Scenari SACE - 06 aprile 2011

F.A.Q. - Crisi Nord Africa e Medio Oriente

Cosa mi devo aspettare per il prossimo futuro in Nord Africa?

In Tunisia e in Egitto la situazione appare in via di stabilizzazione, pur nell’incertezza che ha spinto i nostri analisti a mantenere i due paesi sotto stretto monitoraggio e outlook negativo.
Decisamente più preoccupante è la situazione in Libia, con una struttura socio-politica clanica, una classe media non ancora pienamente sviluppata ed un esercito che non può svolgere un ruolo di garanzia come in Egitto. Proseguono le ostilità nel paese, diviso tra forze pro-governative e opposizione, iniziate a metà febbraio. Le Nazioni Unite e l’Unione Europea hanno approvato misure sanzionatorie nei confronti di individui e istituzioni economico-finanziarie che possano rappresentare fonti di finanziamento per la famiglia Gheddafi. I nostri esperti considerano due possibili scenari, entrambi di grande cautela.
Un possibile scenario è che Gheddafi resti al potere ancora a lungo. Il paese potrebbe andare incontro a isolamento diplomatico oltre a nuove sanzioni internazionali. Sono probabili ulteriori misure di ritorsione economica nei confronti degli stranieri, interruzioni nell’attività dell’oil & gas e sospensione delle attività delle imprese estere in generale.
Se invece il regime dovesse cadere, vi sarebbe il problema di individuare una leadership alternativa. La forte affiliazione tribale e l’assenza di partiti, elezioni e di una costituzione, congiuntamente alla debole presenza di una società civile organizzata, influenzeranno negativamente una futura riorganizzazione del paese. Anche qualora la situazione si stabilizzasse, il contesto economico-operativo risulterebbe fortemente compromesso, soprattutto a causa del ruolo preponderante del settore pubblico in tutti i settori dell’economia, incluso quello bancario.

E per il Bahrein?

Anche qui la situazione richiede la massima cautela. Sotto il profilo della sicurezza, vi sono preoccupazioni per il contenimento della crisi a seguito dell’intervento dei soldati sauditi deciso dal Consiglio di Cooperazione dei Paesi del Golfo per il ripristino della sicurezza e la protezione delle infrastrutture in Bahrein, ma definito un "atto di guerra" dall'opposizione sciita.
Sotto il profilo economico-finanziario, peggiorano le prospettive di crescita per tutta l’area. Nonostante l’aumento del prezzo del petrolio il nostro Ufficio Studi stima che il Bahrein registrerà nel 2011 un deficit fiscale del 6%, un debito pubblico pari al 30% del PIL e un debito estero del 150% del PIL (il più alto tra i paesi del Golfo). Il conflitto in Libia, i disordini in Bahrein e i rischi di contagio in Arabia Saudita potrebbero determinare un’ulteriore escalation del prezzo del Brent nei prossimi mesi.
 

Il Bahrein potrà contagiare gli altri paesi del Golfo?

I rischi ci sono. Occorre tenere sotto controllo l’esito dell’operazione di contenimento coordinata dal Consiglio di Cooperazione dei Paesi del Golfo. Ci sono stati episodi di rivolta in Kuwait, Oman, Yemen e tentativi di organizzare proteste anche in Arabia Saudita. II Qatar e gli Emirati Arabi Uniti sembrano essere i paesi meno a rischio poiché presentano i livelli di disoccupazione più bassi della regione (rispettivamente 0,5% e 2,4%) e il reddito pro-capite più alto (rispettivamente di circa USD 74.000 e USD 47.000).
 

SACE ha modificato il proprio atteggiamento nei confronti dei paesi interessati dall’ondata di rivolta?

