Varie 16 febbraio 2021

Che export tira? Dicembre 2020

Il 2020 si è chiuso con una flessione dell'export italiano di beni del 9,7% rispetto all'anno precedente, il dato peggiore dalla crisi del 2009 ma comunque superiore alle attese.

1. Il mese di riferimento

La congiuntura. Nonostante si sia registrato un calo rispetto al mese precedente (-3,8% dic. 20 vs. nov. 20), il dato trimestrale mostra un andamento positivo (+3,3% nell’ultimo trimestre rispetto a lug-set).

 

Il trend. A dicembre si è osservata una crescita delle esportazioni in termini tendenziali (+3,3% rispetto a dicembre 2019), con un rialzo dei volumi e una sostanziale stabilità dei valori medi unitari.

 

Contesto globale. Rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, la domanda è cresciuta soprattutto nei mercati extra-Ue (+4,1%) in particolare in Cina, Africa settentrionale e Mercosur. In Ue crescono soprattutto la domanda polacca, ceca e tedesca.

 

2. Come è andata nel 2020

Il 2020 si chiude con le esportazioni in calo del 9,7% rispetto al 2019, il dato peggiore dalla crisi del 2009 ma comunque superiore alle attese (-11,3% la «ottimistica» previsione di SACE). Particolarmente colpiti dallo shock pandemico tessile e abbigliamento (-19,5% rispetto al 2019), meccanica strumentale (-12,6%) e legno e carta (-11,7%).

  

 

2.1. Dentro e fuori l’Unione Europea

In alcuni Paesi comunitari la contrazione è stata inferiore alla media. Nell’Ue, si segnalano le performance di Polonia (-4,1% 2020 vs 2019), Germania (-4,8%) e Paesi Bassi (-6,2%), con l’eccezione positiva del Belgio (+4,3%).

 

Tra i mercati extra-Ue si segnalano, invece, Cina (-0,6%), Svizzera (-2,9%), e Stati Uniti (-6,7%). Particolarmente negative le esportazioni dirette verso Africa Settentrionale (-15,1%), Paesi Opec (-15,8%), Paesi Asean (-16,1%), e India (-23,9%).

 

 

2.2. Focus Paesi

Nel 2020 si osserva una flessione superiore alla media del settore tessile in Svizzera, Stati Uniti e Spagna (rispettivamente -20,8%, -27,4% e -25,8% rispetto al 2019); le performance dei prodotti agricoli sono positive in Svizzera (+15%) e leggermente negative in Spagna (-1,1%), mentre si rileva un forte calo verso gli Stati Uniti (-12,8%). È in crescita verso tutti e tre i Paesi la domanda di articoli farmaceutici (US +1%, Svizzera +2,1%, Spagna +4,5%). Nonostante la crisi del settore, le vendite di autoveicoli verso Berna e Washington sono meno negative della media (rispettivamente -4,4% e -3,5%).

 

 

2.3. Focus industrie e settori

Tutti i raggruppamenti principali di industrie chiudono il 2020 in territorio negativo. La flessione risulta relativamente più contenuta per i beni intermedi (-7,5% rispetto al 2019), che si sono mostrati resilienti dopo i mesi di lockdown. Dinamica analoga per i beni di consumo (-7,5%), trainati dai beni non durevoli (-6,5%) il cui andamento è stato influenzato positivamente dalla performance di alimentari e bevande e dei prodotti farmaceutici. In dicembre i beni di consumo durevoli mostrano un inizio di ripresa (+6,7% dic.20 vs. dic.19), pur rimanendo in forte contrazione nella media dell’intero anno (-12%).

Più marcato, invece, il calo per i beni strumentali (-11,6%), che hanno sofferto delle scelte di imprese e famiglie in questo anno particolarmente incerto.

Chiudono il 2020 con una flessione moderata i prodotti chimici (-5%) e quelli in gomma e plastica (-7,7%), a conferma della ripresa globale in atto, data la loro natura di anticipatori del ciclo economico. Per i primi, l’export è stato positivo verso Cina (+22,5%) e Belgio (+8,9%). I secondi registrano una buona performance in Cina (+12,6%) e Stati Uniti (-5,7%).

Il calo per gli autoveicoli è stato marcato, specie per i Paesi Ue (-13,7%). Malgrado le cadute a doppia cifra verso alcuni importanti mercati quali Spagna (-31,2%), Regno Unito (-22%) e Francia (-12,5%), non mancano eccezioni positive tra cui Germania (+1,9%) – primo mercato per questi beni con vendite pari a quasi 7 mld di euro – e Belgio (+5%).

 

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