Garantire un Approvvigionamento Sicuro e Sostenibile nelle Catene Globali del Valore

In un contesto in cui la metà delle forniture critiche per l'industria italiana è esposta a rischi geopolitici e climatici, la gestione efficiente della Supply Chain rappresenta un tassello cruciale per assicurare il corretto funzionamento della catena di distribuzione e per garantire la continuità operativa di un’impresa.

Vuoi saperne di più? In questo articolo parleremo di: 

  • Dinamiche economiche globali e tendenze del 2024
  • Sfide e opportunità per la filiera alimentare italiana: verso un futuro sostenibile
  • Strategie per le imprese domestiche per sviluppare una maggiore resilienza
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La gestione efficiente della Supply Chain rappresenta un tassello cruciale per assicurare il corretto funzionamento della catena di distribuzione e per garantire la continuità operativa di un’impresa. In un contesto in cui la metà delle forniture critiche per l'industria italiana è esposta a rischi geopolitici e climatici, la necessità di monitorare le aree di rischio interne ed esterne alla supply chain è più evidente che mai. In questo scenario, l’evento organizzato da SACE, “Prevenire i rischi delle supply chain europee: come garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile nelle catene globali del valore” ha offerto un’opportunità unica per le imprese italiane di esplorare soluzioni innovative e sostenibili per affrontare le sfide emergenti.
L’evento del 25 gennaio 2024, promosso dalla collaborazione tra SACE e ADACI (Associazione Italiana degli Acquisti e del Supply Management), ha fornito un quadro completo degli effetti negativi sulla supply chain causati dalla pandemia, dal conflitto Russia-Ucraina e dalla recente crisi nel Mar Rosso, presentando al tempo stesso strumenti pratici per prevenire i rischi legati alle catene di fornitura nei settori della meccanica, agroalimentare, ICT e farmaceutica.  L’instabilità geopolitica e i rischi di produzione rappresentano sfide senza precedenti, soprattutto per le piccole e medie imprese: acquisire conoscenze, adottare strategie e cogliere opportunità nelle transizioni digitali e sostenibili è pertanto fondamentale per ridurre l’esposizione ai rischi nei processi di approvvigionamento.
Ida D’Amora, Head of Procurement di SACE, ha aperto l’evento sottolineando l’impegno costante di SACE nel supportare le imprese italiane verso una crescita sostenibile, fornendo un sostegno tangibile alle aziende nel ridefinire i propri modelli di business e rimanere al passo con l'evoluzione del mercato. Il piano industriale 2022-2025 di SACE pone infatti l'accento su pilastri chiave, quali: la sostenibilità, la digitalizzazione, l'ascolto attento delle esigenze specifiche delle aziende per fornire un supporto mirato. 
L'obiettivo dell'incontro del 25 gennaio, come specificato da D'Amora, è stato pertanto quello di individuare soluzioni concrete per il 2024, tenendo conto del contesto macroeconomico attuale. 

Dinamiche economiche globali e tendenze del 2024

La pandemia ha accelerato profonde trasformazioni e delineato nuovi scenari geopolitici ed economici. Come evidenziato da Ivano Gioia, Manager Ufficio Studi di SACE, la crisi pandemica, il conflitto russo-ucraino e le tensioni in Medio Oriente, hanno ostacolato la ripresa delle imprese italiane e mondiali comportando un rallentamento dell’economia internazionale, caratterizzata da una crescita positiva ma in calo nel 2024, in una prospettiva destinata a perdurare nel corso di quest’anno. 

Nonostante la contrazione, è interessante notare come il 2023 si sia concluso con una situazione più favorevole rispetto a quanto inizialmente previsto. Inoltre, è emersa una netta divergenza nella crescita del PIL tra i paesi emergenti (+4,2% nel 2023 e del +3,6% nel 2024) e i paesi avanzati (+1,6% nel 2023 e +1,3% nel 2024), evidenziando le disparità economiche e le sfide strutturali che influenzano i diversi contesti nazionali. I paesi emergenti stanno crescendo a un ritmo più sostenuto rispetto ai paesi avanzati grazie a una serie di fattori, tra cui una popolazione più giovane, una più elevata domanda interna e un maggiore spazio per la crescita economica. I paesi avanzati, invece, stanno affrontando una serie di sfide, tra cui l'invecchiamento della popolazione, un elevato livello di debito pubblico e una bassa crescita della produttività.

Per il 2024 si prevede un aumento del PIL italiano tra lo 0,5% e lo 0,6%, mentre le stime indicano come la crescita in Italia sia stata quasi nulla alla fine del 2023, frenata dall’inasprimento delle condizioni creditizie e dai persistenti costi elevati dell’energia che hanno portato ad una contrazione dei consumi e degli investimenti. 

