Officine PNRR: Sistema Automotive - Analisi Settore
La filiera automotive italiana gode di un buon posizionamento a livello europeo e si contraddistingue per innovazione e digitalizzazione di prodotti e processi, ottimo punto di partenza per cogliere la sfida alla transizione verso una mobilità sempre più green e elettrica che caratterizzerà il futuro del settore.
L’Italia si colloca al secondo posto in Europa per numero di imprese operanti nel settore automotive (15% del totale, 3.132 imprese) e in terza posizione per fatturato generato (8.5% del totale, 79.436 mln). Gli addetti impiegati nel settore rappresentano 7% del totale europeo (183.292 addetti), collocando il settore in quinta posizione.
L’automotive si colloca in sesta posizione per fatturato generato (8% del totale manifatturiero), e per addetti impiegati (5% del totale manifatturiero). Esaminando il numero di imprese, il settore si colloca in quindicesima posizione (1% del totale manifatturiero).
Le regioni italiane più specializzate nel settore sono Piemonte, Basilicata e Abruzzo: l'industria dell’automotive è rilevante tanto per le regioni del Centro-Nord (dove si contraddistingue il distretto emiliano) che per quelle del Mezzogiorno.
La regione italiana che registra un numero più elevato di imprese operanti nel settore è la Lombardia (698 imprese).
L’automotive rientra tra i settori manifatturieri più penalizzati dal Covid: il 2021 ha segnato una fase di ripresa, su cui però hanno pesato le strozzature dal lato dell’offerta (difficoltà di approvigionamento, in particolare di microchip) e della domanda (clima di sfiducia generalizzato, soprattutto per quanto riguarda l’andamento della pandemia).
La redditività si mantiene su livelli inferiori alla media del manifatturiero e il Leverage è contenuto: le imprese del settore sono solide dal punto di vista patrimoniale, ma scontano i notevoli investimenti necessari per l’elettrificazione della mobilità, fattore che contribuisce a comprimere la redditività media.
Il settore automotive è chiamato a molteplici sfide, che se interpretate nel modo corretto possono trasformarsi in grandi opportunità di business.
Le innovazioni tecnologiche e gli investimenti in ricerca e sviluppo costituiscono un volano fondamentale per far sì che il tessuto produttivo italiano continui a progredire, guidato dall’elettrificazione e dallo sviluppo di biocombustibili.
A livello europeo e globale sta infatti aumentando esponenzialmente l’attenzione per i temi legati alla sostenibilità: l’obiettivo è il raggiungimento della neutralità climatica al 2050, con lo stop alla vendita di auto con motori a combustione interna dal 2035 in Europa.
Come sono fatte e dove lavorano le imprese del settore?
Per scattare una fotografia realistica del settore dell’automotive è necessario analizzare le risultanze di un anno rappresentativo: è evidente come il 2020, a causa del dilagare della pandemia da Covid-19, non possa essere l'anno ideale per valutare la struttura di questo settore. Per evitare distorsioni statistiche si prende come riferimento l’anno 2019.
Le statistiche ufficiali del 2019 relative al numero di imprese ci dicono che nel settore dell’automotive le aziende attive in Italia siano 3.132: il Paese si colloca al secondo posto in Europa per numerosità di imprese operanti nel settore.
Le imprese attive in Europa ammontano a 21.240: il 15% è rappresentato da imprese italiane, pertanto in Europa un'azienda del settore automotive su 7 ha sede in Italia.
Un ulteriore indicatore utile a comprendere la consistenza in Europa delle imprese italiane operanti nel settore è rappresentato dal fatturato. Le 3.132 imprese italiane generano oltre 79 miliardi di euro di fatturato, l’8.5% del totale dei paesi UE, collocando l'Italia al terzo posto nel ranking dei principali produttori dell'industria dell’automotive.
In termini di manodopera a livello europeo, il 7% degli addetti dell'industria dell’automotive lavora in imprese italiane: in valore assoluto sono oltre 183.000 lavoratori.
A livello europeo il numero totale di addetti impiegati nel settore è pari a 2.619.061.
Sempre in termini strutturali, a livello di macro comparti, la specializzazione produttiva italiana in termini di numero di imprese, fatturato e addetti è sostanzialmente allineata alla media europea: il comparto specializzato nella produzione di autoveicoli in Italia genera oltre il 58% del fatturato, pur impiegando solo il 34% degli addetti.
