Studi SACE - 24 maggio 2013

Country Risk Map: 2013, un anno ad alto rischio

  • Il perdurare della crisi nell’Eurozona avvicina il profilo di rischio di mancato pagamento dei mercati avanzati, che peggiorano, a quello dei mercati emergenti
  • Gli indicatori di governance si deteriorano ovunque, con un’instabilità normativa marcatamente più elevata nei mercati emergenti, in particolare in Africa sub-sahariana
  • Mentre Medio Oriente e Nord Africa restano bloccati sui livelli preoccupanti raggiunti con la Primavera Araba, l’allarme “violenza politica” si diffonde a livello globale, toccando anche i mercati avanzati.

Il 2013 si prospetta un anno difficile per le imprese che operano sui mercati esteri, con i rischi di mancato pagamento, d’instabilità normativa e di violenza politica in aumento a livello globale.

Se i rischi di mancato pagamento e di instabilità normativa si sono ormai stabilizzati su livelli elevati a causa del protrarsi degli impatti della crisi sui mercati internazionali, sono i rischi di violenza politica ad aver registrato il peggioramento più acuto nel corso del 2012 a causa dell’esplodere di conflitti geopolitici e dal radicalizzarsi di tensioni socio-economiche anche nei mercati avanzati. Intanto restano “off limits” a livelli di rischio massimo (pari a 100) Nord Corea, Somalia, Zimbabwe. Questo è il quadro globale presentato dalla Country Risk Map 2013 di SACE, il mappamondo interattivo che delinea i profili di rischio di 189 paesi per guidare le imprese nelle loro strategie di internazionalizzazione.

Le rilevazioni sono basate su un sistema di 8 rating che misura i diversi profili di rischio a cui si espongono gli operatori economici: mancato pagamento (articolato in rischio sovrano, bancario, grandi imprese e Pmi), instabilità normativa (rischio di esproprio, violazioni contrattuali, conversione e trasferimento valutario) e violenza politica.
 

Per il 2013 si segnala un progressivo ridimensionamento delle distanze tra mercati avanzati e mercati emergenti, particolarmente evidente sotto il profilo dei rischi di mancato pagamento, e la necessità di una valutazione sempre più selettiva di opportunità e rischi connessi alle attività di export e internazionalizzazione.

 

2012-2013: CHE COSA È CAMBIATO


Rischio di mancato pagamento

Aumentati pressoché ovunque, i rischi di mancato pagamento hanno subìto il peggioramento più accentuato soprattutto nei mercati avanzati: qui, pur continuando a mostrare livelli sensibilmente inferiori alla media globale, i rischi di insolvenza hanno registrato una crescita media del 22%.

Ormai, paradossalmente, paesi europei come Grecia (88), Cipro (80), Slovenia (64) e Spagna (54) risultano decisamente meno affidabili rispetto a mercati emergenti come Perù (43), Colombia (49), Russia (53) e Abu Dhabi (32).

I rischi di mancato pagamento sono aumentati anche nell’area CSI (Comunità degli Stati Indipendenti, +4%) e nell’area MENA (Medio Oriente e Nord Africa, +3%). In controtendenza rispetto alla performance della Russia (-10,9%), il rischio di credito nell’ex Urss ha risentito di politiche economiche poco prudenti, del rallentamento dell’Eurozona e del peggioramento della qualità dei portafogli delle banche. Nell’area MENA, invece, l’instabilità che persiste su tutto l’arco sud-orientale del Mediterraneo ha controbilanciato la performance positiva dei Paesi del Golfo, per il momento immuni dalle tensioni politico-sociali e sostenuti dal buon andamento dei prezzi degli idrocarburi.

Più stazionarie le prestazioni di Asia e America Latina, con un leggero aumento dei rischi (circa +2%), imputabile essenzialmente alla trasmissione degli effetti della crisi internazionale che hanno penalizzato specialmente le Pmi locali. Il rischio del credito di banche e large corporate è invece migliorato in entrambe le aree : l’area asiatica ha beneficiato delle politiche monetarie conservative adottate negli ultimi anni e del miglioramento della liquidità e della qualità del portafoglio degli operatori; le controparti latino-americane hanno rafforzato la propria redditività grazie allo sviluppo dei mercati regionali e alla crescita degli investimenti esteri in settori strategici.

Sebbene registri ancora i livelli di rischio più alti a livello mondiale (79), l’Africa sub sahariana è l’unica area in miglioramento (-2,5%). La regione conferma anche quest’anno il trend di crescita sostenuta che dura ormai da oltre un decennio: sono migliorati gli indicatori di rischio bancario e corporate grazie al sostegno pubblico alla domanda aggregata, al miglioramento delle condizioni di accesso al credito, alla regionalizzazione dei principali istituti bancari e al generale isolamento dai mercati finanziari internazionali.
 

Rischio d’instabilità normativa

 

I rischi normativi (trasferimento, esproprio e violazione contrattuale) aumentano pressoché ovunque, a causa del peggioramento dei principali indicatori di governance. Il fenomeno è particolarmente evidente in aree storicamente più fragili come l’Africa sub-sahariana (+6%) e l’area MENA (+2%). Si registrano tuttavia alcune difficoltà anche in regioni un tempo considerate immuni a questo tipo di rischi come i mercati avanzati (+12%) dove il perdurare della crisi sta indebolendo i fondamentali macroeconomici, riflettendosi in un aumento dei rischi di trasferimento e convertibilità (+25%).

Nonostante queste criticità, sotto il profilo dei rischi normativi le differenze tra mercati avanzati ed emergenti restano ancora ben marcate, con i primi che si confermano sostanzialmente più stabili e sicuri rispetto ai nuovi mercati. In particolare permangono elevati i rischi di esproprio in Paesi caratterizzati da elevati livelli di corruzione, limitata trasparenza e accentramento politico come Venezuela (90), Ecuador (84) e Nicaragua (80) in America centrale e meridionale, Turkmenistan (87) e Uzbekistan (82) in Asia Centrale, Zimbabwe (97) e Sudan (94) in Africa sub-sahariana.

Osservando le singole performance, si conferma il consolidamento di mercati emergenti particolarmente virtuosi come Cile (il cui indice di rischio normativo cala del 32%) e Polonia (-20%), mentre si profilano rischi da non sottovalutare in mercati quali Slovenia (+47%), Sudafrica (+24%), Zambia (+19%) ed Egitto (+16%).
 

 

Rischio di violenza politica

 
In controtendenza rispetto a quanto rilevato nel quadriennio 2007-2011, nel 2012 i rischi di violenza politica sono tornati a crescere ovunque.

Non sorprendentemente, Africa sub-sahariana (+7%) e area MENA (+5%) restano le regioni a maggior livello di rischio di violenza politica, accentuati dai conflitti in Mali (81) e Repubblica Centrafricana (91), dall’instabilità di Egitto (77) e Libia (83), e dell’escalation delle violenze in Siria (92).

Anche nell’area CSI e in quella dell’Europa emergente (+10%) si è registrato un aumento del rischio di violenza politica, a causa dell’espandersi di tensioni politico-sociali (Bielorussia, Kazakistan, Tagikistan, Turkmenistan e Ucraina). In altri casi le tensioni sono legate al malcontento provocato dalle conseguenze della crisi economica (Bulgaria) e di livelli di sicurezza ancora precari (Montenegro e Bosnia).

Colpisce infine l’aggravarsi di questo profilo di rischio anche nei mercati avanzati (+4%), conseguenza del disagio sociale indotto dalle difficili condizioni economiche. Ne sono un esempio Grecia e Cipro.
 

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