Scenari SACE - 23 agosto 2011

F.A.Q - Crisi Nord Africa e Medio Oriente

Alla luce delle forti tensioni che continuano ad interessare l’area, SACE ha rafforzato il proprio monitoraggio su tutti i Paesi, mantenendo invariate le proprie condizioni di assicurabilità, pur con un approccio prudenziale che implica un’attenta valutazione delle singole nuove operazioni caso per caso.

Abbiamo raccolto qui di seguito le risposte alle domande più frequenti delle imprese italiane che operano in Nord Africa e Medio Oriente.

Per assistenza o informazioni contatta il numero verde 800 269264 o rivolgiti alla sede di SACE a te più vicina.

 

Cosa mi devo aspettare per il prossimo futuro in Nord Africa?
Nonostante i segnali di normalizzazione e di ripresa delle attività produttive, la cautela è d’obbligo in tutti i Paesi nordafricani. Particolare prudenza è richiesta almeno fino al prossimo autunno, quando le elezioni (a ottobre in Tunisia e a novembre in Egitto) saranno un importante banco di prova della sostenibilità degli assetti usciti dai sommovimenti che hanno attraversato la regione.
Per le imprese che operano in questi mercati, è innegabile che l’instabilità stia avendo ripercussioni sulle tempistiche dei lavori e dei pagamenti, senza contare i disagi derivanti dai danneggiamenti ad alcune forniture. Nel breve termine è inoltre verosimile attendersi un aumento degli squilibri fiscali e di criticità legate ad espropri, mancato trasferimento valutario e violenza politica. Particolare attenzione merita la decisione del governo egiziano di non ricorrere agli aiuti del FMI, puntando solo su forme di supporto finanziario bilaterale e riduzione del deficit pubblico per fronteggiare le sfide economiche di breve termine.
Anche in Marocco, la situazione è ancora incerta. Le tensioni regionali hanno accelerato il processo di riforma politica senza intaccare per il momento la centralità del ruolo del sovrano, mentre il malcontento sociale, alimentato da povertà e disoccupazione, continua a soffiare sul fuoco del malcontento. La stesura della nuova legge elettorale, prima delle prossime elezioni parlamentari in ottobre, sarà parte integrante del processo di riforma ma suscita ancora perplessità tra i principali partiti.
I maggiori interrogativi restano ovviamente legati alla Libia che, nonostante l’intervento della Nato e le sanzioni internazionali, continua ad essere divisa tra forze leali al governo di Gheddafi e le forze sotto il controllo del Consiglio Nazionale Transitorio, che gode di un maggiore riconoscimento a livello internazionale.

E per la Siria?
In Siria i rischi sono molto elevati, in particolare nella regione meridionale e nelle zone costiere settentrionali, oltre che nelle aree più colpite (Homs e Daraa). Nonostante le pressioni diplomatiche degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, la condanna delle violenze del regime da parte dell’Onu, il presidente Bashar al-Assad non intende dimettersi e insiste con il suo piano di riforme per il Paese mentre gli scontri si fanno sempre più duri e la lealtà delle forze di sicurezza comincia a essere in discussione. L’eventuale caduta del regime siriano, legata anche alle crescenti difficoltà economiche, comporterebbe un aumento dell’instabilità nella regione.
Anche in questo caso come per il Nord Africa, sono in forte aumento i rischi politici, intesi non solo nell’accezione base di “rischio CEN” (confisca, esproprio, nazionalizzazione) ma anche come rischio di “violenza politica” tout court. In questo contesto è naturale attendersi sensibili ripercussioni anche sulle tempistiche dei lavori e dei pagamenti.
Le violenze hanno comportato una riduzione delle prospettive di crescita e una battuta di arresto per le riforme e le liberalizzazioni avviate negli ultimi anni (in particolare nei settori bancario, elettrico e telecomunicazioni). Sebbene ad oggi non si siano registrate cancellazioni di progetti di maggiore rilevanza, alcuni investitori hanno interrotto la loro attività nel Paese, spostandosi verso mercati limitrofi ritenuti più sicuri, come la Giordania.

