Sasso nello stagno 09 ottobre 2017

I paesi “Stan”: l’export italiano che non ti aspetti

Nonostante la recessione economica e le forti svalutazioni, l’export italiano nei paesi “Stan” ha mantenuto un andamento positivo, seppure altalenante. Come spiegare questo fenomeno? Negli ultimi anni il calo del prezzo del petrolio e la recessione della Russia e le forti svalutazioni delle monete nazionali (che in alcuni paesi hanno perso più del 50% del proprio valore in un anno) hanno indebolito i paesi un tempo membri dell’ex Unione Sovietica come Kazakistan, Azerbaijan, Uzbekistan, ecc. Questi paesi risultano oggi maggiormente aperti al commercio globale e l’interscambio con l’Italia conferma questa tendenza.

Nonostante la recessione economica e le forti svalutazioni, l’export italiano nei paesi “Stan” ha mantenuto un andamento positivo, seppure altalenante. Come spiegare questo fenomeno? Negli ultimi anni il calo del prezzo del petrolio e la recessione della Russia e le forti svalutazioni delle monete nazionali (che in alcuni paesi hanno perso più del 50% del proprio valore in un anno) hanno indebolito i paesi un tempo membri dell’ex Unione Sovietica come Kazakistan, Azerbaijan, Uzbekistan, ecc. Questi paese risultano oggi maggiormente aperti al commercio globale1 e l’interscambio con l’Italia conferma questa tendenza.

 

Malgrado le criticità economiche il valore delle merci esportate dall’Italia in questi paesi negli ultimi anni si è attestato intorno ai € 2 miliardi, con un andamento positivo, nonostante alcune flessioni nelle diverse geografie. Il rallentamento economico e la perdita di valore delle monete sembrano aver agito solo in parte come deterrente all’acquisto del Made in Italy. Questo fenomeno può essere riconducibile a vari elementi, legati alla tipologia merceologica e alla natura degli acquirenti.

 

stan

 

 

La meccanica strumentale è il settore principale delle esportazioni italiane nell’area, grazie alla vendita di macchinari destinati ai giacimenti di petrolio e gas del Kazakistan, Azerbaijan e Turkmenistan, dove l’Italia è presente come fornitore nonostante le oscillazioni del settore e la difficile gestazione di alcuni progetti. Tali aziende, seppure duramente colpite dal calo del prezzo degli idrocarburi, generano le proprie entrate in valuta forte (dollari o euro), mitigando parzialmente gli effetti della svalutazione e potendo quindi mantenere un discreto livello di investimenti.

 

Un discorso diverso vale per le esportazioni di beni di consumo, come abbigliamento e prodotti alimentari in paesi come la Georgia, l’Azerbaijan e il Kazakistan. Tali beni hanno registrato un calo della domanda, mostrando tuttavia una limitata influenza alle oscillazioni di prezzo, considerazione valida in particolare per i beni di lusso. Anche i beni dell’arredamento e dei servizi di alloggio e ristorazione, destinati al settore del turismo in crescita nella regione, riportano buoni risultati in particolare in Kazakistan e Georgia (dove si trovano le mete sciistiche e balneari) e in Azerbaijan e Kazakistan (dove si trovano i poli congressuali e fieristici).

 

Flussi importanti riguardano le esportazioni di macchinari per l’industria, come quella automobilistica in Uzbekistan e tessile in Tajikistan. Questi settori sono stati maggiormente colpiti dalle fragilità dei paese, con un calo delle esportazioni italiane che tuttavia ha risparmiato i comparti a più valore aggiunto e le aziende locali più attive sui mercati esteri.

 

Tali paesi restano geografie fragili ed esposte ad un rischio di deterioramento dello scenario. Sarà cruciale per le imprese saper cogliere le opportunità offerte, purché gestite con cautela e conoscenza delle peculiarità locali.

 

 

1 I paesi rientrano nell’iniziativa One Belt One Road (OBOR) che unirà la Cina con l’Europa tramite una rete infrastrutturale ideata per efficientare i flussi commerciali.

2 I dati comprendono: Azerbaijan, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Tajikistan, Turkmenistan, Uzbekistan. I dati del 2017 corrispondono ai primi 5 mesi dell’anno.


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