Solo in parte. SACE continua ad assistere i propri assicurati nell’area. Ovviamente ha rafforzato il monitoraggio, ma non ha “chiuso” le porte alle imprese che intendono operare in questi paesi. Ha mantenuto invariate le proprie condizioni di assicurabilità, pur con un approccio prudenziale che implica un’attenta valutazione delle singole nuove operazioni caso per caso.
Per consentire una più approfondita valutazione delle nuove operazioni è stata temporaneamente sospesa la possibilità di richiedere coperture assicurative verso questi paesi attraverso la piattaforma online “Export Plus”. Ogni richiesta dovrà essere inoltrata alla sede territoriale di SACE più vicina.
SACE ha inoltre mantenuto invariato il risk rating di Egitto (M2), Tunisia (M1) e Bahrein (M1), ma ha rivisto l’outlook da “stabile” “negativo”.
Diverso è il caso della Libia, dove SACE ha deciso di chiudere la propria operatività, in considerazione della gravità della situazione nel paese che ha le caratteristiche della guerra civile, delle implicazioni negative su prospettive economiche e contesto operativo e del permanere di un livello di sicurezza inadeguato.
 

Opero su questi mercati e sono interessato ad assicurare le mie transazioni. Cosa posso fare?

Prima di concludere un contratto commerciale con un acquirente estero è importante individuare, comprendere e valutare i rischi di varia natura relativi alla controparte e al paese di destinazione delle proprie esportazioni. Già durante la fase di valutazione dell’iniziativa e negoziazione del contratto commerciale, puoi richiedere a SACE un “parere preliminare”: un servizio disponibile online con una spesa contenuta che permette di ottenere una valutazione sull’affidabilità dell’acquirente estero e sulla fattibilità dell’operazione, con una stima dei costi di un’eventuale copertura assicurativa. Tale parere è frutto di analisi svolte dall’Ufficio Studi e dal centro di analisi rischi di SACE rispettivamente sul paese e sull’acquirente estero. I pareri preliminari possono essere richiesti direttamente online attraverso il portale di SACE Export Plus. Per assistenza o informazioni puoi contattare il numero verde 800 269264 o rivolgerti alla sede di SACE più vicina (che è peraltro in grado di gestire autonomamente l’intero processo di domanda, valutazione ed emissione delle coperture assicurative).
 

Come posso assicurarmi da rischi difficilmente controllabili come quelli legati ad eventi di natura politica?

SACE ha una gamma di prodotti assicurativo-finanziari adatti a coprire tutti i tipi di rischi, non solo di natura commerciale, ma anche di natura politica. La “Polizza Investimenti” ti consente di proteggere i versamenti in conto capitale - da effettuarsi in aziende estere sia in cash, che attraverso apporti di beni capitali, tecnologie, marchi e licenze ovvero di finanziamenti e/o garanzie a imprese controllate – da: (a) eventi unilaterali posti in essere dai governi ospitanti che sfocino in nazionalizzazioni, espropri, (b) restrizioni all’accesso alla valuta estera che impediscano di rimpatriare il capitale investito oppure i redditi da esso generati, e (c) da atti di violenza politica.
 

Cosa insegna a chi fa business all’estero la crisi nordafricana e mediorientale?
 

Innanzitutto, il fatto che un paese e le sue imprese non abbiano trascorsi di difficoltà nei pagamenti e abbiano dimostrato negli anni una buona capacità di tener fede agli impegni non garantisce di per sé la sicurezza dei propri affari. Occorre valutare la presenza di rischi socio-politici più “sotterranei”che sul lungo periodo possono avere impatti molto forti sul business. Quando si opera all’estero, e non solo nei paesi nordafricani, è sempre importante individuare, comprendere e valutare, a 360°, i rischi di ogni tipo relativi alla controparte e al paese di destinazione di export o investimenti.
È nostra opinione che, dopo il prepotente ritorno del rischio di credito nelle sue varie forme (bancario prima e sovrano poi), vi sia stato un ritorno forte del rischio politico. I recenti sommovimenti sono la prova di come rischi economico-finanziari e rischi politici siano strettamente correlati: le recessioni economiche spesso conducono a una crescente instabilità politica, ed è per questo che la crisi degli ultimi anni ha avuto inevitabili ripercussioni sul profilo di rischio “politico” di molti paesi, inteso non solo nell’accezione base di “rischio CEN” (confisca, esproprio, nazionalizzazione) ma anche come rischio di “violenza politica” tout court.
 

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