L’Eurozona è riuscita a evitare la recessione, registrando una crescita modesta dello +0,5% nel 2023 e una previsione di incremento dello 0,6% nel 2024. Tuttavia, come ha specificato Ivano Gioia, “l’inflazione continua ad essere elevata, accelerata rapidamente dalle varie crisi e mostrando una riduzione più lenta”. In merito a ciò, la Federal Reserve americana (FED) e la Banca Centrale Europea (BCE) adottano un approccio cauto e vigilante, mitigando l’ottimismo già contenuto e mettendo in guardia sui rischi associati a un eventuale taglio prematuro dei tassi di interesse. La presidente della BCE, Christine Lagarde, ha confermato che eventuali riduzioni dei tassi non verranno considerate prima di giugno.

Il 2024 si è aperto con considerevoli preoccupazioni legate alle tensioni nel Mar Rosso e gli impatti significativi sulle catene globali del valore. In accordo con la Banca Mondiale, il Canale di Suez gestisce infatti il 12% del commercio mondiale, principalmente caratterizzato da rinfuse liquide (olio, petrolio) e rinfuse solide (cereali) e traffico di container. Tra gli impatti rilevanti si annoverano:
  • la riduzione del traffico attraverso Bab el-Mandeb, lo stretto marittimo che collega il Golfo di Aden al Mar Rosso, situato tra le coste dello Yemen e la zona del Corno d’Africa;
  • l’aumento dei costi di trasporto dei container; 
  • la minore quantità di gas naturale liquefatto dal Qatar all’Italia;
  • i ritardi e il calo di traffico nei porti italiani.
Secondo la Banca d’Italia, dal Mar Rosso passa circa il 16% del totale delle importazioni italiane e il 7% delle esportazioni. Questo dato è particolarmente rilevante, soprattutto per settori quali il tessile-abbigliamento, di cui un terzo del suo valore passa attraverso il Canale di Suez, e quelli della meccanica strumentale e dell’Oil & Gas. 

Queste criticità non devono, tuttavia, distogliere l’attenzione dal fatto che l’internazionalizzazione rimane un elemento imprescindibile per la crescita delle imprese e, di riflesso, per l’intera economia italiana che poggia gran parte della sua forza sui mercati esteri. A dimostrazione di ciò, le prospettive per il 2024 mostrano un aumento del +1,7% nel volume dei commerci internazionali. In particolare, secondo gli ultimi dati forniti dall’ISTAT, relativi ai primi undici mesi del 2023, l’export italiano ha registrato un incremento dello 0,7% con prospettive di una ripresa più vigorosa nel corso del 2024.

In aggiunta al tema dell’internazionalizzazione, Ivano Gioia si è focalizzato nel corso del suo intervento sull’importanza di investire nella digitalizzazione e sostenibilità, quali elementi chiave per perseguire una maggiore efficienza e innovazione in azienda. In merito, è importante sottolineare che tali aspetti non dovrebbero essere considerati semplicemente come costi immediati, bensì come investimenti mirati a garantire la resilienza dell’impresa nel lungo periodo.

Sfide e opportunità per la filiera alimentare italiana: verso un futuro sostenibile

Oltre ad essere un fattore chiave per l'internazionalizzazione, l'adozione di modelli digitali e sostenibili rappresenta, per la filiera alimentare italiana, un’opportunità fondamentale per affrontare le sfide del presente e costruire un futuro più competitivo e resiliente.

La Vice - Presidente Nazionale di Adaci, Federica Dallanoce, è intervenuta per evidenziare una sfida rilevante che affligge non solo la filiera alimentare italiana, ma anche quella globale: l’eccessiva produzione che si traduce in spreco alimentare. Secondo quanto riportato dalla FAO, quasi il 40% del cibo prodotto a livello mondiale viene sprecato, con serie conseguenze etiche e ambientali. In aggiunta a ciò, la filiera alimentare si trova ad affrontare ulteriori sfide, quali la tutela della biodiversità; la necessità di ridurre l’impatto ambientale e di migliorare l’efficienza energetica; l’aumento dei costi di produzione, con ripercussioni sulla sicurezza alimentare e sull'accesso al cibo per le fasce più deboli della società; infine, la scarsa cultura del riciclo alimentare in Europa, con impatti negativi sull’ambiente e sulle risorse disponibili.

Tuttavia, vi sono opportunità che è possibile sfruttare per migliorare la situazione, quali l’adozione di pratiche green e innovative lungo tutta la filiera alimentare, le campagne di sensibilizzazione e educazione alimentare per un consumo responsabile, nonché l’aumento della produzione alimentare in Europa col fine di ridurre la dipendenza dalle importazioni. 

