Articoli 21 marzo 2016

FILIPPINE: ARCIPELAGO DI OPPORTUNITÀ

Le 7107 isole che compongono l'arcipelago filippino sono conosciute dagli italiani più come meta turistica che come destinazione per export e investimenti. Eppure le Filippine stanno vivendo uno sviluppo economico straordinario, frutto di un coraggioso programma di riforme che affonda le sue radici fin dai primi anni 2000, con il governo Arroyo e proseguito dall’attuale governo di Benigno Aquino III, in carica dal 2010. Gli ottimi rapporti con gli Stati Uniti, l’avvio del negoziato per un accordo di libero scambio con l’Ue e la road map 2025 dell’Asean, che porterà i dieci Stati che la compongono a diventare una comunità economica, sono gli indizi principali che fanno delle Filippine una delle candidate asiatiche ad affermarsi nel panorama economico mondiale. A questo si aggiunge anche un’economia interna sorprendentemente solida.

 

 

Sono tanti gli sforzi fatti dal governo di Manila per attrarre l’interesse degli investitori esteri nel Paese e costruire un’economia sana in grado di far fronte a eventuali shock esogeni: conti pubblici in ordine, un basso livello di debito pubblico, una moneta, il peso, relativamente stabile e ingenti riserve di valuta estera. Non a caso Jim Yong Kim, presidente della World Bank, ha individuato nelle Filippine il prossimo miracolo economico asiatico. Le Filippine rispetto agli altri Paesi dell’area sono un mercato più facilmente accessibile per le imprese italiane. Non solo l’utilizzo diffuso della lingua inglese e spagnola – rispettivamente seconda e terza lingua ufficiale dell’arcipelago – facilita le relazioni commerciali con le aziende locali. In più, le Filippine sono l’unico Paese a maggioranza cattolica dell’area, determinando con l’Italia e l’Europa una vicinanza culturale importante, quasi da essere considerato una enclave occidentale nell’Estremo Oriente.

 

 

Il suo potenziale economico poggia in larga misura sulla manodopera: giovane, istruita e con un tasso di alfabetizzazione stimato attorno al 96%. Basti pensare che le Filippine, insieme all’India, sono il Paese in cui sono maggiormente delocalizzate le attività di outsourcing di servizi (come call center, assistenza informatica remota, corsi online di lingua), e questo grazie anche alla discreta diffusione di servizi di telecomunicazioni. Il traino principale dell’economia è rappresentato dalla domanda domestica alimentata dai consumi privati, che compongono circa il 70% del Pil, grazie al costante afflusso delle rimesse della diaspora dei lavoratori filippini all’estero (soprattutto residenti negli Stati Uniti). Grandi passi in avanti, infine, sono stati fatti nella lotta alla corruzione. Le riforme anti-bribery portate avanti negli ultimi cinque anni dal governo di Manila, pur non riuscendo a debellare il problema, lo hanno fortemente ridimensionato, facendo fare alle Filippine un salto di 40 posizioni nella classifica del Corruption Perception Index.

 

 

Le maggiori opportunità per le imprese italiane arriveranno dal settore delle infrastrutture e costruzioni. Infatti, nonostante la rapida crescita economica del Paese negli ultimi anni, pochi sono stati gli investimenti in questo settore: il sistema stradale è carente, specialmente nelle zone rurali, la rete ferroviaria deve essere ammodernata e in tutto l’arcipelago c’è bisogno di implementare sistemi di gestione delle acque, per affrontare le frequenti inondazioni dovute alle piogge tropicali. Il governo ha lanciato un piano d’investimenti da 2,4 miliardi di dollari, annunciando nove nuovi progetti nei settori della gestione delle acque e dei trasporti per un totale di 1,4 miliardi, a cui va aggiunto un altro miliardo dedicato a strade, porti e ponti.

 

 

Le esportazioni italiane di beni di consumo registrano già buoni risultati nelle Filippine e per il prossimo triennio si prevede che continuino a crescere a tassi molto positivi. Forti opportunità anche per l’export della meccanica strumentale italiana trainata dallo sviluppo dell’industria manifatturiera filippina (in particolare elettronica, tessile, chimica e agroalimentare). La crescita dell’edilizia residenziale e del turismo richiede inoltre importazioni di prodotti del comparto manifatturiero come mobili, infissi, arredi e lluminotecnica.

 

Non sono ancora molte le aziende italiane che si sono accorte del potenziale delle Filippine, ma tra queste c’è certamente la toscana Frigel, azienda di Scandicci specializzata in tecnologie per processi di raffreddamento avanzato. «Facciamo macchine per la termoregolazione di impianti industriali», ha spiegato l’amministratore delegato Duccio Dorin. «E con SACE abbiamo assicurato la fornitura di un impianto per il settore biomedicale a un cliente filippino. Per la nostra esperienza, il mercato filippino si è dimostrato molto ricettivo verso la tecnologia e più “maturo” di altri, considerando anche che le imprese locali con cui abbiamo rapporti sono evolute e finanziariamente solide».

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