L’export del Friuli-Venezia Giulia al timone del Made in Italy: su quali settori e Paesi puntare nei prossimi anni?
L’effetto Trump sui mercati internazionali, il possibile rischio di guerre commerciali e l’aumento di episodi di violenza politica. Su quali Paesi e settori possono puntare le aziende del Friuli-Venezia Giulia per cogliere le opportunità offerte dai mercati internazionali?
“Keep Calm & Made in Italy”, l’ultimo Rapporto Export a cura del Polo SACE SIMEST delinea, nonostante la presenza di diverse complessità, un quadro positivo per l’export italiano e delle sue regioni.
Nel 2017 l’export del FVG è stato tra i protagonisti della crescita nazionale, grazie a un incremento del 12,1% rispetto all’anno precedente e ai 15 miliardi di euro di beni venduti all’estero: un risultato che supera il dato nazionale (+7,4%) e quello relativo al Triveneto (+6,6%) e che, anche al netto del comparto navale, che tipicamente traina l’export regionale, si attesta a quota 12,7 miliardi di euro.
Questa performance è solo l’ultimo tassello di un trend positivo che prosegue da anni, a testimonianza di una vocazione estera che caratterizza la regione, da sempre finestra sull’Europa e sul mondo. SACE SIMEST, Polo dell’export e dell’internazionalizzazione del Gruppo CDP, ha dato il suo contribuito, mobilitando solo nell’ultimo anno oltre 200 milioni di euro per le attività di export e internazionalizzazione di più di 500 aziende della regione.
Il Friuli-Venezia Giulia potrà essere ancora più competitivo sui mercati globali se sarà in grado di differenziare sempre di più i settori dell’esportazione, guardando anche al di fuori dell’Europa e puntando su geografie emergenti.
Di seguito un focus sull’export regionale e una sintesi dei principali risultati pubblicati nel Rapporto Export 2018 di SACE.
Rapporto Export SACE 2018 | Settori e mercati di opportunità per l’export friulano
Grazie ai 15 miliardi di beni esportati all’estero nel 2017, il Friuli-Venezia Giulia ha guidato la performance positiva dell’area triveneta. I settori trainanti sono stati i prodotti in metallo (+30,1%) e i mezzi di trasporto, trainati a loro volta dal comparto navale (+22,8%), che insieme coprono quasi il 40% della quota complessiva di beni venduti all’estero. In leggero calo la meccanica strumentale (-2,5%), primo settore delle esportazioni regionali con un peso superiore al 20%: il dato si deve alla diminuzione della domanda dalla Turchia, primo Paese di destinazione per il settore, e dalla Cina. Buona la performance anche dei settori tradizionali del Made in FVG, come l’arredamento (+9,3%).
Nel 2017 si sono consolidati i rapporti commerciali con i principali mercati di destinazione: i beni venduti all’estero sono cresciuti dell’11,7% verso la Germania, del 10,1% verso la Francia e del 19,8% verso l’Austria. Questi Paesi, insieme a Stati Uniti e Svizzera, rappresentano i primi cinque partner commerciali delle aziende della regione.
Le vendite di beni sui mercati esteri hanno subito un’ulteriore impennata nel primo semestre del 2018 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, registrando un +17,5%. Le esportazioni di beni sono cresciute verso la maggior parte delle destinazioni eccetto Regno Unito, Russia e Turchia, dove le particolari condizioni politico-economiche hanno provocato un calo della domanda.
Oltre ai partner commerciali di riferimento, le imprese del territorio potranno avere significativi margini di crescita anche al di fuori delle destinazioni tradizionali. SACE SIMEST ha individuato, per ciascuno dei settori principali dell’export regionale, diversi mercati emergenti che offriranno nei prossimi anni ottime opportunità.
La meccanica strumentale, il settore a maggiore vocazione esportativa della regione, nonostante il calo della domanda nei suoi mercati di riferimento, ha le potenzialità per tornare a crescere a pieno ritmo diversificando le sue destinazioni. I nuovi mercati da esplorare saranno in particolare il Messico(+7,1% nel prossimo quadriennio) e il Bangladesh, dove si attende una crescita considerevole, pari al 12,9% nel 2018 e al 10,5% medio annuo nel triennio successivo.
Tra le geografie emergenti d’Europa, le aziende del settore dei mezzi di trasporto e dei prodotti in metallo, secondi nelle esportazioni regionali dopo la meccanica strumentale, potranno trovare buone opportunità rispettivamente in Polonia(è attesa una crescita dell’8,3% nel 2018 e del 6,3% medio annuo nel triennio successivo) e in Slovacchia (+4,9% nel 2018 e +3,8% tra il 2019 e il 2021). Tuttavia è al di fuori dal Vecchio Continente che le imprese friulane troveranno nei prossimi anni le opportunità di business più interessanti. I mercati su cui puntare per il settore degli apparecchi elettrici sono Emirati Arabi e Vietnam. Entrambi rientrano tra le 15 geografie a più alto potenziale per il Made in Italy individuate nel Rapporto Export 2018. Negli EAU si attende un incremento dell’export dell’8% in media annua nel prossimo quadriennio proprio per il settore degli apparecchi elettrici; in Vietnam il trend positivo per le esportazioni si confermerà con un +8,3% medio tra il 2018 e il 2021. Per l’altra manifattura, composto per l’85% da un settore in piena salute come l’arredamento, le destinazioni da privilegiare saranno mercati più sviluppati come Cina e Australia.
Keep Calm & Made in Italy | Le previsioni dell’export italiano per il 2018-2021
Quello delineato nel Rapporto Export 2018 di SACE SIMEST è un quadro di opportunità per le imprese italiane. Nonostante le incertezze e il clima di tensione geopolitica, nel prossimo quadriennio l’export italiano continuerà infatti ad avanzare (+5,8% nel 2018 e +4,5% nel triennio successivo) sfiorando i 500 miliardi di euro già nel 2019 e superando i 540 miliardi nel 2021.
Lo Studio, che include le previsioni 2018-2021 sull’andamento delle esportazioni italiane per Paesi e settori e fornisce approfondimenti sui fenomeni globali a maggiore impatto, prospetta un quadro di vigile ottimismo per le nostre imprese esportatrici. Da qui il titolo del Rapporto, un invito a puntare ancora sulla qualità del Made in Italy senza cadere negli allarmismi derivanti da un’ipotetica escalation protezionistica, il cui rischio di accadimento rimane ad ogni modo circoscritto (nell’ordine del 15-20%).
Lo studio contiene anche una mappatura delle geografie a più alto potenziale per esportazioni e investimenti italiani nel medio-lungo termine: 15 Paesi “irrinunciabili” (Arabia Saudita, Brasile, Cina, Emirati Arabi Uniti, India, Indonesia, Kenya, Messico, Perù, Qatar, Repubblica Ceca, Russia, Stati Uniti, Sudafrica e Vietnam) che da soli hanno intercettato 95 miliardi di euro di vendite nel 2017 e 5 nuove promesse (Turchia, Senegal, Colombia, Filippine e Marocco) per le quali è attesa una crescita significativa nei prossimi anni. Un ampio focus è dedicato al settore infrastrutturale, elemento chiave per rafforzare la proiezione internazionale dell’Italia e aiutare il Paese a recuperare 70 miliardi di euro di “export perduto”.
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