CUBA - REVOLUCIÒN 2.0
Cuba continua a far parlare di sé. La riapertura del dialogo con gli Stati Uniti e il lento processo di riforme per una graduale e controllata apertura dell’economia potrebbero dischiudere una nuova epoca per l’isola del Mar dei Caraibi, creando opportunità interessanti per le imprese straniere più attente. E l’Italia non può perdere questa occasione.
A oggi, oltre il 50% dell’export italiano si concentra ancora in Europa. Nonostante la progressiva evoluzione registrata negli ultimi anni, le nostre imprese esportatrici hanno notevoli margini di sviluppo e diversificazione delle proprie destinazioni, al di fuori dei mercati emergenti più noti, verso quelle che si possono definire le nuove “frontiere” per l’internazionalizzazione.
E Cuba ne è uno degli esempi più attuali. Per questo s’intensificano le missioni di Sistema per accompagnare le imprese italiane verso questo mercato in cui anche SACE, non a caso, ha progressivamente ampliato la propria operatività. È recente, infatti, la decisione di un sostanziale aumento – da 10 a 100 milioni di euro – del plafond destinato al sostegno di operazioni di export e investimenti verso Cuba. Un giudizio molto positivo sul mercato, cui hanno contribuito vari fattori: oltre all’oggettivo miglioramento del contesto politico-economico e del business climate, il buon esito dell’accordo di ristrutturazione del debito a breve termine firmato da SACE con il governo castrista di Cuba nel 2011 (sinora onorato con pagamenti regolari) e il proseguimento del dialogo per la ristrutturazione del debito di medio/lungo termine a livello internazionale.
La recente riforma della Ley de Inversión Extranjera – approvata dal governo cubano con l’obiettivo di incrementare le esportazioni, l’import substitution, lo sviluppo delle infrastrutture e del know how tecnologico – prevede incentivi in settori chiave per lo sviluppo del Paese, in cui anche SACE sta valutando nuove operazioni: dal comparto energetico a quello dei metalli, dalla meccanica strumentale agli apparecchi elettro-medicali. La nuova legge apre la porta agli investitori esteri in molti altri settori interessanti per le imprese italiane, come quello turistico, estrattivo, agricolo, farmaceutico e del commercio all’ingrosso, mentre sanità, istruzione e difesa rimangono esclusi dall’applicazione di questa nuova norma e sotto lo stretto controllo dello Stato castrista.
In particolare nel turismo, Cuba sta diventando sempre più attraente non solo per le bellezze storico-culturali e naturali, ma soprattutto perché si sta dotando di strutture e servizi sempre più sofisticati tanto da ospitare ogni anno uno dei principali appuntamenti fieristici internazionali del settore, ovvero FitCuba in cui quest’anno l’Italia è il Paese ospite d’onore.
Altri segnali positivi, che lasciano ben sperare per il futuro di Cuba, riguardano l’aggiornamento periodico che predispone il Ministero del Commercio Estero di Cuba (Ministerio del Comercio Exterior y la Inversión Extranjera - Mincex) con una lista aggiornata di opportunità di investimento (Cartera de Oportunidades de Inversión Extranjera), dove sono elencati i progetti varati dal governo cubano con il dettaglio delle operazioni e l’indicazione della controparte locale interessata ad avviare una partnership con investitori stranieri. Un documento da tenere sotto stretto monitoraggio per tutte quelle imprese che stiano valutando Cuba come prossimo mercato d’espansione. E non solo! La creazione della Zona Speciale di Sviluppo Mariel (Zedm), che sarà una sorta di “area di libero scambio” a regime di tassazione particolare, costituirà un volano importante di attrazione di investimenti esteri e sviluppo infrastrutturale e industriale. La zona speciale, infatti, sorgerebbe in un’area geograficamente strategica, ovvero il porto più vicino agli Stati Uniti, con l’obiettivo di accogliere le navi cosiddette “Post-Panamax”, di grandissime dimensioni (più di 366 metri di lunghezza, 50 metri di larghezza e un pescaggio fino a 14 metri), e diventare una possibile base operativa per l’esplorazione di greggio offshore e per la produzione industriale leggera legata al ramo delle biotecnologie, settore trainante della ricerca cubana.
Nel 2014 le esportazioni italiane di beni verso Cuba sono state di circa 230 milioni di euro, concentrate prevalentemente nei settori della meccanica strumentale (35,5% del totale), prodotti chimici (13,4%), gomma e plastica (12,2%) e apparecchi elettrici (10,9%). Secondo le stime di SACE, le imprese italiane potrebbero guadagnare 220 milioni di euro di nuovo export entro il 2019, a patto, ovviamente, che il programma di riforme intraprese dal governo dispieghi a pieno il suo potenziale. Perciò, a Cuba, le opportunità non mancano, ma con le dovute cautele.
Nonostante gli innegabili progressi sul fronte dell’apertura ai capitali stranieri, il flusso di investimenti in entrata nel Paese caraibico rimarrà comunque sotto potenziale a causa dell’embargo statunitense ancora vigente, dei regolamenti stringenti e del difficile contesto operativo. Uno dei principali deterrenti per un investitore estero è sicuramente l’obbligo di contrattazione del personale attraverso agenzie dello Stato: un limite la cui rimozione a oggi non è contemplata nel programma di riforme.
Altri elementi di criticità, a livello sociale, sono legati alle condizioni di vita della popolazione, alle restrizioni dei diritti civili e politici e all’assenza di figure per gestire la futura transizione politica. Inoltre, la mancanza di dati economico-finanziari aggiornati e credibili rende difficile la valutazione del Paese. Sebbene il governo cubano sia molto impegnato nel rilanciare l’attività manifatturiera, aumentandone il valore aggiunto e il contenuto tecnologico, la struttura economica del Paese resta ancora poco diversificata, con una base industriale limitata e dipendente dall’import.
Un quadro complesso, dunque, dove luci e ombre si intrecciano indissolubilmente ma che fa di Cuba un mercato di frontiera per eccellenza e dove giocare d’anticipo è necessario per coglierne a pieno il potenziale. Senza, però, sottovalutare i molti rischi che un contesto del genere comporta, rischi da affrontare con gli strumenti giusti e un approccio informato. Quella cubana è una scommessa che le imprese italiane possono vincere davvero.
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