Sasso nello stagno 18 ottobre 2021

Un export da bere: segnali di ottimismo per i vini italiani all’estero

In questi giorni va in scena al Vinitaly la vetrina del vino italiano, un prodotto di eccellenza che non ha mai smesso di essere venduto, comprato e soprattutto esportato. I dati dei primi sette mesi del 2021 fotografano infatti una crescita robusta delle esportazioni italiane di vino; note positive anche per l’export di spirits italiani.
Sono tornate le fiere, è tornato il Vinitaly con la Special Edition di Veronafiere. In questi giorni va in scena la vetrina del vino italiano, un prodotto di eccellenza che non ha mai smesso di essere venduto, comprato e soprattutto esportato.

 

I dati dei primi sette mesi del 2021 fotografano infatti una crescita robusta delle esportazioni italiane di vino (+14,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ma anche +10,7% rispetto ai primi sette mesi del 2019) portando il loro valore a €4 miliardi; un incremento soprattutto oltre i confini europei, con gli Stati Uniti primo mercato di destinazione. Ottime performance per lo spumante italiano, in particolare per il Prosecco che nel periodo è cresciuto di oltre il 30%, ancora una volta trainato dal mercato americano che ha segnato una crescita media superiore al 40%, ma non è trascurabile anche la crescita verso i primi “concorrenti amici”: le vendite di Prosecco verso Parigi sono cresciute del 15,2% nei primi sette mesi dell'anno continuando un percorso di crescita che prosegue da tempo, segnale che anche oltre Alpe i consumatori amano trascorrere occasioni conviviali non solo con Champagne, ma anche con bollicine italiane. Ulteriori potenzialità per il Prosecco italiano potrebbero venire dalla recente diatriba tra Russia e Francia per il divieto all’utilizzo della denominazione Champagne in cirillico che ha scatenato le maison vinicole francesi contro Mosca; se quindi da un lato si assisterà verosimilmente a una riduzione della domanda russa di Champagne, dall’altro si sta già registrando un avanzamento del Prosecco italiano, che a suo favore ha un prezzo per bottiglia inferiore alle bollicine francesi e che negli ultimi anni ha visto crescere fortemente le proprie vendite in Russia (gen-lug 2021 +90,7%, dopo aver chiuso il 2020 a +27,6%).

Note positive anche per l’export di spirits italiani, che nei primi sette mesi dell’anno è cresciuto del 23,2%; un incremento diffuso a tutti i prodotti del raggruppamento, in particolare al sidro che ha superato, in valore, il vermut (€140 mln circa vs €120 mln), grazie a una crescita di quasi il 50% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

A livello territoriale è il Veneto la prima regione per vino esportato: nei primi sei mesi del 2021 è stato venduto all’estero vino veneto per €1,1 miliardi, con una crescita tendenziale del 12% (nello stesso periodo dello scorso anno le vendite si erano ridotte del 4,8%), un ampio rimbalzo dopo la caduta del 2020, sebbene sotto la media nazionale. Segue, per valore esportato, il Piemonte (€572 milioni, +22,3% tendenziale), che si era mantenuto in positivo anche nel 2020 nonostante l’impatto pandemico. Terza regione per export la Toscana, che con €536 milioni di vendite estere vede il suo vino crescere oltre i confini nazionali del 17,2%. A chiudere la Top 5 sono Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna, con tassi di crescita a doppia cifra per il periodo gennaio-giugno, dopo aver chiuso il 2020 in positivo.

Dopo la flessione dello scorso anno (comunque più contenuta rispetto a quella dell’intero export nazionale), si intravedono quindi segnali di ottimismo per una ripresa delle nostre vendite all’estero per il biennio 2021-22 (Fig. 1).

Figura 1. Crescita dei consumi e quota di mercato di vini italiana (%)

SACE Sasso nello stagno vini consumi 

Nota: la dimensione delle bolle riflette l’import mondiale di vini (dati in USD)

Fonte: elaborazioni SACE su dati UN Comtrade e Fitch Solutions
 
In particolare, si conferma la centralità dei principali mercati per l’export di vino Made in Italy, ossia Stati Uniti, Germania, Svizzera e Canada, dove la quota di mercato italiana è già elevata e potrà beneficiare della crescita dei consumi attesa in media poco al di sotto del 3%. Anche nei Paesi ancora meno presidiati dalle vendite italiane del settore, come Cina e Giappone, si segnalano potenzialità a fronte dei consumi attesi in forte rialzo. Buone opportunità di business arriveranno, inoltre, da mercati dalle dimensioni più contenute, ma su cui il vino italiano può decisamente puntare per incrementare la propria presenza, quali ad esempio il Vietnam oppure alcuni Paesi del Nord Europa.

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