Focus On 02 settembre 2023

Piccole, medie e più competitive: le PMI italiane alla prova dell’export tra transizione sostenibile e digitale

In occasione della 49esima edizione del Forum di Cernobbio, abbiamo presentato lo studio ‘Piccole, medie e più competitive: le PMI italiane alla prova dell'export tra transizione sostenibile e digitale’, realizzato in collaborazione con The European House – Ambrosetti, che analizza il ruolo delle PMI italiane per l’economia e l’export nazionale, e le potenzialità di sviluppo grazie alla Duplice Transizione green e digitale.
  • Al centro delle catene globali del valore e dei numerosi distretti industriali, elemento fondamentale della diffusione e affermazione del Made in Italy nel mondo, con un ruolo di “connettore sociale” e - non da ultimo – di attore chiave nei processi di transizione verso un mondo più sostenibile, digitale e interdipendente, le piccole e medie imprese (PMI) italiane offrono da sempre un contributo rilevante per lo sviluppo economico, tecnologico e sociale del Paese
  • Le PMI rappresentano, infatti, la spina dorsale dell’economia italiana; con un giro di affari di oltre 1.000 miliardi di euro, generano quasi il 40% del valore aggiunto nazionale e impiegano un terzo di tutti gli occupati.
  • Nonostante alcuni segnali di attenzione emersi nel corso del primo trimestre 2023, le PMI italiane possono contare su una struttura finanziaria rafforzatasi negli ultimi anni e su livelli di debito relativamente contenuti, che permettono loro di mitigare, almeno in parte, l’esposizione agli effetti avversi legati al peggioramento delle condizioni creditizie.
  • Il dinamismo del tessuto produttivo delle PMI, testimoniato dal forte incremento di produttività del lavoro registrato nel decennio 2010-2019 (circa +7%) e che ha raggiunto livelli superiori a quello di Germania e Spagna (oltre 50.000 euro rispetto a una media di circa 49.000 euro nel 2019), si è riflesso anche in un miglioramento della competitività sui mercati internazionali.
  • Le PMI esportatrici italiane sono particolarmente rilevanti per l’economia: il 57% di tutte le piccole imprese manifatturiere e oltre il 90% delle medie esporta. Inoltre, esse mostrano una spiccata propensione all’export con oltre un terzo di tutto il fatturato realizzato all’estero, dato superiore a quello dei principali peer europei (Germania, Francia e Spagna).
  • Le PMI italiane nel 2021 hanno esportato 219 miliardi di euro, pari al 46% dell’export complessivo, con una crescita media annua del 2,7% tra il 2017 e il 2021 e segnando un pieno recupero post-pandemico. La buona dinamica dell’export delle PMI è attribuibile principalmente alla componente delle medie imprese che, pur essendo meno numerose delle piccole, hanno esportato di più, registrando una performance migliore anche dell’intero export italiano.
  • Le imprese di dimensione più ridotta che esportano valori contenuti se non nulli hanno comunque un impatto “indiretto” sull’export totale: esse sono infatti spesso funzionali alle vendite all’estero delle medie e delle grandi imprese, data la loro forte integrazione nell’ambito delle filiere domestiche attraverso le reti di fornitura. A testimonianza di questo, in Italia il 45% del Valore Aggiunto domestico incorporato nelle esportazioni è indiretto, cioè realizzato da imprese nazionali diverse da quella che esporta.
  • Secondo le stime al 2023 realizzate da SACE sulle vendite oltreconfine di beni, le esportazioni delle PMI italiane sono attese crescere quest’anno del 6,2%, del 4% nel 2024 e del 3,2%, in media, nel biennio successivo (2025-2026), quando supereranno i 300 miliardi di euro. Tale dinamica sarà ancora attribuibile prevalentemente alle medie imprese, il cui export crescerà a un ritmo superiore a quello complessivo (+7,3% nel 2023 e +5% nel 2024). Le piccole imprese, invece, tendono a scontare ostacoli maggiori nell’accesso ai mercati esteri e mostrano un potenziale in parte inespresso.