Mi devo aspettare un rischio contagio nei paesi limitrofi?
I rischi ci sono. Il Libano ha un assetto politico piuttosto fragile peraltro sempre più influenzato da un orientamento filo-siriano. In Giordania i tentativi di riforma politica ed economica necessari per ridurre le tensioni (e il rischio di contagio) sono ostacolati dalla debole posizione fiscale, dalla limitata partecipazione delle minoranze alla vita politica e dalla sostanziale instabilità delle compagini governative. Un problema concreto potrebbe essere rappresentato dai flussi di rifugiati al confine con la Siria.

Si parlava molto del Bahrein il mese scorso. La minaccia è rientrata?
La fase acuta della crisi sembra ora essere stata superata, tanto che di recente è stata tolta la legge marziale, ma le tensioni non sono del tutto rientrate. Il sovrano da un lato ha proceduto a un rimpasto del governo cercando di rispondere alle proteste in modo diplomatico, ma dall’altro lato sta assoldando centinaia di mercenari pachistani di etnia baluci per imporre la sicurezza con violenza. Anche in questo caso, le elezioni di settembre rappresenteranno un importante (anche se non l’ultimo) giro di boa.
L’instabilità politica avrà un impatto sui principali settori dell’economia (in particolare sui servizi finanziari e su quelli dipendenti dal turismo) contribuendo a ridimensionare le stime di crescita e porterà a un aumento della spesa pubblica al fine di sedare il malcontento popolare. Nonostante l’aumento del prezzo del petrolio, le principali istituzioni finanziarie stimano un aumento nel 2011 del debito pubblico pari al 68% del PIL e un debito estero del 78% del PIL (il più alto tra i paesi del Golfo).
SACE ha rivisto al ribasso il risk rating del paese da M1 a M2 con outlook negativo, in quanto ritiene che non ci siano le condizioni per il superamento dell’attuale stato di conflittualità.

SACE ha modificato il proprio atteggiamento nei confronti dei paesi interessati dall’ondata di rivolta?
Solo in parte. SACE continua ad assistere i propri assicurati nell’area. Ovviamente ha rafforzato il monitoraggio, ma non ha “chiuso” le porte alle imprese che intendono operare in questi paesi. Ha mantenuto invariate le proprie condizioni di assicurabilità, pur con un approccio prudenziale che implica un’attenta valutazione delle singole nuove operazioni caso per caso.
Per consentire una più approfondita valutazione delle nuove operazioni è stata temporaneamente sospesa la possibilità di richiedere coperture assicurative verso questi paesi attraverso la piattaforma online “Export Plus”. Ogni richiesta dovrà essere inoltrata alla sede territoriale di SACE più vicina.
SACE ha inoltre mantenuto invariato il risk rating di Egitto (M2), Tunisia (M1) e Siria (H1) , ma ha rivisto l’outlook da “stabile” a “negativo”. Per il Marocco ha mantenuto un livello di rischio pari a M1 e outlook stabile. Ha invece deciso il downgrade di Libia (da M3 a H1), con outlook negativo.

Sono assicurato con SACE e la mia azienda sta avendo problemi nei paesi nordafricani e mediorientali interessati dalle recenti sommosse. Cosa devo fare?
Se hai assicurato la tua fornitura contro il rischio di mancato pagamento, dovrai inoltrare una denuncia di mancato incasso a SACE, che attiverà tutte le procedure necessarie alla liquidazione del sinistro. SACE ti corrisponderà, secondo i termini e le condizioni previste dalla polizza assicurativa, un indennizzo pari all’importo non pagato dal tuo acquirente estero (ridotto della percentuale eventualmente non assicurata). Le azioni di recupero nei confronti dell’azienda estera saranno svolte interamente da SACE, anche per gli importi eventualmente non coperti dalla polizza assicurativa e quindi non indennizzati (che una volta recuperati vengono corrisposti all’impresa assicurata).

