Studi SACE - 15 maggio 2012

SACE: una nuova Mappa dei Rischi “a misura d’impresa”

• Da oggi non più uno, ma otto rating, per guidare le imprese in una valutazione analitica dei rischi a cui si espongono quando operano all’estero
• Dallo scoppio della crisi ad oggi, è peggiorata la solvibilità dei mercati avanzati, con effetto contagio nei mercati di sbocco più vicini
• In crescita pressoché ovunque i rischi di instabilità normativa. Nei paesi avanzati il più marcato aumento dei rischi di conversione e trasferimento valutario
• In aumento il rischio di violenza politica in Medio Oriente e Nord Africa, in controtendenza rispetto al resto del mondo

 

SACE ha presentato oggi la Mappa dei Rischi 2012, elaborata sulla base di un nuovo sistema di rating che consente alle imprese una lettura del rischio paese più realistica e funzionale alle valutazioni di business in tutto il mondo.
 

Dal 2007 a oggi lo scenario economico globale è stato caratterizzato da un marcato rallentamento della crescita e da un forte aumento della complessità nell’approccio ai rischi, sia a livello teorico che operativo. Per poter orientare gli operatori economici nella lettura di questi cambiamenti, SACE ha sostituito il singolo rating di rischio paese con otto rating per misurare i diversi profili di rischio a cui si espongono: rischio di mancato pagamento (articolato in rischio sovrano, bancario, grandi imprese, Pmi), rischio d’instabilità normativa (rischio di esproprio, violazioni contrattuali, conversione e trasferimento valutario) e rischio di violenza politica.
 

Le imprese esportatrici sono più sensibili ai rischi connessi all’affidabilità delle controparti (rischi di mancato pagamento), mentre gli investitori e i costruttori sono più sensibili ai rischi connessi alla sicurezza del contesto operativo (rischi d’instabilità normativa e di violenza politica).
 

Mediante un sistema di consultazione interattivo della Mappa (disponibile all’indirizzo www.sace.it/riskmap), gli operatori economici possono visualizzare i diversi rating di rischio direttamente sul sito di SACE, selezionando il paese d’interesse, la propria attività, il tipo di controparte con cui intendono operare o l’evento di rischio in cui potrebbero incorrere. Immettendo più dettagli nel sistema, possono inoltre richiedere pareri preliminari personalizzati su transazioni specifiche.

 

La nuova Mappa infine consente una misurazione del rischio paese più accurata, grazie all’ampliamento della scala di rating da 1 a 100 rispetto a quella utilizzata in precedenza (da 1 a 9).

 

2007-2011: CHE COSA È CAMBIATO


La metodologia sottostante alla nuova edizione della Mappa è illustrata nello studio Country Risk. Dalla teoria alla pratica, che analizza anche la dinamica del rischio paese prima e dopo la crisi del 2007. Riportiamo di seguito le principali evidenze emerse.

A livello generale, è in discussione la tradizionale distinzione tra paesi emergenti (tipicamente considerati ad alto rischio) e avanzati (tipicamente considerati “risk free”). Questi ultimi hanno subìto un marcato peggioramento di tutti i profili di rischio - in particolare quelli di mancato pagamento e quelli normativi - che invece si sono attenuati nella maggior parte dei paesi emergenti. In questi mercati le migliori prospettive di crescita sono il risultato di dinamiche demografiche favorevoli, di importanti risorse naturali, ma anche di fondamentali economici più solidi che garantiscono maggior solvibilità.
 

L’unica eccezione a questo quadro riguarda l’andamento dei rischi di violenza politica, aumentati considerevolmente in Medio Oriente e Nord Africa per effetto dei profondi sconvolgimenti politici e sociali che hanno interessato l’area.

