Casi di successo 21 luglio 2016

LA DIREZIONE GIUSTA PER UN’ITALIA PROTAGONISTA

La partita del commercio internazionale e quella dell’attrazione degli investimenti hanno un’importanza cruciale per il nostro Paese. Bisogna però capire che non si tratta di temi diversi che richiedono politiche diverse, ma dello stesso tema visto da due punti differenti. Non solo perché rappresentano una solida polizza assicurativa contro fragilità e debolezze domestiche, ma soprattutto perché possono rappresentare un cospicuo dividendo dello sforzo che sta compiendo nel suo complesso il sistema Italia.

 

La forte accelerazione impressa alle riforme strutturali, da quella – suprema – dell’ordinamento dello Stato a quelle del mercato del lavoro, della giustizia civile, della Pubblica Amministrazione, ha un valore aggiunto che si somma a quello intrinseco dei vantaggi e dei miglioramenti dovuti a questo cambiamento: questo valore è il ribaltamento prospettico dell’immagine dell’Italia, dell’immagine che essa sa offrire di sé al mondo, in sede istituzionale come in sede economica.

 

La campagna di comunicazione “Italy: the extraordinary commonplace”– che posso permettermi di definire “geniale” non avendovi avuto alcun ruolo e avendola ricevuta in eredità dal mio predecessore – suggerisce in modo plastico l’urgente necessità di questo cambio di passo e di ottica. Non per conquistare patenti di bellezza, di talento e di eccellenza che il mondo è da sempre pronto a riconoscerci, ma per aggiungervi quelle della serietà, della costanza, dell’affidabilità.

 

Lo sforzo che stiamo facendo, iniziato con l’arrivo di Carlo Calenda da viceministro al Mise e che prosegue oggi con lo stesso Calenda alla guida di tutto il Ministero, è affinare gli strumenti, distinguere i ruoli e condividere le strategie, non disperdere gli sforzi in mille rivoli, non affrontare la sfida globale con strumenti di limitata visione e di corto respiro.

 

Anche a questo è servito il significativo ridisegno dell’Ice, che è oggi uno strumento articolato ed efficiente sia per “leggere” le opportunità offerte dai mercati esteri, sia per accompagnarvi le nostre imprese, dalle piccole alle grandi, sia ancora per proporre ai capitali e agli investitori stranieri le nostre opportunità.

 

Offrire e offrirsi – ribadisco – sono due modi di declinare lo stesso verbo. Gli andamenti dell’export e quelli dell’attrazione degli investimenti possono avere dati e congiunture diversi; ma hanno un identico propulsore.

La valorizzazione del Made in Italy resta un imprescindibile caposaldo della nostra azione, specie per quanto riguarda il settore definito del “bello e ben fatto”. Non solo per sfruttare al meglio le potenzialità di alcune nostre indiscutibili eccellenze (e di combattere il fenomeno dell’Italian sounding), ma anche per ampliare la nostra presenza e il nostro fatturato in un settore che sembra quello meglio riparato e meno coinvolto nei rallentamenti dell’economia globale.

 

Dobbiamo farlo, e lo faremo, attraverso la crescita numerica e dimensionale delle aziende esportatrici, favorendo il passaggio da estemporanei flirt con i mercati esteri ad abitudini consolidate. Anche a questo fine, alla riuscita esperienza dei voucher per i temporary export manager, dedicati alle piccole e medie imprese e alle iniziative per il Mezzogiorno del progetto Export Sud, stiamo affiancando il progetto Alti Potenziali, che permetterà a imprese già strutturate e con presenza sui mercati di ricevere sostegno per la redazione di piani di internazionalizzazione su misura, così da poter compiere quell’ulteriore cambio di prospettiva che da sole non sarebbero in grado di fare. Attueremo inoltre, sempre in modo partecipato e condiviso, modifiche significative del sistema fieristico, dandogli caratteristiche e dimensioni più congrue per affrontare le sfide dell’economia globalizzata.

 

Parte qualificante, direi decisiva, di questa partita è una migliore gestione degli aspetti finanziari. Sui mercati globali, per dare risposte alle esigenze delle nuove economie e delle nuove platee di committenti e consumatori, abbiamo bisogno di fare sistema anche sotto l’aspetto dei flussi di finanziamento, delle loro garanzie, degli interventi di equity a sostegno dell’internazionalizzazione. Nei primi mesi della mia esperienza ho potuto verificare come il Gruppo Cassa depositi e prestiti, con le sue controllate SACE e Simest, sta facendo rilevanti progressi sul piano dell’efficienza e dell’ottimizzazione. Sforzo adeguato per un’Italia tornata finalmente protagonista sulla scena internazionale.

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