Casi di successo 11 dicembre 2015

SELMAR

Una villa al mare può cambiare la vita. Non è lo spot di un’impresa immobiliare che ha deciso di investire sulle coste italiane. Si tratta, invece, del punto di partenza della Selmar, un’azienda siciliana operante da oltre vent’anni nel settore della dissalazione delle acque di mare e salmastre e nel loro trattamento.

 

Una vicenda che risale ai primi anni Ottanta, quando Pietro Agate decide di costruire una casa per la sua famiglia sulla costa di Marsala. Il suo pensiero è rivolto principalmente alla buona riuscita dell’immobile. Quando, però, si accorge che dal pozzo d’acqua che avrebbe dovuto servire la sua nuova abitazione esce solo acqua salmastra inizia la sua lunga ricerca. «A quei tempi», ricorda il figlio Salvatore, che ora è il direttore commerciale dell’azienda, «non c’era la stessa facilità nel documentarsi che abbiamo adesso. Internet non esisteva. La ricerca di mio padre durò anni e lo portò a viaggiare per le fiere di settore di tutta Europa». La soluzione, in realtà, c’era. Ma era confinata alla tecnologia militare.

 

Quando il brevetto divenne disponibile, Pietro Agate si fece trovare pronto, avviando la sua impresa. Risolvendo, prima di tutto, il problema della sua villa al mare. E non solo, ma anche quello di molti altri immobili che erano nella sua stessa condizione: quella di non avere acqua potabile nelle proprie case – una situazione assai diffusa soprattutto in Sicilia, dove fino ad allora si faceva buon viso a cattivo gioco, usando acqua salmastra per tutti gli usi casalinghi. Tranne che per cucinare: «Per quello», ricorda ancora Agate, «c’era l’acqua in bottiglia». Oppure, bisognava aspettare l’arrivo dell’autobotte. Una situazione poco sostenibile, anche perché nel frattempo sulla costa occidentale della Sicilia erano sorti alberghi, bed & breakfast e la richiesta di acqua potabile cresceva di anno in anno, un problema che bloccava lo sviluppo turistico della zona, con imprese costrette a fermare i propri lavori in attesa di una soluzione.

 

La tecnologia applicata dalla Marina degli Stati Uniti per la purificazione delle acque era quella dell’osmosi inversa, un principio naturale secondo cui, se due soluzioni di differente concentrazione salina vengono separate da una membrana semipermeabile, l’acqua, a causa del suo basso potenziale chimico, passa spontaneamente dalla soluzione meno concentrata a quella più concentrata (principio dell’osmosi). Se alla soluzione più concentrata viene applicata una pressione esterna, superiore alla pressione osmotica, il processo si inverte dando luogo al fenomeno dell’osmosi inversa. L’osmosi inversa è il sistema più usato nel trattamento della dissalazione delle acque sia salmastre sia marine e consente di ottenere acqua potabile con un consumo energetico molto contenuto. «La prima macchina che abbiamo costruito è del 1984», ricorda ancora Agate. «A guardarla oggi ci rendiamo conto di quanto siamo cresciuti… un po’ come il primo computer costruito dalla Apple». Oggi, il Gruppo è leader del settore, ma ha mantenuto le radici in Sicilia e quel profilo familiare considerato dagli stessi protagonisti il loro punto di forza. Tutti e tre i figli del fondatore della Selmar sono impegnati nell’attività di famiglia, a cominciare da Salvatore, per continuare con Sergio – impegnato nella direzione tecnica – e Cristina, che si occupa del marketing e della comunicazione.

 

L’azienda attualmente dà lavoro a quattordici persone ed è in una fase di sviluppo molto importante, che ha portato anche alla costruzione di un nuovo impianto a Marsala: un’espansione sia industriale sia geografica. Dagli iniziali usi civili, infatti, l’azienda di Marsala ha esteso la propria attività verso il settore nautico. «Anche questa volta», afferma Agate, «a guidarci è stata un’esigenza. Dalla quale abbiamo tratto un’opportunità». Come per uno degli ultimi prodotti della gamma dei depuratori di acque nere Blue Sea, tra i primi a ottenere la certificazione Imo Marpol MEPC.227(64). Dal prossimo 1° gennaio, infatti, la nuova risoluzione introdurrà rilevanti novità finalizzate a una maggiore tutela e conservazione dell’ambiente marino. Tra queste, ci sarà il divieto di scaricare anche le acque grigie, che dovranno essere trattate esclusivamente da un sistema conforme alla nuova risoluzione. Quello, appunto, messo a punto dalla Selmar.

 

Il portafoglio clienti oggi comprende soggetti sia pubblici sia privati, in ambito nazionale e internazionale come cantieri navali, piattaforme petrolifere, Marina Militare, diportisti, rivenditori di accessori per la nautica. «Sulle navi San Giorgio e San Marco, impegnate nelle acque del Mediterraneo in operazioni umanitarie, sono installati i nostri impianti di dissalazione», sottolinea con orgoglio Salvatore Agate. E poi c’è l’espansione geografica. Selmar si è aperta al mercato estero già da molti anni. Una scelta lungimirante. E vincente: «Se la nostra azienda ha risentito poco della grave crisi economica è stato merito del mercato estero, che ha bilanciato il calo di domanda proveniente dall’Italia. Certo», prosegue Agate, «operare all’estero ha dei rischi più elevati rispetto al mercato interno. Siamo fortunati che in questo nostro sviluppo siamo stati affiancati da una realtà come SACE, senza la quale forse non avremmo avuto la forza di raggiungere determinati clienti».

 

La società, infatti, lo scorso giugno ha assicurato la fornitura da parte di Saipem di quattro dissalatori destinati alle piattaforme Eni nel Congo. Anche qui, un modo per sostenere una risposta a nuove esigenze.

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