Studi SACE - 20 dicembre 2010

Rapporto Export 2010-2014

Dopo il calo del 20,9% registrato nel 2009, l’export italiano di beni torna a crescere a un tasso annuo medio dell’8,4% nel periodo 2010-2012, con un picco del 10,3% quest’anno e un tasso medio del 7,4% nel prossimo biennio (+8,1% nel 2011 e +6,7% nel 2012). Il pieno recupero rispetto ai valori pre-crisi è tuttavia atteso solo nel 2013, quando le nostre esportazioni raggiungeranno il valore di € 395 miliardi.

Sono queste le principali previsioni del Rapporto Export 2010-2014 di SACE, dal titolo Qualcosa è cambiato, che evidenzia come la crisi abbia rivoluzionato la geografia dei rischi e delle opportunità per le imprese.

Vincono le eccellenze. Il Made in Italy ha dimostrato una buona capacità di reazione alla crisi, ma non in modo generalizzato: hanno subìto minori riduzioni di domanda e redditività le imprese che sono state in grado di attuare processi virtuosi di ristrutturazione prima del 2008, per poi far fronte alle difficoltà dei mercati tradizionali riposizionando le proprie azioni commerciali ed investimenti verso mercati a maggiore crescita. Nello scenario competitivo internazionale, i tassi di crescita dell’export italiano risultano simili a quelli della Francia e di paesi export-led come Canada e Giappone. Sono invece inferiori a quelli della Germania, che beneficia del forte aumento della produttività dell’industria manifatturiera (avvenuto tra il 2002 ed il 2006), e degli Stati Uniti, che allo scoppio della crisi hanno puntato sull’export per ridurre il deficit della bilancia commerciale.

Cambia la geografia delle opportunità. Dalle previsioni emerge una crescita sostenuta dell’export italiano verso i maggiori mercati emergenti, in primis Brasile, Turchia e Cina, e una maggiore propensione a orientarsi verso destinazioni meno vicine, sia geograficamente che culturalmente, ai nostri imprenditori. L’incidenza dell’export verso i paesi avanzati rispetto al totale, seppure rilevante, continuerà infatti a diminuire, passando dal 68% del 2005 al 58% del 2014.La crescita dell’export verso le economie emergenti “avanzate”, dopo il balzo atteso per il 2010 (+13,6%), sarà mediamente superiore al 9% annuo, tre punti percentuali in più della performance attesa verso i mercati di destinazione più tradizionali. La dinamica del fatturato estero verso gli emergenti “in senso stretto” sarà, invece, più vicina a quella complessiva (+7,3%).

Cambia la struttura settoriale delle esportazioni. Le previsioni indicano un incremento del peso dei beni intermedi (dal 27,3% del 2009 al 29,9% del 2014) e d’investimento (dal 40,7% al 41,5%) rispetto all’export italiano totale, a fronte di una graduale riduzione dell’incidenza dei beni di consumo. Anche le dinamiche di crescita saranno differenziate per settore industriale, con i beni intermedi – che guidano l’attuale ripresa (+16,4% nel 2010) – a registrare la crescita più veloce, seppure con un rallentamento nel prossimo biennio (+8,8%). La crescita dell’export dei beni di investimento sarà intensa: +10,4% nel 2010, +7,9% nel biennio 2011-12. Più contenuto l’incremento per i prodotti agricoli, con tassi di crescita di poco inferiori a quelli storici (+5,5% in media) e per i beni di consumo, che difficilmente registreranno tassi superiori al 5%.

FOCUS AREE GEOGRAFICHE

 
Sono i paesi emergenti con sistemi economici più avanzati, basi industriali consistenti e classi medie in crescita a trainare la ripresa del nostro export.
In America Latina, la crescita complessiva delle esportazioni italiane segnerà un +14% medio annuo nel periodo 2010-2012, trainata da Brasile (+16,9%) e Cile (+11,1%).
In Asia l’incremento sarà del 10%, con Cina e India in pole position (rispettivamente +13,1% e +12%), e Indonesia (+12,6%) e Malesia (+12,3%) a seguire.
Turchia e Russia si confermano i mercati di punta dell’Europa Emergente, con una crescita nel triennio, rispettivamente, del 15,8% e dell’8,2%. Si prospetta un ruolo crescente per la Polonia (+7,1%) e la Repubblica Ceca (+8,3%).
In Nord Africa l’export italiano registrerà un +7,6%, trainato soprattutto dalla domanda tunisina di beni intermedi; in Africa Sub-sahariana si segnalano invece le performance di Nigeria (+10%) e Sudafrica (+8,9%).
Il Medio Oriente sconta gli effetti della bolla immobiliare. È l’unica area in cui l’export italiano registrerà una crescita negativa nel 2010 (-2%) per poi riprendersi nel biennio successivo (+5,8%). Si confermano i mercati più dinamici l’Arabia Saudita (+4,6% nel triennio) e il Qatar (+4,9%).
Nei mercati avanzati, il ritorno a livelli pre-crisi richiederà tempo, dovendo scontare il profondo calo della domanda. Vi sono però singoli mercati come Germania e Stati Uniti dove il nostro export continuerà a crescere a tassi favorevoli (rispettivamente dell’8,3% e del 7,7%).

