia del Parlamento nel voto del 16 gennaio, raccogliendo il favore di 78 membri contro 117 contrari. Babis dovrebbe restare comunque in carica per cercare di negoziare la formazione di un nuovo governo con l’opposizione, anche se rimangono dubbi a riguardo nel caso il Presidente ceco Milos Zeman, sostenuto dallo stesso Babis, perda la sua corsa alla rielezioni contro l’avversario Jiri Drahos.

L’Azione dei Cittadini Insoddisfatti (in ceco, Ano), il partito populista ed euroscettico guidato da Babis, aveva raccolto il 30% nelle elezioni tenutesi lo scorso ottobre sulla base di un programma che prometteva l'aumento delle pensioni, dei salari e del bilancio della difesa, nonché la riduzione delle tasse sui redditi personali e delle imprese, restando invece ostile a una maggiore integrazione europea e all’accoglienza dei migranti.

 

 

TUNISIA: l’autunno della primavera?

Sette anni dopo la Primavera Araba, la Tunisia è nuovamente scossa dalle proteste popolari, sfociate in alcuni casi in episodi di violenza. Le proteste riguardano i tagli decisi nella legge finanziaria per il 2018, che aumenta la fiscalità su beni di prima necessità riduce il pubblico impiego.

Le misure di austerity sono conformi al piano di stabilizzazione economica del Fmi e tengono conto delle strutturali fragilità tunisine: inflazione crescente (6,4%), deficit di bilancio al 6,1% del Pil,  debito pubblico al 70% e disoccupazione al 15%. La crescita 2017 inferiore alle attese (circa 2% contro il 4% previsto dal governo) ha reso ancor più necessaria la correzione di spesa. Il Governo ha annunciato delle misure straordinarie a tutela delle fasce più deboli in ambito sanitario, pensionistico e di sostegno abitativo per i più giovani. Le forze del governo di unità nazionale appaiono ancora compatte. Tuttavia, il perdurare delle difficoltà potrebbe produrre ulteriore insofferenza nella popolazione e porre a rischio la fragile stabilità dell’unico “esito positivo” della Primavera Araba.

 

 

SETTORI

 

 

 MODA: L’India incentiva gli investimenti esteri

L’India ha modificato la propria politica sugli investimenti diretti esteri (IDE), consentendo il 100% di IDE nella rotta automatica (ovvero senza previa approvazione del Governo o della Reserve Bank of India) per il retail di monomarca al dettaglio, dal precedente limite del 49%. Ha inoltre allentato il requisito di approvvigionamento del 30% di merci indiane nelle operazioni globali da parte delle società monomarca, estendendo il raggiungimento del vincolo da uno a cinque anni. Questi provvedimenti, insieme al notevole miglioramento del parametro di Ease of Doing Business del Paese (quest’anno al 100° posto su 190 paesi, in salita di trenta posizioni), rappresentano un notevole incentivo per le aziende del fast fashion che intendono espandersi in India.

La demografia, con circa un terzo della popolazione nella fascia 20-39 anni, è estremamente favorevole per i retailer della moda e la spesa dei consumatori per l’abbigliamento è tra le voci più in crescita: +10,7% in media all’anno tra il 2018 e il 2022.

 

 

I NUMERI DELLA SETTIMANA:

 

 

 €15,3 mld Export indiano di abbigliamento nel 2016, il 70% concentrato in 5 destinazioni (Usa, Emirati Arabi, Regno Unito, Germania e Francia)
€540 mln Import indiano di abbigliamento dal mondo nel 2016, il 60% da Cina e Bangladesh
€18,7 mln Export italiano di abbigliamento in India, 58esima destinazione nel 2016

 

 

MODIFICHE AL RATING

 

BRASILE: S&P da BB a BB-
CROAZIA: Fitch da BB a BB+

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L’economia circolare come motore di competitività, capace di ridurre sprechi, dipendenze estere e volatilità dei mercati. Italia ai vertici europei, seconda nella classifica UE per circolarità grazie a filiere di riciclo consolidate e un elevato tasso di utilizzo circolare dei materiali. Benefici per le imprese, con risparmi significativi, supply chain più resilienti e performance migliori in termini di produzione, fatturato ed export. Nuovi modelli di business, dal Product-as-a-Service alle piattaforme di sharing, fino a rigenerazione e remanufacturing, che aprono nuove opportunità di ricavo. Ruolo strategico delle filiere, che grazie a innovazione, tecnologie digitali e collaborazione abilitano la chiusura dei cicli produttivi e rafforzano il sistema industriale.
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