L’export del Lazio guarda sempre più lontano: su quali settori e Paesi puntare nei prossimi anni?
L’effetto Trump sui mercati internazionali, il possibile rischio di guerre commerciali e l’aumento di episodi di violenza politica. Su quali Paesi e settori possono puntare le aziende laziali per cogliere le opportunità offerte dai mercati internazionali?
“Keep Calm & Made in Italy”, l’ultimo Rapporto Export a cura del Polo SACE SIMEST delinea, nonostante la presenza di diverse complessità, un quadro positivo per l’export italiano e delle sue regioni.
Nel 2017 l’export laziale ha dato un buon contributo alla crescita economica del Paese, grazie a un incremento del 17,2% rispetto all’anno precedente, ben oltre la media nazionale, e ai 23 miliardi di euro di beni venduti all’estero.
Il Lazio, sesta regione esportatrice su scala nazionale, è una delle aree più dinamiche in termini di crescita. Sono sempre più numerose le aziende della regione che si affacciano con intraprendenza anche sui mercati più lontani, dentro e fuori dall’Europa: di queste, nel solo 2017 più di 1.500 sono state supportate dal Polo SACE SIMEST, che grazie all’attività della sua sede principale, situata proprio a Roma, ha mobilitato nella regione oltre 4 miliardi di euro.
L’export della regione, già oggi tra i più rilevanti e solidi del Belpaese, ha tutte le capacità per dare continuità all’ottima performance del 2017 e a differenziare sempre di più i settori dell’esportazione regionale, cogliendo le opportunità che i mercati esteri, sia avanzati che emergenti, possono offrire negli anni a venire.
Di seguito un focus sull’export della regione e una sintesi dei principali risultati pubblicati nel Rapporto Export 2018 di SACE.
Rapporto Export SACE 2018 | Settori e mercati di opportunità per l’export laziale
Il Lazio, grazie ai 23 miliardi di euro di beni venduti all’estero nel corso del 2017, è la sesta regione italiana per esportazioni. L’anno passato è stato particolarmente brillante per l’export laziale, che ha registrato una crescita del 17,2% (quasi 10 punti superiore alla media nazionale) rispetto al 2016. A guidare l’ottima performance i tre principali settori dell’export regionale (mezzi di trasporto con un +64,4%, chimica e farmaceutica, entrambi con un +16,6%), che insieme coprono quasi i due terzi del totale dei beni esportati dalle imprese laziali.
In particolare, con un peso del 39% sulla quota complessiva dell’export regionale, il settore trainante è quello della farmaceutica, che nel 2017 è cresciuto esponenzialmente verso Stati Uniti, Germania e Regno Unito. In calo l’export verso il Belgio, che resta tuttavia il primo mercato di destinazione per le imprese del settore.
Nel 2017 si sono confermati gli ottimi risultati dell’export verso i principali partner commerciali del Lazio: Germania (+21,4%), Stati Uniti (la quota dei beni esportati è raddoppiata), Francia (+1%), Regno Unito (+30,5%) e Spagna (+16,1%). Questi Paesi, insieme, domandano il 43% dei beni esportati dalla regione.
Il I semestre del 2018 non è stato altrettanto positivo per le esportazioni regionali. Il primo trimestre è rimasto sostanzialmente stabile rispetto ai primi tre mesi dell’anno precedente (-0,7%), mentre il secondo ha portato il calo complessivo al 2,3%. A determinare questo risultato, la contrazione dei settori dei mezzi di trasporto, dei prodotti chimici e dei prodotti in metallo, sopperita tuttavia dai numeri positivi della farmaceutica (+5,7% nei sei mesi) e dei raffinati. In questa prima frazione dell’anno, l’export laziale ha registrato buoni numeri in Regno Unito, Paesi Bassi e Giappone.
Oltre ai partner commerciali di riferimento, le imprese del territorio potranno avere significativi margini di crescita anche al di fuori delle destinazioni tradizionali. SACE SIMEST ha individuato, per ciascuno dei settori principali dell’export regionale, diversi mercati emergenti che offriranno nei prossimi anni ottime opportunità alle aziende laziali: per i settori dei mezzi di trasporto e dei prodotti in metallo, destinazioni di notevole interesse saranno rispettivamente Polonia e Filippine, entrambi due mercati europei in fase di sviluppo dove, secondo le previsioni SACE SIMEST, si attende nel 2018 una crescita rispettivamente del 6,8% e dell’8,3%. Fuori dall’Europa, questi due settori potranno guardare al continente asiatico: per i mezzi di trasporto un mercato conosciuto come la Cina, mentre per i prodotti in metallo le Filippine, Paese che rientra tra le cinque geografie più promettenti identificate nel Rapporto Export di SACE SIMEST, verso il quale si prevede un incremento dell’export italiano dell’8,9% in media annua nel periodo 2018-2021. Per quanto riguarda l’area MENA, il settore farmaceutico potrà trovare buone possibilità inArabia Saudita, mentre quello dei prodotti chimici in Algeria. Il settore della meccanica strumentale, infine, avrà ampi margini di crescita in Asia, in particolare Giappone e India: quest’ultima rappresenta uno dei mercati più appetibili per l’export nostrano, su scala sia regionale sia nazionale, grazie al momento particolarmente positivo dell’economia indiana, con le migliori occasioni di business proprio per il settore della meccanica strumentale (+5,3% in media annua nel prossimo quadriennio). Nel Paese, dove è atteso un aumento del 7,2% medio annuo nel periodo 2018-2021, già nei primi mesi del 2018 si è registrato un ottimo +15,3%.
Keep Calm & Made in Italy | Le previsioni dell’export italiano per il 2018-2021
Quello delineato nel Rapporto Export 2018 di SACE SIMEST è un quadro di opportunità per le imprese italiane. Nonostante le incertezze e il clima di tensione geopolitica, nel prossimo quadriennio l’export italiano continuerà infatti ad avanzare (+5,8% nel 2018 e +4,5% nel triennio successivo) sfiorando i 500 miliardi di euro già nel 2019 e superando i 540 miliardi nel 2021.
Lo Studio, che include le previsioni 2018-2021 sull’andamento delle esportazioni italiane per Paesi e settori e fornisce approfondimenti sui fenomeni globali a maggiore impatto, prospetta un quadro di vigile ottimismo per le nostre imprese esportatrici. Da qui il titolo del Rapporto, un invito a puntare ancora sulla qualità del Made in Italy senza cadere negli allarmismi derivanti da un’ipotetica escalation protezionistica, il cui rischio di accadimento rimane ad ogni modo circoscritto (nell’ordine del 15-20%).
Lo studio contiene anche una mappatura delle geografie a più alto potenziale per esportazioni e investimenti italiani nel medio-lungo termine: 15 Paesi “irrinunciabili” (Arabia Saudita, Brasile, Cina, Emirati Arabi Uniti, India, Indonesia, Kenya, Messico, Perù, Qatar, Repubblica Ceca, Russia, Stati Uniti, Sudafrica e Vietnam) che da soli hanno intercettato 95 miliardi di euro di vendite nel 2017 e 5 nuove promesse (Turchia, Senegal, Colombia, Filippine e Marocco) per le quali è attesa una crescita significativa nei prossimi anni. Un ampio focus è dedicato al settore infrastrutturale, elemento chiave per rafforzare la proiezione internazionale dell’Italia e aiutare il Paese a recuperare 70 miliardi di euro di “export perduto”.
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