In tale cornice, Dallanoce ha sottolineato l’importanza di un impegno congiunto da parte di tutti gli attori della filiera alimentare per cogliere le opportunità del presente: istituzioni, imprese e cittadini. Le istituzioni hanno il ruolo di promuovere politiche e normative che favoriscano la sostenibilità e la lotta allo spreco alimentare; alle imprese è richiesto di adottare modelli di produzione e distribuzione più sostenibili, investendo in innovazione e tecnologie green; i cittadini, d'altra parte, dovranno assumere un ruolo attivo nella lotta allo spreco alimentare, adottando comportamenti consapevoli e sostenibili.

La filiera alimentare italiana ha il potenziale per diventare un modello di sostenibilità e responsabilità, e come ha concluso Dellanoce, “è fondamentale per tutti noi acquisire competenze e conoscenze in materia di sostenibilità e riuso per costruire un futuro più sicuro e resiliente per le generazioni future”.

“Come fanno le imprese italiane ad essere più resilienti?”

Le molteplici sfide legate alla Global Value Chain (GVC) spingono le imprese italiane ad accrescere la propria resilienza e a tal fine, Maurizio Petronzi, Head of Procurement & Operations di Cassa Depositi e Prestiti (CDP), propone loro alcune strategie.
Pur rappresentando un elemento positivo, la presenza dell’Italia nelle Global Value Chain e nelle filiere mondiali la rende infatti più esposta agli impatti derivanti dalle crisi globali, facendo sì che sia fondamentale per le imprese domestiche sviluppare una maggiore resilienza, concentrandosi su quattro tematiche chiave: 
  • Reshoring e controllo delle catene di fornitura: avere siti produttivi in Italia o nell'area euro, piuttosto che al di fuori dei confini europei o in Paesi soggetti a conflitti, può costituire un vantaggio competitivo nel medio periodo.
  • Criteri ESG (Environmental, Social and Governance), fondamentali per valutare, misurare, controllare e sostenere l’impegno ambientale e sociale nella catena di fornitura, nonché la sostenibilità di un’impresa. 
  • Competenze: ciò implica il potenziamento di strumenti digitali e Data Intelligence per migliorare la capacità previsionale. Petronzi ha, inoltre, sottolineato che l’innovazione è guidata dall’“Open Innovation”, un modello che invita le imprese di attingere anche a idee e risorse esterne all’impresa per stimolare l’innovazione e aumentare la competitività sul mercato.
  • Collaborazione: la formazione di relazioni solide e l’acquisizione di maggiori competenze attraverso collaborazioni con università, enti e startup sono essenziali, poiché, come sottolineato da Petronzi, “da soli non si va da nessuna parte”. 

L'evento si è concluso con l’intervento di Antonio Romeo, Director Business Corporate di SACE, il quale ha ribadito l'importanza di sostenere le piccole e medie imprese fornitrici tramite anche una qualificazione dei fornitori attraverso sistemi scalabili di rating, basati sui criteri ESG. Tale iniziativa, specifica Romeo, è “parte di una strategia a lungo termine per premiare il virtuosismo e supportare la crescita delle PMI che spesso hanno difficoltà a trovare autonomamente le risorse necessarie”. Il supporto alle PMI è in particolare al centro di Insieme2025, il Piano Industriale del Gruppo SACE per accompagnare il Paese nel prossimo triennio. 

Oltre ai già citati speaker, sono intervenuti nel corso dell’evento: Luca Passariello (Manager Education, Business Promotion, Supply Chain SACE), Fabrizio Santini (Presidente Nazionale Adaci), Paolo Marnoni (Consigliere Sezione Centro Sud), Giovanni Baruffini (CEO Niuma), Katia Sacco (Chief Procurement Officer Mercitalia Logistics FSI), Federico Buiatti (Supply Chain & ABS Service BD Director), Giampiero Carozza (CPO Gruppo Amadori), Roberta Bruni (Purchasing Manager, AbbVie), i quali hanno  evidenziato come la strada per una supply chain robusta passi attraverso l'innovazione, la collaborazione e l'adozione di pratiche sostenibili. 

In un mondo in costante evoluzione, la gestione consapevole della Supply Chain è essenziale per affrontare le sfide emergenti. L'evento del 25 gennaio ha offerto pertanto degli strumenti e strategie volti a prevenire i rischi delle supply chain e garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile nelle catene globali del valore. 

Per richiedere maggiori informazioni/approfondimenti, contattaci a [email protected]

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