Come esportare Food & Beverage in Canada?

Food & Beverage in Canada 

Il mercato canadese è uno dei più ricettivi e promettenti per il Food & Beverage Made in Italy. Nel 2022, per la prima volta, l’export dei prodotti alimentari italiani in Canada ha superato il miliardo di dollari canadesi (1,08 mld CAD), registrando un aumento del +11,5% rispetto all’anno precedente. Ciò ha permesso all’Italia di collocarsi al quarto posto tra i fornitori di prodotti agroalimentari del paese nordamericano, dopo Stati Uniti, Cina e Brasile (infoMercatiEsteri). 

I motivi di questo successo sono molteplici.  Da un lato, l’interesse crescente per il cibo italiano da parte dei consumatori canadesi dovuto alla ricerca di prodotti di alta qualità; dall’altro, la diffusione sul mercato canadese di prodotti agroalimentari Made in Italy  riconducibile alla presenza di una grande comunità italiana sul territorio.

In questo articolo parleremo di:

  • Come approcciarsi al mercato canadese del Food&Bevarage; 
  • Cos'è e cosa prevede il Safe Food for Canadian Regulations (SFCR);
  • L'impatto del CETA - Comprehensive Economic and Trade Agreement 
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L’export di prodotti Food & Beverage in Canada rappresenta un'opportunità significativa per le aziende italiane, ma per avere successo in questo mercato è fondamentale rispettare le normative locali in materia di sicurezza alimentare, che richiedono standard igienici elevati e procedure di controllo preventivo.

Il mercato canadese è uno dei più ricettivi e promettenti per il Food & Beverage Made in Italy. Nel 2022, per la prima volta, l’export dei prodotti alimentari italiani in Canada ha superato il miliardo di dollari canadesi (1,08 mld CAD), registrando un aumento del +11,5% rispetto all’anno precedente. Ciò ha permesso all’Italia di collocarsi al quarto posto tra i fornitori di prodotti agroalimentari del paese nordamericano, dopo Stati Uniti, Cina e Brasile (infoMercatiEsteri)

I motivi di questo successo sono molteplici.  Da un lato, l’interesse crescente per il cibo italiano da parte dei consumatori canadesi dovuto alla ricerca di prodotti di alta qualità; dall’altro, la diffusione sul mercato canadese di prodotti agroalimentari Made in Italy  riconducibile alla presenza di una grande comunità italiana sul territorio.

Tuttavia, per poter circolare liberamente, i prodotti agroalimentari devono rispettare rigidi standard di sicurezza. L’approccio adottato dal Canada, simile a quello statunitense, è un sistema preventivo di controllo del rischio in base al quale gli alimenti venduti nel Paese di riferimento devono essere prodotti, preparati, stoccati, imballati ed etichettati in condizioni igieniche adeguate. Queste normative si applicano non solo alle aziende canadesi, ma anche ai produttori “esteri” i cui prodotti sono destinati al consumo in Canada.  

Pertanto, tutte le imprese italiane interessate ad esportare nel Paese nordamericano prodotti alimentari e bevande analcoliche (per le bevande alcoliche ci sono altri iter e regole da seguire) devono sapere come conformarsi alla normativa locale per evitare spiacevoli inconvenienti.

Cos’è e cosa prevede il Safe Food for Canadian Regulations (SFCR)

 

La normativa vigente in Canada in materia di sicurezza alimentare è il SFCR - Safe Food for Canadians Regulations,  entrato in vigore nel 2019 abrogando e sostituendo i regolamenti preesistenti. Il SFCR è stata una grande rivoluzione normativa in Canada, ponendo una maggiore enfasi sulla prevenzione e consentendo una più rapida rimozione degli alimenti non sicuri dal mercato. 


La responsabilità di garantire la conformità e l'applicazione della normativa spetta alla Canadian Food Inspection Agency (CFIA), l'ente federale incaricato di stabilire le politiche che riguardano la produzione, l'importazione e l'esportazione di prodotti alimentari, e in alcuni casi, di imporre restrizioni o divieti su specifiche categorie di prodotti considerati rischiosi.


Il SFCR si basa su tre principi chiave:


 Sistema di licenze: gli importatori commerciali canadesi devono ottenere una licenza per l'importazione di prodotti alimentari destinati al mercato canadese. Da sottolineare come, ovviamente, sono esistano diverse licenze in base al tipo di prodotto trattato;

Pianificazione del controllo preventivo: gli importatori devono sviluppare un Preventive Control Plan (PCP) in cui documentano le procedure di importazione, verificano la conformità del prodotto alle norme di sicurezza, classificazione ed etichettatura, ed assicurano che il fornitore abbia misure idonee per prevenire e controllare i rischi associati all'alimento o alla bevanda; 

Tracciabilità: le normative richiedono agli importatori di raccogliere e conservare la documentazione necessaria per tracciare l'intero ciclo produttivo dell'alimento o bevanda, dalla sua origine al luogo di destinazione.

