Studi 11 settembre 2015

SACE Country Risk Update: 11 - 17 settembre 2015

Snapshots: Carbone-Indonesia, Guatemala, Iraq, Lettonia, Romania, Thailandia, Zambia.

CARBONE – INDONESIA
Il governo indonesiano ha sbloccato i lavori per un centrale elettrica da 2 GW alimentata a carbone, parte di un piano più ambizioso basato per oltre il 50% su fonti fossili. Il paese ha già una quota di energia elettrica prodotta da carbone pari al 50%, che potrebbe raggiungere il 55% nei prossimi dieci anni: le rinnovabili, al contrario, contano per meno del 3% del mix energetico. Il prezzo del carbone è calato del 20% circa negli ultimi dodici mesi e di più del 50% negli ultimi quattro anni. In risposta alla riduzione dei prezzi e alla prolungata oversupply, diversi paesi della regione hanno ripreso a investire nella generazione di energia dal carbone, non senza opposizioni da parte dell’opinione pubblica e dei movimenti a difesa dell’ambiente.

 

GUATEMALA
Il presidente del Guatemala, l'ex generale Otto Perez Molina, si è dimesso dopo che il Parlamento gli aveva revocato l'immunità in relazione a un’inchiesta su un sistema di corruzione e tangenti nel servizio doganale nazionale. I politici coinvolti nello scandalo, tra cui anche la vice-presidente Roxana Baldetti e il ministro delle finanze Dorval Carías, sarebbero accusati di aver accettato tangenti per diversi milioni di dollari da imprenditori che si occupavano di import-export in cambio di dazi doganali agevolati. Lo scandalo ha preceduto di pochi giorni le elezioni presidenziali del 6 settembre.

 

IRAQ
La regione del Kurdistan ha ripreso i pagamenti verso le compagnie petrolifere internazionali (IOC) operanti nel territorio. La norvegese DNO ha confermato di aver ricevuto USD 30 milioni per l’export di petrolio dal sito di Tawke. Una quota equivalente è stata pagata alla turca Genel, mentre USD 15 milioni sono stati versati alla britannica Gulf Keyston Petroleum. I 75 milioni sono la prima tranche verso le IOC da parte del governo regionale. La disputa tra Kurdistan e governo centrale iracheno sulla vendita diretta del petrolio aveva bloccato i pagamenti verso i tre operatori, i principali esportatori dall’area, che hanno subito una contrazione nella propria capacità operativa e di investimento a causa dei ritardi.

 

LETTONIA
Nel corso del secondo trimestre il Paese è cresciuto del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2014, confermando di essere l’economia più dinamica tra le tre repubbliche baltiche nel corso dei primi sei mesi dell’anno. Tra aprile e giugno Riga è cresciuta anche di più dell’Area euro e dell’Unione europea (rispettivamente +1,5% e +1,9%), nonostante il divieto all’import di Mosca su alcuni prodotti continui a rallentare l’export lettone. Le tensioni con la Russia potrebbero causare anche dei disordini interni visto che l’etnia russa è la seconda del Paese. Il prodotto interno lordo di Riga è stato trainato dalla manifattura (+6,2%), in particolare dalla lavorazione del legno, dalla produzione di computer e oggetti elettronici e dalla chimica.

 

ROMANIA
L’ufficio nazionale di statistica ha recentemente diffuso i dati sulla crescita economica del paese nella prima metà del 2015. A giugno 2015 il paese ha registrato una crescita del 3,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il tasso positivo, uno dei più dinamici della regione, è legato all’incremento dei consumi privati e degli investimenti pubblici. La crescita economica e la gestione macroeconomica maggiormente prudente adottata dal paese potrebbero favorire l’ingresso nell’Euro programmato per il 2019.

 

THAILANDIA
Il National Reform Council, organismo controllato dalla giunta militare attualmente al potere, il 6 settembre ha rigettato la bozza di una nuova carta costituzionale che avrebbe dovuto permettere lo svolgersi di elezioni nel 2016. Si prospetta quindi la permanenza al governo da parte dell’esercito (che ha preso il potere a maggio 2014 con un colpo di stato) almeno fino al 2017. Aumenta quindi il rischio del formarsi di un autoritarismo sullo stile birmano. Lo stallo politico potrebbe ripercuotersi sulla performance dell’economia le cui previsioni di crescita sono state riviste al ribasso e, di conseguenza, minare la fiducia da parte degli investitori.

 

ZAMBIA
La società mineraria Glencore ha annunciato la chiusura per 18 mesi della miniera di rame di Mopani. Il sito ha contribuito a circa il 26% della produzione totale di rame registrata nel 2014 dallo Zambia. La scelta della temporanea chiusura è motivata, oltre che dai bassi prezzi internazionali del rame, anche dalla erratica fornitura di energia elettrica nel paese. La produzione di energia idroelettrica è notevolmente ridotta a causa dei bassi livelli di acqua nella diga di Kariba: Zesco, il principale produttore di elettricità del paese, ha annunciato che importerà quotidianamente circa 148MW di energia dall’estero.

 

Pillole

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