Non sono assicurato con SACE e la mia azienda sta avendo problemi nei paesi nordafricani e mediorientali interessati dalle recenti sommosse. Cosa devo fare?
Se il tuo debitore estero tarda a pagarti, dovresti fare accertamenti per capire il perché. Qualora il ritardo sia attribuibile ad un’indisponibilità temporanea o a problemi contingenti, è possibile valutare un riscadenzamento dei pagamenti. Qualora, invece, i ritardi nei pagamenti siano imputabili a una situazione di insolvenza vera e propria, potrai attivare azioni di recupero tramite società specializzate, facendo attenzione all’economicità delle stesse rispetto alle somme da recuperare e al tipo di insolvenza (di diritto o di fatto).

Opero su questi mercati e sono interessato ad assicurare le mie transazioni. Cosa posso fare?
Prima di concludere un contratto commerciale con un acquirente estero è importante individuare, comprendere e valutare i rischi di varia natura relativi alla controparte e al paese di destinazione delle proprie esportazioni. Già durante la fase di valutazione dell’iniziativa e negoziazione del contratto commerciale, puoi richiedere a SACE un “parere preliminare”: un servizio disponibile online con una spesa contenuta che permette di ottenere una valutazione sull’affidabilità dell’acquirente estero e sulla fattibilità dell’operazione, con una stima dei costi di un’eventuale copertura assicurativa. Tale parere è frutto di analisi svolte dall’Ufficio Studi e dal centro di analisi rischi di SACE rispettivamente sul paese e sull’acquirente estero. I pareri preliminari possono essere richiesti direttamente online attraverso il portale di SACE Export Plus. Per assistenza o informazioni puoi contattare il numero verde 800 269264 o rivolgerti alla sede di SACE più vicina (che è peraltro in grado di gestire autonomamente l’intero processo di domanda, valutazione ed emissione delle coperture assicurative).

 
Come posso assicurarmi da rischi difficilmente controllabili come quelli legati ad eventi di natura politica?
SACE ha una gamma di prodotti assicurativo-finanziari adatti a coprire tutti i tipi di rischi, non solo di natura commerciale, ma anche di natura politica. La “Polizza Investimenti” ti consente di proteggere i versamenti in conto capitale - da effettuarsi in aziende estere sia in cash, che attraverso apporti di beni capitali, tecnologie, marchi e licenze ovvero di finanziamenti e/o garanzie a imprese controllate – da: (a) eventi unilaterali posti in essere dai governi ospitanti che sfocino in nazionalizzazioni, espropri, (b) restrizioni all’accesso alla valuta estera che impediscano di rimpatriare il capitale investito oppure i redditi da esso generati, e (c) da atti di violenza politica.

Cosa insegna a chi fa business all’estero la crisi nordafricana e mediorientale?
Innanzitutto, il fatto che un paese e le sue imprese non abbiano trascorsi di difficoltà nei pagamenti e abbiano dimostrato negli anni una buona capacità di tener fede agli impegni non garantisce di per sé la sicurezza dei propri affari. Occorre valutare la presenza di rischi socio-politici più “sotterranei”che sul lungo periodo possono avere impatti molto forti sul business. Quando si opera all’estero, e non solo nei paesi nordafricani, è sempre importante individuare, comprendere e valutare, a 360°, i rischi di ogni tipo relativi alla controparte e al paese di destinazione di export o investimenti.
È nostra opinione che, dopo il prepotente ritorno del rischio di credito nelle sue varie forme (bancario prima e sovrano poi), vi sia stato un ritorno forte del rischio politico. I recenti sommovimenti sono la prova di come rischi economico-finanziari e rischi politici siano strettamente correlati: le recessioni economiche spesso conducono a una crescente instabilità politica, ed è per questo che la crisi degli ultimi anni ha avuto inevitabili ripercussioni sul profilo di rischio “politico” di molti paesi, inteso non solo nell’accezione base di “rischio CEN” (confisca, esproprio, nazionalizzazione) ma anche come rischio di “violenza politica” tout court.
 

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