Focus On 13 settembre 2016

India: fuoco di paglia o nuova chance per l’export italiano?

Nel 2015 l’India è tornata a crescere a due cifre come destinazione dell’export italiano. I dati del primo semestre 2016, tuttavia, indicano un calo delle vendite italiane nel Paese (-5,8%) rispetto al medesimo periodo 2015. E’ stato un fuoco di paglia?

Nel 2015 l’India è tornata a crescere a due cifre come destinazione dell’export italiano (+10,3%). I dati del primo semestre 2016, tuttavia, indicano un calo delle vendite italiane nel Paese (-5,8%) rispetto al medesimo periodo 2015. E’ stato un fuoco di paglia?

 

La flessione delle esportazioni italiane dell’ultimo semestre è tuttavia riconducibile a una contestuale – e ben più marcata - riduzione dell’import indiano (-14,7%). La quota di mercato dell’export italiano è infatti andata crescendo, seppure in maniera marginale.

 

Il calo non è stato generalizzato: ci sono settori, come quelli del Made in Italy “tradizionale” e alcuni comparti della meccanica strumentale – in particolare i macchinari ad uso speciale - che hanno mostrato una buona vitalità.

 

Il mercato indiano continua a offrire buone chance per l’export italiano, anche alla luce della nuova strategia del governo indiano che punta a fare del Paese un nuovo hub manifatturiero attraverso il programma “Make in India”.

 

Resta, tuttavia, un mercato con una forte concorrenza (soprattutto cinese e coreana), caratterizzato da numerose barriere tariffarie e non, e dove la classe consumatrice è a uno stadio di sviluppo inferiore rispetto a quella cinese e con capacità di spesa e preferenze differenti.

 

Occorre quindi approcciarsi all’India con una view di lungo periodo, concentrando i propri sforzi in alcuni comparti della meccanica strumentale (come i macchinari per usi speciali) e valutando un approccio attivo all’internazionalizzazione, attraverso una presenza diretta in loco.

 

Per la nota completa scarica il pdf

Documenti

Desideri ulteriori informazioni?
Compila il modulo e ti risponderemo al più presto.
Focus On 18 settembre 2025
Il settore nautico italiano è una delle eccellenze del Made in Italy, con un giro d'affari di €16,4 miliardi e oltre €3 miliardi di valore aggiunto. L'industria, che comprende quasi mille imprese e impiega oltre 30mila addetti, è tra i leader mondiali nel settore. L’innovazione e la sostenibilità sono i motori della crescita, con le infrastrutture portuali che giocano un ruolo chiave per la competitività e l’internazionalizzazione dell’intero settore. SACE supporta il settore con soluzioni finanziarie su misura per promuovere l'internazionalizzazione e la crescita sostenibile.
Focus On 18 giugno 2025
In Italia, i porti turistici non sono semplici punti di attracco, ma infrastrutture strategiche che svolgono un ruolo chiave nella mobilità costiera, nella promozione del turismo e nel rafforzamento delle relazioni economiche, culturali e commerciali. Sono un volano per la crescita delle filiere produttive locali e per lo sviluppo sostenibile dei territori e contribuiscono in modo significativo alla competitività del sistema Paese. Il settore della portualità turistica è oggi chiamato ad affrontare sfide decisive: dall’ammodernamento delle infrastrutture portuali al miglioramento dell’accessibilità via terra e via mare, fino agli investimenti in innovazione tecnologica e servizi digitali avanzati. Per rendere l’Italia sempre più competitiva nel panorama internazionale, è essenziale garantire un’offerta omogenea e di alta qualità su tutto il territorio nazionale. Solo così sarà possibile attrarre un numero crescente di imbarcazioni e turisti, sostenere la crescita economica e rafforzare l’attrattività internazionale del Paese, ed è qui che entra in gioco la collaborazione tra SACE e Assonat per l’implementazione del primo Piano per la portualità turistica italiana.
Varie 18 febbraio 2025
Nel 2024 l’export ha registrato una lieve flessione su base annua (-0,4%), a riflesso del dato negativo in volume (-2,4%) non pienamente compensato dall’incremento dei valori medi unitari (+2,1%).