Esportazioni italiane in valore, per classe dimensionale di impresa (€ mld; var. % annua)

Fonte: Elaborazioni SACE su dati Ice-Istat e Oxford Economics
  • Quasi 7 PMI esportatrici su 10 sono attive nella manifattura (circa 35mila imprese di cui 26mila piccole) e l’80% del valore esportato dalle PMI deriva dalla manifattura, con più della metà dell’export manifatturiero generato da tre settori: meccanica strumentale (38,8 miliardi di euro nel 2021), prodotti in metallo (31,8 miliardi di euro) e alimentari e bevande (19,3 miliardi di euro).
  • Con riferimento ai mercati di destinazione, a guidare la crescita dell’export delle PMI italiane nel 2023 sarà l’Oriente: Medio Oriente, Asia orientale e centrale sono le aree per cui si prevedono infatti i maggiori incrementi, a fronte di tassi inferiori per l’Europa e per l’America settentrionale, che rimangono comunque i principali mercati di destinazione. Nel 2024 sarà il turno di Africa Subsahariana, America centro-meridionale e America settentrionale.
  • Transizione sostenibile e rivoluzione digitale sono i due fenomeni che stanno caratterizzando in modo sempre più nitido e marcato l’attività di impresa. Nel 2022, oltre il 60% delle medie imprese manifatturiere (e quasi il 40% delle piccole) ha infatti intrapreso “azioni di sostenibilità”, mostrando un’attenzione crescente per questi temi.
  • La cosiddetta “Duplice Transizione” (“Twin Transition”) aumenta la propensione all’export delle PMI: il numero delle imprese che investe in green e digitale e che esporta è di 20 punti percentuali superiore a quello delle imprese che esportano non facendo alcuna transizione. E se per le medie imprese la Duplice Transizione sortisce un effetto positivo ma senza un significativo differenziale rispetto all’investire in solo una delle due transizioni – scontando già di per sé un effetto apertura internazionale legato alle economie di scala – per quelle piccole il beneficio derivante dal realizzarle congiuntamente è nettamente superiore.
  • Abbracciare la Duplice Transizione green e digitale porta le PMI a essere più resilienti, lungimiranti e consapevoli, ma soprattutto più produttive e competitive non solo in ambito nazionale ma anche internazionale.
  • Per incentivare questo processo, è necessario che le PMI siano supportate in tutti gli aspetti da loro riscontrati come più critici, come ad esempio le barriere culturali nel caso della rivoluzione digitale oppure quelle economiche nell’ambito della transizione green. Allo stesso tempo, è importante affiancarle nell’adottare approcci gestionali adeguati, che prevedano anche la disponibilità di informazioni e dati sulle emissioni carboniche, in un contesto in cui la reportistica ambientale non è ancora del tutto standardizzata.
  • Occorre inoltre porre l’accento su una formazione ad hoc per le imprese e su un supporto in termini di comprensione e adesione alla regolamentazione e gestione amministrativa. Senza dimenticare che le imprese di minori dimensioni si devono confrontare con barriere all’esportazione maggiori, tra cui un più elevato costo burocratico, informativo e finanziario per l’accesso ai mercati esteri, soprattutto quelli più lontani e meno presidiati.
  • In questo senso, per una logica di maggiore efficienza e sfruttando l’approccio di filiera, puntare sul sostegno alle medie e grandi imprese comporterebbe benefici anche a quelle di dimensioni più ridotte, generando un loro rafforzamento operativo – che non necessariamente implica come obiettivo solo quello della crescita dimensionale – e potenziando nel complesso la loro competitività sul piano domestico e sui mercati esteri.
  • In considerazione della loro importanza oggi, e soprattutto domani, è quindi necessario conoscere e comprendere le caratteristiche che contraddistinguono le piccole e medie imprese italiane, al fine di valorizzare al meglio le loro qualità e aiutarle a cogliere le opportunità di sviluppo e crescita nel panorama nazionale e internazionale.

 

 

 

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