Sasso nello stagno 04 marzo 2021

Libano: alla ricerca della stabilità, un anno dopo il default

A un anno di distanza dal default, il Libano non ha ancora recuperato una posizione stabile, né dal punto di vista economico, né socio-politico. Il Paese è afflitto da tempo da corruzione, clientelismo, carenza di servizi essenziali, disoccupazione giovanile e da vani tentativi di formare governi di scopo per gestire la crisi e riformare il sistema bancario. Nonostante le difficoltà resta un Paese strategico nella geopolitica della regione e oggetto di attenzione da parte dei Paesi occidentali.
A un anno di distanza dal default, il Libano non ha ancora recuperato una posizione stabile, né dal punto di vista economico, né socio-politico. A marzo 2020 il Paese non era riuscito a pagare la tranche da $ 1,2 miliardi relativa a un Eurobond di $ 30 miliardi emesso nel 2010, presentandosi alla scadenza con indicatori macroeconomici insostenibili, in particolare dal punto di vista del debito pubblico (al 170% del Pil) e alcune restrizioni all’accesso alla valuta estera.

Regista di questa complessa situazione è da molti considerata la Banca Centrale, che negli anni ha finanziato gli ampi disavanzi vendendo al sistema bancario libanese (le cui attività valevano il 420% del Pil) titoli di debito pubblico, in cambio di depositi in valuta estera presso la stessa Banca, sui quali erano riconosciuti elevati rendimenti. Questo metodo, che permetteva al Paese di reperire le risorse necessarie dal sistema bancario e di mantenere al contempo il regime di cambio fisso con il dollaro USA e un discreto livello di riserve internazionali, dipendeva, però, da continui afflussi di capitale estero, specie investimenti in obbligazioni, e di rimesse. Tali fonti finanziarie hanno risentito della scarsa fiducia riguardo al contesto politico-economico del Paese del recente passato (Fig. 1).

Il Libano, infatti, è afflitto da tempo da corruzione, clientelismo, carenza di servizi essenziali, disoccupazione giovanile oltre il 17% e da vani tentativi di formare governi di scopo per gestire la crisi e riformare il sistema bancario. Ciò ha altresì ostacolato l’ottenimento di supporto finanziario esterno, da parte del Fondo Monetario o di stati esteri (ad esempio Francia e Paesi del Golfo). L’impasse politica è allo stesso tempo causa del forte malcontento sociale, esacerbato dalla crisi economica e da un livello dei prezzi difficilmente gestibile: il tasso di inflazione a fine 2020 ha raggiunto l’85% (400% per gli alimentari) e il governo recentemente ha dovuto aumentare i prezzi sussidiati su pane e farine.

Il Paese continua a non riuscire a onorare il servizio del debito (che ha raggiunto il 200% del Pil) e il debito estero ammonta a circa $ 36 miliardi, di cui il 15% composto da ritardi e insoluti, impattando negativamente sulla fiducia dei mercati e sul giudizio delle principali agenzie di rating.

Figura 1.  CDS sovrani: la sfiducia dei mercati (CDS a 5 anni; spread)

SACE Sasso nello stagno Libano Fonte: Thomson Reuters

 

Nonostante le difficoltà il Libano resta un Paese strategico nella geopolitica della regione e oggetto di attenzione da parte dei Paesi occidentali. Le relazioni commerciali tra l’Italia e il Paese riflettono queste difficoltà e la forte contrazione della domanda domestica. Si è passati da un interscambio – quasi totalmente composto da export di beni italiani in Libano di cui quasi la metà rappresentati da prodotti dell’industria dei prodotti raffinati - di € 1,6 miliardi del 2017 ai € 580 milioni del 2020. L’Italia è attiva nel Paese con diversi progetti infrastrutturali, sociali e di difesa e conservazione del patrimonio culturale con il supporto della Cooperazione Internazionale

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