Operazioni SACE - 10 giugno 2014

€ 2 miliardi di nuove garanzie a sostegno dei progetti di crescita delle Pmi italiane in Cina

• La Cina si conferma un mercato ad alto potenziale di crescita per l’export italiano che, secondo le previsioni di SACE, crescerà a un tasso medio annuo dell’11% nei prossimi quattro anni


• Preaffidati 14 gruppi bancari cinesi, che potranno sostenere l’acquisto di beni e servizi italiani da parte di aziende cinesi, attraverso lettere di credito o finanziamenti

 

 

In occasione della missione di Sistema in Cina, SACE annuncia una nuova linea di garanzie da 2 miliardi di euro dedicata alle imprese italiane, che operano o intendono operare nel Paese.

 

L’iniziativa consente alle imprese, in particolar modo alle PMI, di:


  • accedere a finanziamenti garantiti da SACE – anche in valuta locale - a sostegno dei piani di sviluppo nel Paese (investimenti in reti distributive, joint venture produttive, acquisizioni di aziende locali, spese pubblicitarie, punti vendita, acquisto macchinari, etc...)
  • vendere merci o servizi offrendo ai propri clienti cinesi dilazioni di pagamento fino a 5 anni, attraverso l’utilizzo di lettere di credito e assicurandosi dal rischio di mancato pagamento
  • incassare anticipatamente i pagamenti dovuti dai clienti cinesi, assicurandosi da rischio di insolvenza.

 

Sono 14 i gruppi bancari cinesi pre-affidati da SACE: Agricultural Bank of China, Bank of China, Bank of Communications, Bank of Shanghai, China Citic Bank, China Construction Bank, China Development Bank, China Ex-Im Bank, China Guangfa Bank, China Merchants Bank, Industrial Bank, Industrial & Commercial Bank of China, Ping An Bank, Shanghai Pudong Development Bank.

 

La capacità di intervento di SACE a sostegno degli esportatori italiani è rafforzata dall’accordo di riassicurazione con Sinosure, agenzia di credito all’esportazione cinese.

 

Export italiano in Cina: andamento e previsioni

 

Nel 2013 l’export italiano in Cina si è attestato a circa 10 miliardi di euro, in aumento del 9,5% rispetto all’anno precedente, a fronte di una dinamica stazionaria del nostro export verso il mondo. La performance delle vendite dall’Italia nel paese è sempre stata sostenuta, con un tasso di crescita medio annuo superiore al 17% nel periodo pre-crisi (2000-2007), sceso all’8,3% tra il 2008 e il 2012, a causa del calo del 10% registrato nel 2012.

 

Nei primi quattro mesi del 2014 le esportazioni italiane nel Paese sono cresciute del 10% circa e, secondo le previsioni di SACE, nel prossimo quadriennio registreranno un tasso di crescita medio annuo dell’11%.

 

Oltre il 50% dell’export italiano nel paese è rappresentato dai beni di investimento, principalmente meccanica strumentale: prodotti che generano una forte domanda in Cina, alla luce delle esigenze di ammodernamento ed innalzamento degli standard qualitativi dell’industria.

 

Anche le esportazioni di beni di consumo (durevoli e non) stanno assumendo un ruolo via via gradualmente crescente, sostenute da: i) l’aumento della classe media; ii) la crescita dei consumi interni, che registreranno tassi superiori all’8% in media nel periodo 2014-2019 anche grazie agli stimoli ai consumi promossi dal governo (che sta puntando a innalzare la componente di domanda interna in un’economia di tipo export-led); iii) il processo di urbanizzazione che sta coinvolgendo non più soltanto le grandi città costiere, ma anche le regioni interne caratterizzate da un minor grado di sviluppo. I nuovi consumatori cinesi, accomunati dalla giovane età (oltre il 70% ha meno di 45 anni), da un elevato grado di digitalizzazione e dal cambiamento delle convenzioni sociali (oggi l’esibizione della ricchezza non è più considerata poco decorosa come in passato) sono attratti soprattutto dai beni di lusso.

 

La Cina è il terzo importatore di prodotti finali di fascia medio-alta dei settori alimentari, arredamento, abbigliamento, occhialeria e gioielleria (cosiddetti beni belli e ben fatti, BBF) per l’Italia, dopo Russia e Emirati Arabi Uniti. Nel 2019 le nostre esportazioni di questi beni verso il paese supereranno i 18 miliardi di euro (circa 12 miliardi nel 2013), grazie anche a politiche commerciali meno restrittive nel paese (il dazio medio calcolato su beni BBF è del 21%). Circa il 30% della spesa per consumi a Pechino nel 2030 sarà diretta verso alimentari e arredamento e ben 5 città cinesi saranno tra i primi 10 mercati mondiali per l’abbigliamento.

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