Sasso nello stagno 14 giugno 2018

Non solo verso il mare. Mobilità ferroviaria, progetti e rischi in Nord Africa

I Paesi africani che affacciano sul Mediterraneo dispongono di una rete ferroviaria, nel loro insieme, che è circa la metà di quella italiana. La pressione demografica e la dipendenza dal commercio di queste economie lasciano tuttavia presagire potenzialità enormi.

I Paesi africani che affacciano sul Mediterraneo dispongono di una rete ferroviaria, nel loro insieme, che è circa la metà di quella italiana, nonostante un’estensione territoriale quasi venti volte superiore. Se evidenziamo le sole reti ferroviarie, riusciamo a delineare molti dei Paesi costieri lungo la sponda settentrionale del Mediterraneo, mentre il Nord Africa quasi scompare, nonostante la pressione demografica e la dipendenza dal commercio di queste economie lascino presagire potenzialità enormi.

 

Raffrontando le singole economie, emerge come la popolazione, l’inurbamento, l’estensione territoriale e un effetto di catching-up abbiano inciso sullo sviluppo del trasporto ferroviario con pesi diversi. Non sembra invece esserci correlazione con il livello raggiunto di Pil pro capite.

 

 

Settore ferroviario in Nord Africa

 

 

Con l’eccezione del Marocco, nei Paesi dell’area la crescita demografica negli ultimi vent’anni è stata superiore rispetto a quella del trasporto ferroviario. Due terzi della popolazione di Algeria, Marocco e Tunisia risiedono nei centri urbani, in particolare nell’area circostante alla capitale e in città comprese tra gli 80 e i 150 mila abitanti. Il Marocco presenta il tasso di crescita dei passeggeri più consistente tra i Paesi della sponda sud del Mediterraneo (CAGR 6,6%) e potrebbe essere il primo a entrare nella fase ad alta velocità. L’avvio dei lavori sulla linea individuata, tra Tangeri e Casablanca, continua però a essere rimandato. In compenso, esiste un discreto numero di progetti regionali, come il raddoppio della linea Setta-Sidi Ghanem (142 km), cofinanziato da AfDB.

 

La Tunisia presenta la rete e il volume di passeggeri più contenuti tra i Paesi selezionati. L’area di Tunisi, che conta 2,8 milioni di residenti, è dotata di una rete tranviaria di circa 50 km su 6 linee e di collegamenti suburbani per altri 23 km che servono circa 65 mila passeggeri al giorno. Nel piano di sviluppo al 2020 è prevista un’espansione dei collegamenti extraurbani verso Soliman (7 km) e tra Siliana e Lakhouat (18 km), così come la realizzazione di 5 tranvie veloci da 40 km/h di media per complessivi 85 km e una capacità giornaliera attesa di 600 mila passeggeri. Il progetto, denominato Réseau Ferré Rapide, è partito nel 2014, ma il completamento, previsto per ottobre, dovrebbe slittare a causa di problemi nell’accesso e nell’esproprio dei terreni.

 

L’Algeria dispone di circa 4.500 km di rotaie (dopo l’indipendenza del Sud Sudan, il Paese è il più esteso del continente) di cui 600 non in uso e solo 300 elettrificati. La rete reca ancora i danni della guerra civile degli anni Novanta. L’area più servita è quella costiera, mentre per le parti interne i progetti risultano ormai datati. Il trasporto di passeggeri rappresenta il 97% dell’attività ferroviaria, con 32,7 milioni di biglietti venduti nel 2014 su una popolazione di 40,6 milioni di abitanti. Il piano 2015-2019 prevedeva una spesa di circa 7 miliardi di euro nelle ferrovie, ma il dimezzamento delle entrate petrolifere ha comportato dei tagli. I costi finali e le tempistiche di realizzazione dei progetti, tra cui la linea Hauts Plateaux (1.160 km), rimangono al di sotto della media regionale. La linea a doppio binario da 21 km tra Birtouta, nella fascia periferica di Algeri, e Zéralda è costata circa 320 milioni di dollari (~15 mln/km). Lo sviluppo del trasporto locale è destinato a proseguire per il progressivo inurbamento della popolazione, dal 57% del 1996 al 71% del 2016.

Desideri ulteriori informazioni?
Compila il modulo e ti risponderemo al più presto.
Focus On 24 novembre 2025
Il settore del tessile e dell’abbigliamento in Italia genera €100 miliardi di fatturato e produce €30 miliardi di valore aggiunto (1,4% del PIL), impiegando circa 110mila persone. L’Italia è il terzo esportatore mondiale, con una quota di mercato prossima al 6% e un export di €61 miliardi. Il settore sta attraversando una fase di profonda trasformazione. Ai cambiamenti strutturali si aggiunge una congiuntura complessa, che contribuisce a frenare la dinamica delle esportazioni. SACE affianca le imprese con soluzioni tailor made promuovendo internazionalizzazione e innovazione.
Focus On 24 novembre 2025
L’economia circolare come motore di competitività, capace di ridurre sprechi, dipendenze estere e volatilità dei mercati. Italia ai vertici europei, seconda nella classifica UE per circolarità grazie a filiere di riciclo consolidate e un elevato tasso di utilizzo circolare dei materiali. Benefici per le imprese, con risparmi significativi, supply chain più resilienti e performance migliori in termini di produzione, fatturato ed export. Nuovi modelli di business, dal Product-as-a-Service alle piattaforme di sharing, fino a rigenerazione e remanufacturing, che aprono nuove opportunità di ricavo. Ruolo strategico delle filiere, che grazie a innovazione, tecnologie digitali e collaborazione abilitano la chiusura dei cicli produttivi e rafforzano il sistema industriale.
Focus On 24 novembre 2025
Un settore trainante per l’Europa, con 3,3 milioni di imprese e un valore aggiunto di €1.160 miliardi, guidato da produzione, commercio e ristorazione. Leadership italiana nel food & beverage, sesto esportatore mondiale e terzo in Europa, con filiere fortemente specializzate e prodotti simbolo riconosciuti a livello globale. Il peso dell’Italia, con €190 miliardi di fatturato, 51mila imprese e quasi 500mila occupati, che salgono a €143 miliardi di valore aggiunto considerando l’intera filiera tra produzione, distribuzione e ristorazione Produttività sopra la media UE, grazie alla specializzazione in segmenti ad alto valore aggiunto e a un export in crescita costante (+8,9% nel 2024). Mercati dinamici e nuove opportunità, dagli Stati Uniti all’Asia e al Medio Oriente, con alte performance e forte domanda di qualità italiana. Eccellenze regionali e filiera robusta, con territori altamente specializzati e un ruolo cruciale di SACE nel supportare export e investimenti per oltre €2,3 miliardi.