 

Per riassumere, dunque, gli esportatori italiani devono innanzitutto trovare e collaborare con un importatore canadese dotato di licenza per poter esportare in Canada. Dovranno, inoltre, contribuire alla redazione del Preventive Control Plan, comunicando i pericoli biologici, chimici e fisici associati al prodotto alimentare e presentare certificazioni riconosciute a dimostrazione del rispetto delle norme di sicurezza alimentare, come SQF, BRC, IFS, FSSC, GLOBAL.A.P, BAP e CanadaGAP.


Inoltre, le normative SFCR impongono requisiti specifici sull'etichettatura, compresa l'indicazione in inglese e francese, il formato e il contenuto della tabella nutrizionale, l'elenco degli ingredienti e dei coloranti alimentari.


L’impatto del CETA

L’esportazione di prodotti alimentari verso il Canada è regolamentata dal Comprehensive Economic and Trade Agreement (CETA) stipulato tra l’Unione Europea e il Canada, ed entrato in vigore in via provvisoria il 21 settembre 2017. Questo accordo ha determinato una serie di cambiamenti significativi per lo scambio di prodotti alimentari tra le due regioni, tra cui:


  • la riduzione dei dazi doganali: una delle principali implicazioni dell'a Accordo è stata la riduzione dei dazi doganali su molti prodotti alimentari che vengono scambiati tra  UE e  Canada. In particolare, sono stati eliminati i dazi ad valorem canadesi (dell’ordine del 10-25%) per i prodotti UE a base di zuccheri, le preparazioni a base di cacao, pasta, biscotti, frutta e verdura; 
  • l’aumento delle quote di importazione: il CETA ha aumentato le quote di importazione per diversi prodotti, consentendo una maggiore quantità di esportazioni. Ad esempio, ha influenzato positivamente l'export di formaggi europei in Canada, portando all’apertura di un nuovo contingente di prodotti latto-caseari pari a 17.700 tonnellate, di cui 16.000 destinate a formaggi di qualità (+130% rispetto alla quota precedente alla conclusione dell’accordo) (Rapporto “Esportare formaggi stagionati in Canada”, ISMEA);
  • la protezione delle indicazioni geografiche: il Canada ha accettato di proteggere 143 prodotti tipici di specifiche zone geografiche dell'UE, di cui 41 italiani. Ciò significa che prodotti come il Parmigiano Reggiano e il Prosciutto di Parma, che sono riconosciuti come IG, sono ora protetti da imitazioni o contraffazioni; 
  • il rispetto degli standard di qualità e sicurezza alimentare: il CETA ha semplificato l'importazione di prodotti alimentari tra l'UE e il Canada, riducendo i costi e aprendo nuove opportunità commerciali pur mantenendo un forte focus sulla qualità, la sicurezza alimentare e il rispetto delle normative esistenti, garantendo che i prodotti alimentari importati soddisfino gli standard richiesti. Il CETA, come qualsiasi altro accordo commerciale, è tuttavia subordinato alle regole internazionali dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e pertanto dal punto di vista sanitario, nulla cambia rispetto ai principi di prevenzione sanitaria e fitosanitaria fissati nell’ SPS Agreement che detta i requisiti basilari per la sicurezza alimentare e la salute degli animali e delle piante in ambito di commercio internazionale. È quindi all’interno del EU-Canada Sanitary and Phytosanitary (SPS) Joint Management Committee (JMC) che viene verificata l’equivalenza tra le rispettive norme sanitarie, così come la necessità di adottare eventuali misure di controllo aggiuntive per l’ingresso dei prodotti agroalimentari scambiati tra le parti. Per quanto riguarda l’esportazione di prodotti alimentari dall’Italia, non si segnalano gravi limitazioni degli aspetti di sicurezza alimentare dato l’altissimo standard sanitario sia del Canada sia dell’Unione Europea e, in particolare, dell’Italia. È bene precisare però che il SFCR, affidando agli importatori canadesi la responsabilità della sicurezza sanitaria delle merci introdotte, dà loro la possibilità di richiedere informazioni ai produttori italiani per la verifica di conformità e delle modalità di autocontrollo implementate (prerequisiti ed HACCP) dai produttori italiani.

In definitiva, pur mantenendo un focus sulla qualità e la sicurezza alimentare, l'esportazione di prodotti alimentari in Canada offre possibilità di crescita significative per le imprese italiane, ma richiede una preparazione accurata e il rispetto delle normative vigenti.  


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