Articoli 21 marzo 2016

IL RISVEGLIO DEL MYANMAR

Il Paese dalle mille pagode sta vivendo una fase di assoluto rinnovamento e potrebbe diventare un cruciale perno geoeconomico nel continente asiatico, e non solo. Restano tante però le sfide di natura politica, etnica e sociale. Un voto destinato a rivoluzionare non soltanto le sorti di un Paese ma anche i futuri equilibri dell’intera Asia Orientale: così è stato accolto dalla comunità internazionale il risultato delle elezioni parlamentari in Myanmar dell’8 novembre del 2015, che hanno visto il trionfo – con un’affluenza vicina all’80% sugli oltre 30 milioni di elettori – delle forze di opposizione guidate dalla National League for Democracy (Nld), partito del premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi. myanmar-infografica

 

 

Nonostante i timori della vigilia, alimentati dal ricordo delle elezioni del 1990  – quando la giunta militare al potere si rifiutò di riconoscere un’analoga affermazione elettorale della Nld – i vertici del governo birmano e quelli militari hanno riconosciuto la vittoria del partito di Aung San Suu Kyi, assicurando una fluida transizione di potere nei confronti del nuovo parlamento, insediatosi ufficialmente a marzo e che ha eletto come nuovo presidente Htin Kyaw. Sono in molti a considerare queste votazioni – se si escludono le elezioni suppletive del 2012 – come il primo vero esempio di libero esercizio di sovranità da parte del popolo del Myanmar, nome con cui dal 1989 è ufficialmente conosciuta la Birmania.

 

 

Questo importante risultato certifica una svolta nel lungo e difficile processo di transizione democratica del Myanmar per portarsi fuori dall’isolamento internazionale, riavviare un vero processo di democratizzazione e superare le tensioni etniche che hanno attraversato il Paese negli ultimi anni. Segnali di questo rinnovamento erano già stati dati dal governo dei militari ancora in carica che, sotto la presidenza di Thein Sein, ha dato impulso a una fase di apertura storica, consentendo il progressivo reinserimento del Paese nella comunità internazionale. Da ricordare, a tal proposito, la sospensione, seguita dalla rimozione l’anno successivo, nell’aprile 2012 delle sanzioni da parte dell’Unione Europea e dal contestuale alleggerimento del sistema sanzionatorio statunitense.

 

 

Altro elemento rilevante sulla via della “normalizzazione” del Myanmar è stato il raggiungimento dell’accordo sul ripagamento del debito del Paese – formalizzato in sede di Club di Parigi nel gennaio 2013 –, che ha permesso il ritorno delle organizzazioni internazionali e l’erogazione di nuovi prestiti a favore del Paese. Cina e Stati Uniti guardano con attenzione al percorso di cambiamento birmano. La politica estera del Myanmar negli ultimi anni è stata caratterizzata da  una graduale ma intensa transizione che pone l’ex Birmania al centro di un triangolo i due giganti economici mondiali, e Aung San Suu Kyi sarà chiamata a esercitare in modo ancora più attento quella politica dell’equidistanza e dell’equilibrismo sull’asse Washington-Pechino. Se da un lato, infatti, il trionfo della Nld è destinato a imprimere una nuova scossa positiva ai contatti con gli Stati Uniti, la salvaguardia dei legami con la Cina continuerà a rappresentare una necessità cardinale nell’ambito delle relazioni con l’esterno.

 

 

Le ingenti risorse naturali di cui questo territorio è ricco costituiscono il principale motivo per il quale i maggiori investitori esteri sono interessati al Myanmar, non sottovalutando la potenzialità di crescita di un Paese che conta 60 milioni di abitanti e che ha la necessità di costruire tutto (istituzioni, infrastrutture, sistema finanziario, ecc.). Il Myanmar produce il 90% della giada che si trova in commercio a livello mondiale ed è tra i top producers di rubini e zaffiri. Altrettanto preziose quanto le pietre, sono però le risorse energetiche presenti nel sottosuolo birmano e sotto le acque del mare delle Andamane: grandi potenzialità di produzione idroelettrica, ampia disponibilità di idrocarburi e 220 miliardi di metri cubi di gas naturale, che per oltre l’80% è destinato a Thailandia e Cina.

 

 

 

Per il nostro Paese il Myanmar rappresenta il 110° mercato di destinazione per l’export e il 127° mercato di approvvigionamento a livello mondiale. L’interscambio commerciale tra Italia e Myanmar è molto contenuto, ma in progressiva crescita rispetto al drastico calo registrato nel 2008 quando l’imposizione di sanzioni da parte dell’Unione Europea agì da freno alle relazioni commerciali. Nel periodo 2012-2014 le esportazioni italiane in Myanmar sono quasi quintuplicate e hanno raggiunto i 115 milioni di euro. I principali prodotti esportati sono la meccanica strumentale (62%), gli apparecchi elettrici (13,6%) e il tessile e abbigliamento (7,7%). Le occasioni in Myanmar non mancano e il mondo è alla finestra per cogliere queste opportunità in un Paese democraticamente giovanissimo e non privo di insidie.

Desideri ulteriori informazioni?
Contattaci al numero 06.6736.888
In alternativa invia una mail a [email protected]

Ultime news

Articoli 18 gennaio 2024
PMI, grandi imprese, associazioni di categoria, istituzioni, rappresentanti di gruppi bancari e del mondo universitario hanno partecipato alla quinta edizione del Forum Multistakeholder nella sede di Roma di SACE per ascoltare e raccogliere i diversi punti di vista sulle tematiche ESG. L’obiettivo è quello di indirizzare le proprie strategie verso quelle che sono le reali necessità degli stakeholder.
Articoli 21 novembre 2023
La ‘Casa delle imprese’ on tour: SACE ha aperto le porte delle sue sedi territoriali alle PMI