Update Espresso: 13 aprile 2018
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PAESI
BRASILE: In carcere ex-presidente Lula
L’ex presidente Luiz Inàcio Lula da Silva si è consegnato alle autorità brasiliane nella notte di sabato 7 aprile dopo aver trascorso tre giorni rifugiato all’interno della sede del sindacato in cui aveva mosso i suoi primi passi politici, protetto all’esterno da centinaia di manifestanti. Lula dovrà scontare una pena di 12 anni a seguito di una condanna per corruzione e il suo arrivo in carcere è stato segnato da violenti scontri tra i suoi sostenitori e le forze dell’ordine.
L’incarcerazione sembra porre fine alle speranze di vedere l’ex Presidente ancora candidato alle elezioni di ottobre, nonostante le proiezioni lo diano in testa con quasi il doppio delle preferenze del suo oppositore più vicino, il politico di estrema destra Jair Bolsonaro. Il Partito dei Lavoratori non ha ancora presentato un’alternativa a Lula se la sentenza venisse confermata e potrebbe anche scegliere di non farlo continuando a sostenere l’innocenza del suo candidato principe.
MALAYSIA: Fissate nuove elezioni politiche
La Commissione Elettorale malese ha stabilito che le prossime elezioni politiche si terranno il 9 maggio. La coalizione di governo Barisan Nasional, guidata dal Primo Ministro Najib Razak, cercherà di riottenere la maggioranza dei due terzi in Parlamento persa nel 2013.
Razak dovrà affrontare una coalizione di opposizione guidata dall’ex Primo Ministro, oggi novantaduenne, Mahathir Mohamad. Tra le promesse avanzate ai suoi elettori, Razak ha dichiarato di voler aumentare i trasferimenti monetari alle fasce più povere e innalzare il livello del salario minimo. Il suo oppositore ha invece deciso di puntare sull’abolizione, entro cento giorni dalla eventuale nomina, delle impopolari imposte sulle vendite e sull’incremento dei salari di base.
TURCHIA: La lira ai minimi storici
La lira turca è ai minimi storici sia nei confronti dell’euro che del dollaro. Proprio nei confronti di quest’ultimo, la valuta ha subito un deprezzamento del 6,5% da inizio 2018. Nonostante i numerosi moniti da parte di molti economisti sul rischio di un surriscaldamento eccessivo dell’economia, il Presidente Erdogan è intenzionato a voler insistere sul profilo della crescita, annunciando un pacchetto di investimenti da 34 miliardi di dollari e chiedendo anche un ulteriore ribasso dei tassi di interesse.
Il Pil turco è cresciuto del 7,4% nel 2017, superando ogni aspettativa e beneficiando anche dell’espansione monetaria decisa a seguito della contrazione economica che ha seguito il tentato colpo di Stato del 2016. Tale crescita non si è però realizzata su un sentiero corretto, con l’economia che ha mostrato diversi squilibri. Tra questi, un’inflazione eccessivamente elevata, che ha tirato giù il valore della lira creando non pochi grattacapi alle imprese turche indebitate, e un incremento del deficit commerciale.
RUSSIA: Nuove sanzioni USA contro oligarchi e aziende
Il Dipartimento di Stato Americano ha approvato nuove sanzioni contro la Russia. I provvedimenti prevedono il congelamento di asset in territorio statunitense e il divieto per soggetti americani di svolgere attività con i destinatari delle sanzioni. Sono stati inseriti nella lista 7 oligarchi proveniente dall’Inner Circle del presidente Putin, e 12 aziende da loro controllate, 17 esponenti politici e un’azienda pubblica del settore della difesa (Rosoboronexport) e una banca statale (Russian Financial Corporation Bank). Il round di sanzioni ha determinato un forte contraccolpo nei mercati, poiché risultano colpiti corporate di rilievo nell’economia moscovita (ad es. il gigante dell’acciaio Rusal). Le nuove sanzioni, emesse per il coinvolgimento russo non solo nella situazione dell’Ucraina ma anche per il coinvolgimento nello scenario siriano e per il presunto coinvolgimento nelle elezioni statunitensi, verranno probabilmente seguite da provvedimenti simili adottati dal Cremlino, come accaduto nei round precedenti.
SETTORI
PETROLIO: Le due velocità delle Americhe
Continuano a sorprendere i dati sulla produzione di petrolio negli USA: anche grazie al rialzo di prezzo del barile, nel solo Golfo del Messico l’output nel 2017 ha superato in media 1,6 milioni di barili al giorno (mb/g), un nuovo record. La produzione di questo Golfo rappresenta il 16% del totale statunitense e dovrebbe continuare a crescere.
Migliora anche la situazione di Petrobras, che Moody’s ha recentemente rivisto al rialzo di un notch da Ba3 a Ba2 con outlook stabile. Il giudizio riflette il recupero del contesto macroeconomico brasiliano, ma anche gli sforzi fatti dalla compagnia vendendo asset per ridurre la propria esposizione finanziaria. Con 2,6 mb/g il Brasile nel 2017 è diventato il primo produttore del continente a sud degli USA.
Oltre a quella venezuelana, presenta elementi di criticità anche la situazione del settore in Messico: l’output continua a languire sotto i 2 mb/g e gli operatori attendono le presidenziali di luglio, che potrebbero far cambiare nuovamente faccia alla politica energetica e industriale del Paese.
I NUMERI DELLA SETTIMANA:
49% Voti presi dal partito Fidesz-KDNP nelle ultime elezioni in Ungheria
133 Seggi conquistati nel parlamento ungherese da Fidesz-KDNP su 199 disponibili
3° Mandato consecutivo del premier ungherese Viktor Orban dal 2010