FOCUS SETTORI


I beni intermedi anticipano i segnali di ripresa del ciclo industriale. In media, nel triennio 2010-2012 l’export in questo comparto registrerà un incremento significativo (+11,3%), grazie soprattutto alla performance del settore estrattivo (+13,9%) e della chimica-farmaceutica (+12,3%).
Più lenta ma più duratura, la ripresa dei beni d’investimento, per i quali la domanda globale raggiungerà il suo massimo nel biennio 2012-2013, con il completo recupero del ciclo degli investimenti nei mercati avanzati. Le esportazioni italiane in questo comparto registreranno un incremento medio dell’8,7% nel 2010-2012 e, in particolare, del 6% nel comparto della meccanica strumentale, nel quale l’Italia si conferma il quarto player mondiale con una quota di mercato del 9%.
Per quanto riguarda i beni di consumo del Made in Italy più tradizionale (prodotti alimentari, moda e arredamento) la crescita sarà complessivamente più moderata (+4,9%), ma con risultati al di sopra della media nei mercati emergenti “avanzati”: qui alimentari e bevande segneranno un +6,4% nel 2010-2014, i mobili un + 7,3% e la moda un +6,7%. In quest’ultimo settore le migliori opportunità saranno per i beni di fascia medio-alta, dove l’Italia risente meno della concorrenza internazionale, specialmente asiatica. Nel tessile e abbigliamento la crescita dell’export non supererà il 5% ma la ripresa premierà le imprese che avevano avviato, prima della crisi, processi di ristrutturazione e quelle del “lusso accessibile”.

Quali settori per quali paesi: le migliori opportunità per il Made in Italy


Dalle previsioni dell’export italiano emergono alcune opportunità geografico settoriali particolarmente promettenti per il biennio 2011-2012.
Gomma e plastica in Turchia (+14,3%). Buone le prospettive per le forniture di pneumatici e altre lavorazioni in gomma, oltre che di materiali plastici per i processi industriali (stampi, rulli e materiale per imballaggio) e per la produzione di beni di consumo (rivestimenti per pavimenti, vasellame, articoli per la cosmetica).
Metalli in Tunisia (+11,9%). I piani di ammodernamento del paese in diversi settori dell’economia, dalle infrastrutture alla produzione di energia solare, spingono l’export di metalli italiani, in particolare dei prodotti in rame (cavi).
Meccanica strumentale in Brasile (+11,5) e Cile (+7,4%). In Brasile la produzione industriale e la ripresa degli investimenti delle imprese alimentano la domanda di macchinari, mentre il comparto degli elettrodomestici risente positivamente degli incentivi fiscali, delle condizioni favorevoli del credito al consumo e indirettamente dalla ripresa del settore edilizio. In Cile vi sono interessanti opportunità anche per un comparto di nicchia come quello dei macchinari per l’agricoltura, in particolare le attrezzature legate al settore enologico.
Apparecchiature elettriche in Cina (+11,1%) e Malesia (+8,5%). Cresce la capacità di generazione energetica nei due paesi, con ricadute positive per gli esportatori italiani. Se la Cina si può considerare una destinazione consolidata per l’Italia, con esportazioni del settore che raggiungono i € 630 milioni nel 2010, la Malesia è un mercato in espansione, con livelli di vendite più contenuti (€ 120 milioni nel medesimo periodo) ma in progressivo aumento.
Mezzi di trasporto in Sudafrica (+9,3%). Sta crescendo l’industria dell’auto nel paese, hub produttivo per tutta l’Africa sub-sahariana e per le maggiori multinazionali, ampliando le potenzialità per l’export italiano di mezzi di trasporto e componentistica.
Chimica in Germania (+9,1%). La Germania si conferma primo partner commerciale per l’Italia, con stime di export di beni superiori ai € 40 miliardi nel 2010. L'incidenza dei beni intermedi è aumentata progressivamente, passando da 20% del totale del nostro export nel paese nel 2000 al 30% odierno. La performance dell’export del settore chimico è particolarmente positiva nel 2010 (+18,9%) e registrerà un tasso di crescita medio dell’8% circa nel periodo 2011-14, con un contributo significativo dei prodotti chimici organici utilizzati principalmente nelle industrie alimentari e in quelle che realizzano prodotti detergenti e sanificanti.
Arredamento in Russia (+6,6%). La crescita della classe media e l’assenza di marchi di design locali alimentano l’attenzione per i prodotti del Made in Italy. Lo sviluppo del settore turistico fa da volano: i mobili italiani di fascia medio-alta arredano le navi da crociera e gli hotel russi.
Tessile in Egitto (+6,2%). In Egitto la produzione ed esportazione di capi d’abbigliamento è in espansione, facilitata dalla progressiva riduzione delle restrizioni all’import nel settore. Gli importatori locali, spesso proprietari dei punti di distribuzione, tendono a importare consistenti quantità di filati e tessuti considerati più competitivi dal punto di vista qualità/prezzo rispetto alle produzioni locali.
 

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