Country Risk Update: 21 - 28 novembre 2014
ARGENTINA
Il governo ha disposto la creazione di una nuova agenzia di controllo sul commercio estero, la Unidad de Seguimiento y Trazabilidad de las Operaciones de Comercio Exterior. La nuova agenzia verificherà prezzi e quantità di beni e servizi esportati e importati, nonché i flussi di valuta estera, sia in ingresso che in uscita. La creazione dell’agenzia deriverebbe dalla necessità di contrastare gli episodi di illeciti sulle fatturazioni negli scambi con l’estero, finalizzati a eludere le imposte e ad accedere impropriamente alla valuta estera. La misura tenta di porre un ulteriore freno al calo delle riserve, scese di circa l’8% nell’ultimo anno. La nuova misura potrebbe incrementare le difficoltà burocratiche negli scambi commerciali con il paese.
BURKINA FASO
Il paese sembra dirigersi verso una ricomposizione della crisi politica interna. L’esercito ha restituito il potere ai civili, concludendo un accordo che vede la partecipazione di rappresentanti politici, leader religiosi e rappresentanti della società civile. La presidenza ad interim è stata affidata a Michel Kafando, ex ministro degli esteri e ambasciatore presso le Nazioni Unite. Kafando reggerà il paese fino alle nuove elezioni, previste per novembre 2015. Kafando non potrà tuttavia candidarsi alle elezioni. Passa invece alla carica di primo ministro il colonnello Isaac Zida che subito dopo il golpe di ottobre aveva assunto la carica di capo dello Stato.
GCC
Arabia Saudita, EAU e Bahrain hanno dato il via libera al ritorno dei propri ambasciatori in Qatar. Il ritiro dei diplomatici era avvenuto a marzo come segno di protesta contro i finanziamenti elargiti dalla monarchia qatarina al movimento dei Fratelli Musulmani, ritenuto da Arabia Saudita ed EAU un’organizzazione terroristica “capace di compromettere la sicurezza dell’intera area”. Importante il ruolo avuto dal Kuwait come mediatore tra i due fronti. Il Qatar, titolare della presidenza di turno del Gulf Cooperation Country (GCC), dovrebbe ospitare il prossimo summit annuale nella capitale Doha.
GIAPPONE
Le contrazioni del PIL che il paese sta registrando sono da imputarsi all’aumento ad aprile dell’imposta sul consumo (che rappresenta il 60% del prodotto) dal 5 all’8%. Il dato negativo del PIL del terzo trimestre (-1,6% annualizzato), che segue la pesante riduzione del secondo, ha spinto il primo ministro Abe a indire elezioni anticipate per dicembre e posticipare al 2017 l’ulteriore aumento dell’Iva (al 10%), precedentemente previsto per il 2015. L’Abenomics, il programma di riforme adottato dal premier, ha finora prodotto un aumento dell’occupazione, degli utili industriali e, soprattutto, un aumento dell’inflazione.
INDONESIA
Il presidente Widodo ha stabilito un aumento sui prezzi dei carburanti. Il prezzo della benzina è aumentato del 31%, quello del diesel del 36%. L’intervento consentirà un risparmio per le casse pubbliche di USD 8 miliardi il prossimo anno. La congiunta contrazione dei prezzi del petrolio permetterà inoltre di ridurre sensibilmente lo scarto tra i prezzi sussidiati e quelli di mercato. Nelle intenzioni del governo, le risorse liberate saranno destinate a interventi di sviluppo infrastrutturale, all’istruzione e alla salute. Il sussidio sarà mantenuto a un livello fisso, permettendo ai prezzi di oscillare secondo gli andamenti di mercato. Per limitare i possibili effetti inflattivi, la Banca centrale ha aumentato di 25 pb il tasso di interesse benchmark, portandolo al 7,75%.
IRAQ
È stato raggiunto un accordo sui trasferimenti dal governo centrale alla regione curda. Il governo centrale ha accettato di trasferire alla regione USD 500 milioni per consentire il pagamento dei salari dei dipendenti pubblici. In cambio, il Kurdistan contribuirà al bilancio statale fornendo 150 mila b/g di petrolio. L’accordo resta un’intesa provvisoria, in attesa di una stabilizzazione definitiva dei rapporti economici tra la regione e Stato centrale. I trasferimenti da Baghdad erano stati interrotti dopo che il Kurdistan aveva cominciato a esportare greggio in Turchia senza il consenso del governo centrale. Le esportazioni curde sono arrivate ormai a quota 300 mila b/g e si prevede possano raggiungere i 500 mila b/g nel corso del 2015.
PETROLIO
Il senato degli Stati Uniti ha bloccato la costruzione dell’oleodotto Keystone XL. La normativa che avrebbe consentito lo sviluppo dell’infrastruttura non ha raggiunto – per un solo voto – il quorum necessario per superare il veto presidenziale. Il progetto, in attesa di approvazione da sei anni, aveva in precedenza ottenuto l’approvazione della Camera, a maggioranza repubblicana. L’oleodotto, fortemente avversato dai movimenti ambientalisti, era stato progettato per consentire il trasporto del greggio estratto dalle sabbie bituminose canadesi. La normativa rientrerà probabilmente nell’agenda del congresso il prossimo anno, con l’insediamento delle nuove camere, entrambe a maggioranza repubblicana, in grado di scavalcare il potere di veto presidenziale.
ROMANIA
Il candidato del centro destra Iohannis ha vinto le elezioni presidenziali contro l’esponente socialista e attuale primo ministro, Victor Ponta. Il premier ha confermato l’intenzione di rimanere in carica fino alla scadenza naturale del mandato, prevista nel 2016. La coabitazione tra esponenti di partiti opposti potrebbe determinare un rallentamento nell’adozione di riforme strutturali di cui il paese necessita per stimolare l’economia. In particolare risultano prioritarie per il neo presidente la lotta alla corruzione e l’utilizzo dei fondi europei per il rilancio dell’economia.
VENEZUELA
La compagnia petrolifera statale PDVSA e la russa Rosneft hanno siglato un’intesa per la fornitura di greggio e prodotti derivati. L’accordo, di durata quinquennale, prevede la fornitura da parte di PDVSA alla controparte russa di 1,6 milioni di tonnellate di greggio e 9 milioni di tonnellate di prodotti derivati. Il contratto è il secondo accordo tra le due compagnie. Una prima intesa era già stata sottoscritta a maggio. L’accordo rappresenta un importante supporto a PDVSA e all’intero Venezuela, fortemente esposti alla caduta dei prezzi del petrolio; i minori introiti dovuti al calo delle quotazioni petrolifere avevano prodotto sui mercati internazionali il timore di un possibile default della compagnia venezuelana a fine ottobre.