Articoli 16 giugno 2014

PAESI DELL'AREA CSI

Quando a dirigere il traffico sono vigili urbani pesantemente armati, in tuta militare mimetica, capisci che non sei in una città qualunque. Soprattutto se le strade sono più che pacifiche, come a Minsk.

 

Lo straniamento cresce se il McDonald’s del centro è luogo di incontro abituale della gioventù “alternativa”: la stessa che in altri paesi se ne terrebbe ben lontana.

 

La Bielorussia sfoggia molti paradossi simili: segni di attaccamento all’eredità sovietica più tetra (i servizi di sicurezza qui si chiamano tuttora KGB), a fianco di testimonianze dell’intensa attrattiva dell’Occidente.

 

La stessa tensione agita tutta l’area ai margini della Russia. La crisi ucraina è un esempio vistoso di cosa significhi vivere sulla linea di faglia tra il richiamo di Mosca e quello delle democrazie a ovest. La contrapposizione non è solo militare, né sul solo piano del monopolio energetico; anche se per qualche anno ancora il controllo russo dell’afflusso di gas naturale, in Ucraina e non solo, peserà fortemente.

 

Lo scontro è soprattutto culturale, e vivacizzato dal rinsaldarsi di nuovi rapporti economici. Per il primo aspetto, Edward Lucas, giornalista dell’Economist e autore di importanti saggi sul tema, considera l’Occidente oggi “radicato” nei paesi dell’orbita postsovietica. «Si è sviluppata una coscienza nazionale» ha aggiunto, intervistato da Radio Free Europe: «i bielorussi o gli ucraini orientali oggi sentono di vivere in un paese vero e proprio; nei primi anni Novanta, nella testa di molti non era ancora scattata l’idea che l’URSS non c’era più».

 

Sul piano economico, la rete di scambi commerciali con l’Europa Occidentale è ormai fitta. L’investimento estero è importante, ed economie e sistemi un tempo ingessati si sono modernizzati. Realtà molto diverse come la Bielorussia, il Caucaso del Sud (Armenia, Georgia, Azerbaigian) o la repubblica centroasiatica dell’Uzbekistan continuano tutte a introdurre riforme business-friendly.

 

Secondo il rapporto “Doing Business” 2014 della Banca Mondiale, l’Armenia oggi è sesta al mondo per facilità della fase costitutiva di un’impresa, un indicatore in cui eccellono molti dei paesi della CSI (Comunità di Stati Indipendenti); la Georgia è seconda solo a Hong Kong per semplicità delle procedure edilizie.

 

 

Stabilità alla Bielorussa

 

Quanto alla capacità di far impresa, la Bielorussia è solo 63ª, ma terza al mondo per progressi fatti.

 

Politicamente, viceversa, è praticamente immobile. Compirà in luglio venti anni tondi la presidenza di Aleksandr Lukashenko, con una gestione autoritaria del potere che lascia poco spazio allo sviluppo di un’opposizione.

 

Il rapporto del presidente con Mosca, un tempo di assoluta fedeltà, rivela fratture graduali. Dai problemi di alcuni grandi businessmen russi con le autorità di Minsk, uno “sgarro” un tempo impensabile; fino alle critiche di Lukashenko per l’annessione della Crimea, motivate da timori per il precedente così costituito: un cittadino bielorusso su dieci è di etnia russa e il russo è comunque prima lingua per più di 2/3 della popolazione.

 

Ma per quest’economia piccola (140 mld $, con 10 milioni di abitanti), statalizzata, con poche risorse naturali, Mosca resta il partner preponderante. Il legame ha garantito a lungo alla Bielorussia l’acquisto massiccio delle sue merci e forti agevolazioni nell’accesso all’energia e al credito, rendendo possibile un generoso stimolo dell’economia.

 

Il rovescio della medaglia? Inflazione elevata e difficile controllo della spesa pubblica. La distorsione del mercato per mano statale ha frenato produttività e trasparenza, deprimendo l’investimento estero. Inoltre, le fasi di gelo con la Russia hanno portato revisioni agli accordi su energia e credito e cali dell’export, causando crisi e svalutazioni.

 

Oggi il mantra dei funzionari recentemente incontrati dagli analisti di SACE in missione nel Paese non è più “crescita”, ma “stabilità”. Ma Minsk affronta timidamente temi cruciali al riguardo: le privatizzazioni e la riforma di pensioni, salari pubblici, sussidi energetici, sostegno alle banche.

 

Sul futuro dell’economia troppo ottimismo sarebbe incauto. Diverse imprese italiane – di ogni dimensione - sono comunque coinvolte in vari settori.

Desideri ulteriori informazioni?
Contattaci al numero 06.6736.888
In alternativa invia una mail a [email protected]

Ultime news

Articoli 18 gennaio 2024
PMI, grandi imprese, associazioni di categoria, istituzioni, rappresentanti di gruppi bancari e del mondo universitario hanno partecipato alla quinta edizione del Forum Multistakeholder nella sede di Roma di SACE per ascoltare e raccogliere i diversi punti di vista sulle tematiche ESG. L’obiettivo è quello di indirizzare le proprie strategie verso quelle che sono le reali necessità degli stakeholder.
Articoli 21 novembre 2023
La ‘Casa delle imprese’ on tour: SACE ha aperto le porte delle sue sedi territoriali alle PMI