Articoli 12 settembre 2016

ARGENTINA

All’Argentina vengono spesso associate queste tre immagini: la passione per il tango, l’entusiasmo calcistico della Selección e… il rischio altissimo dei bond. E non a torto. La storia delle emissioni obbligazionarie argentine è costellata da fallimenti. Il primo titolo emesso dal Paese sudamericano risale al 1824 e, dopo meno di quattro anni, ne è stato annunciato il default. Da quel momento, altri sette fallimenti si sono susseguiti fino all’ultimo del 2014.

 

Ma l’elezione, nell’autunno scorso, del presidente di origini italiane Mauricio Macri, sembra aver riacceso la fiducia e l’interesse della comunità economica mondiale – Stati Uniti in primis – verso il Paese. Sono stati riavviati anche i rapporti con il Fondo Monetario Internazionale e prosegue l’attività con la Banca Mondiale, con cui hanno preso il via ventidue grandi progetti per un valore complessivo di 6 miliardi di dollari.

 

Certamente gli ostacoli da superare sono ancora molti – inflazione, deficit di bilancio, deflusso di capitali e contrazione delle riserve valutarie –, ma il nuovo esecutivo sembra deciso a portare avanti un piano ambizioso di riforme strutturali per rilanciare la crescita e aprire il mercato argentino al mondo. Un piano che passa attraverso misure – quali la svalutazione del peso, la parziale eliminazione delle barriere non tariffarie, l’eliminazione della tassazione sulle esportazioni e la rimodulazione degli incentivi al credito. In più, il sistema bancario, ancora sottodimensionato, è oggetto di uno sforzo particolare di rafforzamento. 

 

A ripartire è anche il mercato argentino dei capitali, fonte principale di preoccupazione per gli operatori internazionali. Lo scorso aprile, Buenos Aires ha venduto titoli di Stato per 16,5 miliardi di dollari con ordini che hanno superato i 70 miliardi di dollari, mettendo fine a un’esclusione dal mercato dei capitali che durava da quindici anni,quando la nazione sudamericana finì in default su un debito per quasi 100 miliardi di dollari.

 

«Non siamo qui per vendere, puntiamo a un rapporto duraturo e strategico», ha dichiarato il Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico Ivan Scalfarotto nel corso dell’ultima missione di sistema a Buenos Aires, indicando la chiara volontà di rilanciare le relazioni commerciali tra Italia e Argentina. Non a caso SACE è stata tra le prime società di credito all’esportazione a riaprire la propria operatività a sostegno di transazioni commerciali con controparti sovrane argentine.

 

L’Italia è il terzo partner commerciale europeo dell’Argentina, con oltre un miliardo di euro di esportazioni nel 2015. Un valore che potrà crescere, secondo le stime di SACE, a una media annua del 2,3% nei prossimi quattro anni, con forti opportunità in particolare nei settori agroalimentare, automotive, energetico, estrattivo e infrastrutturale.

 

In quest’ultimo desta forte attenzione il Piano Belgrano, un progetto di sviluppo dedicato soprattutto alla parte più settentrionale e arretrata del Paese sudamericano che mira a costruire collegamenti più efficienti con il Centro-Sud e prevede investimenti in infrastrutture per un totale di 16 miliardi di dollari.

 

Un interessante potenziale si apre anche per le aziende attive nel campo delle energie rinnovabili: il governo argentino ha dichiarato di voler arrivare a una produzione energetica, entro il 2020, al 25% proveniente da fonti alternative.

 

Anche l’agrofood e la meccanica strumentale connessa, in cui le imprese italiane hanno una posizione di leadership mondiale, possono essere un mercato di
sbocco importante per il nostro export. L’Argentina per molti anni è stata considerata
come il granaio del mondo e ora sembra volerne diventare il “supermercato”: questo dischiude numerose opportunità per le nostre imprese della filiera, a monte e a valle, dell’industria alimentare, nonché specializzate nella trasformazione di alimenti. 

 

Insieme a questo potenziale, crescono anche le iniziative di sistema per accompagnare le imprese italiane su questo mercato. Il Gruppo Cassa depositi e prestiti ha annunciato la ripresa delle proprie attività assicurative e finanziarie a supporto di export e investimenti italiani in Argentina: una prima linea di credito da 700 milioni di euro è stata messa a disposizione da SACE, che ha firmato un accordo di collaborazione con il Banco de La Nación, la più grande istituzione finanziaria argentina, per facilitare transazioni commerciali di breve/medio termine tra Pmi italiane e controparti argentine.

 

SIMEST, che ha erogato circa 30 milioni di euro di finanziamenti agevolati alle Pmi italiane che operano nel Paese, ha ribadito il proprio impegno a supportare le imprese italiane che vogliono svilupparsi in Argentina.

 

Le aziende del Gruppo Cdp potranno non solo intervenire a supporto del sistema produttivo italiano nazionale con interessi in Argentina, in una logica di complementarietà con il sistema bancario, ma anche svolgere un ruolo di advisor per le istituzioni locali su iniziative finanziarie a supporto della crescita economica.

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