Sasso nello stagno 01 agosto 2017

L’export italiano alla sfida dei mercati emergenti

Uno degli effetti della globalizzazione è stato quello di favorire lo sviluppo dei paesi emergenti che nel tempo hanno assunto un ruolo geopolitico sempre più rilevante. Con l’economia che è diventata sempre più integrata e competitiva, gli equilibri mondiali sono mutati. I paesi avanzati hanno visto diminuire il proprio peso sul Pil globale a scapito della quota detenuta dai paesi emergenti (Figura 1); su tutti, la Cina ha mostrato l’evoluzione più consistente con un incremento di quasi 15 punti percentuali negli ultimi trent’anni. L’ascesa economica di queste geografie è evidente anche dal lato della produzione manifatturiera. Attratti dal basso costo della manodopera e dalla necessità di un presidio in mercati ad alto potenziale di domanda, un numero crescente di imprese dei paesi avanzati ha optato per l’internazionalizzazione dei processi produttivi in queste economie: ciò in parte spiega perché dal 1990 al 2010 la produzione manifatturiera dei paesi del G7 sul totale mondiale è diminuita di circa il 18% , facendo strada, tra gli altri, ad alcuni paesi emergenti quali Cina, India, Indonesia, Polonia e Thailandia.

 

Uno degli effetti della globalizzazione è stato quello di favorire lo sviluppo dei paesi emergenti che nel tempo hanno assunto un ruolo geopolitico sempre più rilevante. Con l’economia che è diventata sempre più integrata e competitiva, gli equilibri mondiali sono mutati. I paesi avanzati hanno visto diminuire il proprio peso sul Pil globale a scapito della quota detenuta dai paesi emergenti (Figura 1); su tutti, la Cina ha mostrato l’evoluzione più consistente con un incremento di quasi 15 punti percentuali negli ultimi trent’anni. L’ascesa economica di queste geografie è evidente anche dal lato della produzione manifatturiera. Attratti dal basso costo della manodopera e dalla necessità di un presidio in mercati ad alto potenziale di domanda, un numero crescente di imprese dei paesi avanzati ha optato per l’internazionalizzazione dei processi produttivi in queste economie: ciò in parte spiega perché dal 1990 al 2010 la produzione manifatturiera dei paesi del G7 sul totale mondiale è diminuita di circa il 18%[1], facendo strada, tra gli altri, ad alcuni paesi emergenti quali Cina, India, Indonesia, Polonia e Thailandia.

 

 

 

Figura 1: quota Pil* economie avanzate ed emergenti** su Pil globale (%)

 

 

a 

 

 

* Pil a parità di potere d’acquisto (PPA)

** Economie avanzate ed emergenti identificate seguendo la definizione del Fondo monetario internazionale (Fmi)

 

Fonte: elaborazioni SACE su dati Fmi

 

 

La crescita delle economie emergenti non si arresterà nei prossimi anni e con essa aumenterà anche la capacità di domandare prodotti dall’estero. Se è vero che i paesi avanzati sono (e resteranno) destinazioni imprescindibili per le imprese italiane, con Germania, Francia e Stati Uniti che rappresentano circa il 30% del totale esportato, occorrerà approcciare con maggiore incisività i mercati emergenti. La nostra quota di mercato infatti è ancora piuttosto modesta in molte di queste geografie e in diversi casi inferiore a quella dei principali peer (soprattutto della Germania), ma le imprese italiane che hanno esteso il loro raggio di azione hanno buone prospettive davanti e, già nella fase di avvio del 2017, stanno raccogliendo ottimi risultati: l’export made in Italy è infatti in forte crescita verso la Cina (+28,4% nei primi sei mesi dell’anno), l’area del Mercosur (+19,0%), i Paesi Asean (+17,7%), l’Africa subsahariana (+13,0%) e l’India (+10,0%).

 

 

Nel Rapporto Export 2017 di SACE sono state individuate 15 geografie prioritarie[2], quasi tutte economie emergenti. Sono solo pochi esempi di mercati ad alto potenziale e ve ne sono molti altri: Filippine e Malaysia in Asia, Senegal in Africa, Turchia in Medio Oriente, Colombia in America Latina, Polonia e Ungheria nell’Europa dell’Est, e così via. Occorre tenere in considerazione anche l’aspetto demografico di alcune di queste economie: soltanto Cina e India rappresentano oltre un terzo della popolazione mondiale; l’Indonesia è un mercato di oltre 260 milioni di abitanti.

 

 

Molti di questi paesi offrono buone opportunità già da ora, altri sono “mercati del domani”, per i quali però occorre attrezzarsi oggi per farsi trovare preparati in futuro. I nostri principali competitor stanno già correndo, siamo in grado di fare altrettanto?

 

[1] R. Baldwin, “The Great Convergence”, 2016.

[2] Stati Uniti, Cina, Russia, EAU, Repubblica Ceca, Arabia Saudita, Messico, India, Brasile, Sudafrica, Indonesia, Vietnam , Qatar, Perù e Kenya.

 

 



Desideri ulteriori informazioni?
Compila il modulo e ti risponderemo al più presto.
Varie 16 aprile 2024
Tra gennaio e febbraio le vendite italiane oltreconfine sono risultate in rialzo dello 0,8%, sul supporto dei valori medi unitari (+1%) e a fronte di un contributo pressoché nullo del dato in volume (-0,2%).
Focus On 10 aprile 2024
Con una crescita del 2,9% medio annuo nei prossimi tre anni, l'export italiano di vini raggiungerà nel 2026 gli €8,5 miliardi. 7 bottiglie su 10 che varcano i confini nazionali sono di vino, 3 di spumante. Veneto, Piemonte e Toscana le maggiori regioni esportatrici e Stati Uniti, Germania e Regno Unito le maggiori destinazioni. Ottime opportunità di crescita, trainate anche dai consumi internazionali che nel 2024-25 aumenteranno del 2,3% annuo, provengono anche da Giappone, Cina, Corea del Sud ed Emirati Arabi Uniti. L'intelligenza artificiale arriva anche nel settore vinicolo offrendo numerosi vantaggi in termini di qualità, efficienza e sostenibilità della produzione.
Varie 15 marzo 2024
A gennaio 2024 il valore dell’export italiano è rimasto pressoché stabile su base annua (-0,2%). L’incremento dei valori medi unitari (+1,7%) è stato compensato da una simile riduzione del dato in volume (-1,8%).