 

Rischio di mancato pagamento
 

Pur presentando i livelli di rischio di mancato pagamento più bassi a livello globale, i mercati avanzati hanno subìto il peggioramento più pronunciato negli ultimi cinque anni (rating medio di rischio di mancato pagamento pari a 27, in aumento del 59%), con picchi in Grecia (86, +153%), Irlanda (47, +213%) e Islanda (60, +76%). Il trend è stato negativo anche per i mercati dell’Europa emergente e della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), a cui viene assegnato un rating di rischio medio di mancato pagamento pari a 68 (+5%), che hanno risentito della crisi sia attraverso il canale finanziario (Bulgaria, Croazia e Russia) sia attraverso il canale commerciale in seguito alla contrazione della domanda dei principali partner dell’eurozona. Il dato è particolarmente preoccupante alla luce del peso degli avanzati (51% del Pil mondiale).

I rischi di mancato pagamento sono rimasti tuttavia complessivamente più elevati nei paesi emergenti, raggiungendo i livelli più preoccupanti in Africa sub-sahariana (rating 81) nei cosiddetti “stati fragili” (Somalia, Sudan e Zimbabwe). Le performance migliori del continente africano hanno riguardato invece paesi come Sudafrica, Botswana e Namibia, ricchi di materie prime, con sistemi finanziari relativamente solidi e governi che hanno saputo adottare adeguate politiche anti-cicliche. Positivo il quadro per Asia e America Latina (entrambe con rating pari a 64) dove molti paesi hanno registrato un netto miglioramento grazie al rafforzamento dei fondamentali macroeconomici e all’implementazione di politiche favorevoli alle imprese, come nel caso di Brasile (-11%) e Indonesia (-10,6%). Il quadro è più articolato in Medio Oriente e Nord Africa (rating 62), dove i profili di rischio sono aumentati considerevolmente nei paesi nordafricani, ma diminuiti in alcuni paesi mediorientali, controbilanciandosi in media.

 

Rischio d’instabilità normativa

Sotto il profilo dei rischi normativi (di trasferimento, di esproprio e interruzione dei contratti) i paesi avanzati sono tipicamente più stabili e sicuri rispetto agli emergenti. Negli ultimi cinque anni, tuttavia hanno sofferto un sostanziale peggioramento dei rischi di trasferimento e convertibilità, a causa degli impatti della crisi sui fondamentali macroeconomici. Per alcuni mercati emergenti, il peggioramento è stato indotto dall’introduzione di misure di regolamentazione della liquidità (Vietnam, rating di rischio di trasferimento pari a 92), restrizioni monetarie (Venezuela, 95) e dalle debolezze politico-economiche strutturali (Pakistan, 95).

 

Dal 2007 a oggi i rischi di esproprio e di violazioni di contratto sono invece diminuiti, grazie ai progressi realizzati sul fronte della governance in molti paesi dell’Africa sub-Sahariana (come il Ruanda, indice di esproprio pari a 52, indice di violazioni di contratto 55) e dell’Europa emergente e area CSI (come la Georgia, rispettivamente 59 e 61). Permangono rating elevati di rischio esproprio in paesi caratterizzati da elevati livelli di corruzione, limitata trasparenza e forte accentramento del potere politico quali Bolivia (rating di rischio di esproprio pari a 74), Ecuador (74) e Kazakistan (68). 

 

Rischio di violenza politica
 

Il rischio di violenza politica si è attenuato pressoché ovunque negli ultimi cinque anni. I paesi dell’Europa emergente e dell’area CSI hanno beneficiato del processo di integrazione europea e delle connesse riforme per lo stato di diritto. L’Africa sub-sahariana ha vissuto una fase complessiva di stabilizzazione politica e democratizzazione, con la progressiva affermazione di una nuova classe media (come in Mozambico, rischio di violenza politica pari a 46). Anche in America Latina grazie a politiche di apertura si sono ridotti gli episodi di violenza a matrice politica (Colombia, 68, - 5%). In Asia il rischio di violenza politica resta, in media, stabile bin conseguenza del bilanciamento tra i miglioramenti del contesto economico-sociale in paesi come l’Indonesia (61, - 8%) e l’emergere di tensioni, ad esempio alle Maldive (50, +16%). Il primato negativo per il rischio di violenza politica spetta invece all’area MENA, a causa delle turbolenze della Primavera Araba: Bahrein (67), Egitto (74), Libia (81), Siria (81) e Tunisia (64). 



 
 

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