A livello di numerosità di imprese, si registra una netta prevalenza di imprese specializzate nella produzione di parti e componenti: l’esame di questo dato, congiuntamente all’analisi del numero di addetti impiegati, porta a desumere come queste imprese siano mediamente di dimensioni inferiori rispetto alle imprese che producono autoveicoli, più strutturate.
Esaminando il comparto manifatturiero italiano nel suo complesso, emerge come le imprese operanti nel settore automotive siano 3.132, l’1% delle imprese manifatturiere totali.
La percentuale aumenta all’8% se si considera il fatturato, collocando l’industria dell’automotive al sesto posto tra i settori industriali della manifattura italiana.
Nel settore sono impiegati il 5% degli addetti nelle imprese manifatturiere, collocando l’automotive al sesto posto nel Ranking.
Un ulteriore elemento strutturale che caratterizza il settore è legato alla dimensione media delle imprese. Se si osservano i numeri emerge come il tessuto produttivo dell’automotive sia caratterizzato da un elevato numero di piccole e medie imprese: quelle con un fatturato inferiore ai 10 milioni di euro rappresentano l’86% del totale, generano il 4.8% del fatturato complessivo e si avvalgono del 13% della forza lavoro.
All'estremo opposto vi sono le imprese di grandi dimensioni, con un fatturato superiore ai 50 milioni di euro, che generano la quasi totalità dei ricavi complessivi, oltre l’87%, impiegando il 73% degli addetti.
Un elemento strutturale di particolare rilievo riguarda la territorialità di questo settore.
La maggior parte delle imprese (78%) si concentrano in sei regioni:
- La Lombardia, il Piemonte, il Veneto e l’Emilia Romagna al Nord
- La Toscana al centro
- La Campania al sud
Le restanti imprese si diffondono capillarmente nel resto del territorio nazionale, tanto al Nord quanto al centro, quanto al sud del Paese.
Un’analisi limitata all’osservazione dei valori in termini assoluti non è tuttavia completa, questo perché in alcune aree del paese l'industria dell’automotive può risultare il settore chiave, a volte l'unico dell'intero sistema industriale.
Per considerare questo aspetto, occorre valutare la specializzazione produttiva delle singole regioni, esaminando l’indice di specializzazione, che definisce il rapporto tra il peso (%) che ha il fatturato del settore sul totale dell’economia regionale e il peso (%) che ha il fatturato del settore sul totale dell’economia nazionale. Tale indice dà informazioni su quanto sia importante un settore per un determinato territorio rispetto alla media nazionale.
Mappando tale indice emerge che l'industria dell’automotive è rilevante sia per le regioni del Centro-Nord che per a quelle del Mezzogiorno.
In particolare, il Piemonte è la prima regione italiana per numero di imprese addette alla produzione di componentistica, nonché sede di FCA, ora Stellantis.
Il Piemonte non rappresenta l’unica regione in cui l’automotive è ben radicato: basti pensare all’Emilia Romagna, soprannominata Motor Valley, territorio noto a livello mondiale per essere la sede di alcuni dei brand motociclistici e automobilistici più conosciuti al mondo (si pensi a Ferrari o a Lamborghini, per quanto riguarda le auto di lusso).
Oltre alle già citate Basilicata, Piemonte ed Emilia Romagna, anche il Molise, e più nello specifico Termoli, ricoprirà un ruolo sempre più importante. Stellantis ha già confermato un piano di progressiva riconversione che porterà lo stabilimento di Termoli dall’essere specializzato nella produzione di motori e cambi a trasformarsi in gigafactory di batterie per auto elettriche. Il progetto, più nello specifico, prevede una joint venture tra Stellantis, Mercedes e Total: Termoli diventerà il terzo polo europeo di produzione di batterie, assieme a Francia e Germania. Il progetto che coinvolge Termoli ha una valenza anche strategica piuttosto rilevante: l’Europa ha confermato lo stop alle vendite di auto alimentate con motori a combustione interna a partire dal 2035, e tale decisione avrà sicuramente notevoli impatti, specialmente considerando che le batterie, indispensabili per l’elettrificazione delle auto, sono prodotte in larga parte in Cina. Il ritardo dell’Europa su questo tema, oltre alla storica specializzazione europea, Germania in primis, sulle motorizzazioni diesel è legato anche al fatto che la produzione di batterie non rappresenta una lavorazione ad elevato valore aggiunto.